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ESCLUSIVA TMW - Decreto Crescita, Giuffrida: "Può favorire l'arrivo di big in A"

di Marco Conterio
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Due giorni e l'Italia del calcio, l'Italia del calciomercato, l'Italia dei sogni, potrebbero tornare a splendere. Perché il Decreto Crescita, per il movimento pallonaro italiano, sarebbe e sarà ossigeno, linfa. Un nuovo motore per accogliere di nuovi grandi campioni, con agevolazioni importanti per le società. Tuttomercatoweb.com ha sentito il commericalista e Agente, Valerio Giuffrida, per fare il punto su una questione che ogni società del calcio nostrano sta aspettando con trepidazione.

Decreto Crescita e calcio italiano. Si riparte, con la grandeur di un tempo?
"Adesso si tratta di un Decreto Legge che dovrà essere convertito il Legge il 29 giugno. Si tratta di un'esenzione sull'imponibile del 50%: è un risparmio notevole, visto che il calcolo delle imposte non verrebbe così fatto sul 100%".

Provando a esser pratici, proviamo a snocciolare due cifre.
"Mettiamo sul tavolo una cifra indicativa: un club potrebbe pagare 1 milione di ingaggio e, col Decreto Crescita, invece di 1,9 al lordo tra Irpef, contributi e addizionali, arriverebbe a pagarne 1,4 circa al lordo".

Una Legge Beckham all'italiana.
"E non per altro, quando ci fu la Legge Beckham in Spagna, nella Liga sbarcarono fior di campioni. Fu l'inizio dell'espansione del calcio spagnolo e forse, anche per questo, si stanno facendo nomi di grandi giocatori per il calcio italiano e gli addetti ai lavori stanno aspettando luglio".

Giocatori e non solo, vale per tutti.
"Esatto, riguarda i calciatori ma anche gli allenatori. Il tesserato deve restare almeno due anni in Italia: se te ne vai, per qualsiasi ragione anche indipendente dalla volontà del club prima della scadenza dei due anni, devi poi restituire il decurtato grazie al Decreto Crescita. Le società stanno già studiando clausole da inserire nei contratti sportivi, finalizzati a gestire questa evenienza, stabilendo a carico di chi debba essere l'eventuale aggravio fiscale derivante dalla risoluzione anticipata del contratto con il calciatore o con l'allenatore. Ecco, questo sarà un passaggio delicato".

Dall'estero all'Italia
"Certo, riguarda chi arriverà, tecnici e giocatori, dall'estero in Italia. Non nel mercato interno, per intenderci, dunqueci aspettiamo un mercato intenso, ricchissimo di operazioni. Facciamo un esempio: a pari valore e pari ingaggio, tra giocatore X in rosa e giocatore Y che posso acquistare dall'estero, potrebbe convenire cedere e realizzare magari una plusvalenza e poi comprare perché, in questo modo, si ha un risparmio sul lordo oppure come club posso permettermi di avere a bilancio la stessa cifra garantendo al giocatore Y un netto superiore. Poi però, come osserveranno