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ESCLUSIVA TMW - "Genova per me". Criscito si racconta: il Genoa, la Russia, il futuro nelle giovanili

di Andrea Piras
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

A gennaio il suo ritorno a Genova. A maggio la gioia per il ritorno in Serie A. Emozioni importanti per Domenico Criscito, capitano, simbolo del Genoa che ha messo la firma sulla festa finale contro il Bari con un calcio di rigore segnato a tempo scaduto. "Un'emozione indescrivibile - ha esordito ai nostri taccuini il difensore rossoblu -. Finire la carriera in quel modo, toccando l'ultimo pallone e facendo gol sotto la Nord nei minuti di recupero, esattamente come un anno fa quando ho subito la più grande delusione della mia carriera, questa volta ho gioito insieme a tutti i tifosi. Sembrava che tutto lo stadio aspettasse proprio quel momento. Dopo il gol, ho ricevuto l'abbraccio di tutti i 35mila presenti allo stadio".

Cosa ha provato quando ha fatto il percorso verso il dischetto?
"Io sono entrato in campo con una lesione di secondo grado al polpaccio. Era giusto una passerella. Poi, neanche a farlo apposta, l'arbitro ha fischiato il rigore. In quel momento ho iniziato a ridere, non ci credevo. Ho preso la palla e sono andato piano piano verso il dischetto. Appena ho sistemato il pallone sul dischetto, Cheddira è venuto da me e mi ha detto: 'Adesso dimmi come fai a calciarlo che hai una lesione al polpaccio'. E io ho risposto: 'Ci provo'".

Possiamo dire che con questo ritorno in A si è chiuso un cerchio?
"Assolutamente. Quando sono tornato da Toronto e mi si è presentata l'opportunità di tornare, avevo l'idea di chiudere un cerchio riportando la squadra in Serie A. In questo modo non me lo sarei mai aspettato e non posso chiudere la carriera in un modo più felice".

Che ricordo ha di quel debutto in prima squadra nel 2003?
"Non avevo neanche 17 anni compiuti. Me lo ricordo come se fosse ieri perchè ho vissuto momenti bellissimi. Entro in campo un po' spaesato perchè mai avevo giocato con tutta quella gente a guardarmi. C'era un po' di paura però è stata una grande festa quella volta. Vincemmo 3-0 contro il Cosenza, eravamo tutti ragazzini in campo. Ricordo che poi la sera quando tornai a casa non riuscii a dormire perchè tutta la notte a cantare i cori della Gradinata Nord".

Quando ha varcato i cancelli di Villa Rostan le prime volte immaginava che sarebbe diventato un pilastro di questo Genoa?
"Quando nel 2001 arrivai a Genova inseguivo un sogno. Mai avrei pensato di poter diventare un pilastro di questa squadra ma non posso essere più orgoglioso di quello che ho fatto perchè indossare la maglia del Genoa per 291 volte lo auguro a tutti. La maglia del Genoa è una maglia storica e importante. Auguro davvero a tutti di poter indossare questa maglia".

Quanto è stato importante per lei Claudio Onofri?
"Quando io sono arrivato lui era responsabile del settore giovanile. E' stato lui a portarmi a Genova. Senza la sua decisione finale sicuramente non sarei qui".

L'anno più bello vissuto con la maglia del Genoa?
"Sicuramente l'anno dell'Europa. Anche se quest'anno è stato veramente bello e pieno di emozioni però aver portato il Genoa in Europa da protagonista è stato un anno bellissimo. Quell'anno in casa perdemmo solo contro l'Inter di Mourinho".

Il suo amore per la maglia del Genoa lo dimostrò anche quell'inverno in cui c'era la Fiorentina?
"La Fiorentina aveva messo gli occhi su di me ma in quel momento, come altre volte, ho preferito il Genoa. Era un momento difficile e, da capitano, ci tenevo a chiudere la stagione a Genova. Ho rifiutato i viola dopo che la società aveva trovato l'accordo".

Quanto è stata importante l'esperienza allo Zenit?
"Sono stato sette anni, sono stato il difensore con più reti segnate nella storia del club. Lì ho giocato praticamente tutti gli anni in Europa, cinque di Champions più l'Europa League. Mi sono formato anche a livello europeo. Poi il saluto finale è stato un attestato di stima che non dimenticherò mai perchè addirittura alle 7 del mattino i tifosi si sono riuniti e sono venuti a salutarmi all'aeroporto ed è stata una bellissima gioia sia per me che per la mia famiglia. Sono stati davvero fantastici".

Che tipo di allenatore è Spalletti?
"Il mister è un maniaco del lavoro. E' uno molto preciso e poi esige. Altrimenti non poteva raggiungere i risultati che ha ottenuto, specialmente a Napoli dove sono andati via giocatori importanti".

Contento per lo scudetto del Napoli e per Spalletti?
"Assolutamente. Sono stato due anni col mister ma sono rimasto in ottimi rapporti. Sono felice per lui e per il Napoli".

C'è stato forse qualche rammarico per non essere riuscito a vestire la maglia del Napoli?
"Tutte le scelte che ho fatto in passato le rifarei. Ho fatto una carriera bellissima e sono veramente contento di quello che ho fatto. C'è stato un periodo in cui potevo andare a Napoli prima di andare in Russia ma non ci sono stati i presupposti. Però non ho nessun rimpianto".

Come sono stati i sei mesi a Toronto?
"Io sono andato a Toronto perchè non rientravo nei piani di Blessin e quindi ho preferito affrontare questa esperienza. Sono stato bene ma non benissimo da starci più tempo. Con la famiglia abbiamo deciso di tornare, volevo smettere ma poi è venuta fuori l'occasione più grande della mia vita, quella del ritorno al Genoa, e l'ho colta al volo".

Le sue prime emozioni al ritorno al Genoa?
"Io e il Genoa ci siamo lasciati e ripresi diverse volte ma sono sempre state come la prima volta. Quando sono tornato sembravo un bambino. Mi sono detto: 'Quando mi ricapita di riportare il Genoa dove merita di stare e di gioire insieme ai miei tifosi, quei tifosi a cui l'anno scorso ho dato una grande delusione'. Sono riuscito a riportarli dalla mia parte alla fine".

Il compagno più forte con cui ha giocato?
"Milito".

E l'avversario più difficile da affrontare?
"Ibrahimovic".

Cosa rappresenta per lei Genova?
"Per me Genova rappresenta tutto. Sono arrivato qui che avevo 14 anni, ho passato la mia vita qua. Ho avuto la fortuna di conoscere mia moglie qua, i bambini sono nati tutti e tre qua: genovesi e genoani. Ho tutto".

Alfredo e Alessandro vestono poi la maglia del Genoa visto che giocano nel settore giovanile rossoblu.
"Loro lo sanno devono divertirsi ma per me, da papà, è sempre emozionante vedere i propri figli con la maglia del Genoa".

Pronto per la nuova carriera da allenatore nel settore giovanile?
"Sono pronto ed è normale che l'inizio sarà sempre più difficile perchè è un'altra vita, vedi il calcio in modo diverso ma sono pronto ad affrontare questa nuova avventura".

Gilardino, Palladino, Juric, Thiago Motta, Bocchetti: tanti ex genoani stanno facendo molto bene in panchina.
"Soprattutto Bocchetti e Palladino li sento, sono molto felice per quello che stanno facendo. Palladino sta facendo cose incredibili con il Monza. E' un ragazzo che ha sempre amato il calcio e tutto quello che sta ottenendo è perchè se lo merita, è frutto del suo lavoro e sono molto contento per quello che sta facendo".

Che tipo di allenatore sarà Mimmo Criscito?
"Rompiscatole (ride ndr). Non lo so, sono sincero. A me piace giocare a calcio, sicuramente non sarò uno di quelli che tirerà il pallone avanti. A caso".

© Riproduzione riservata
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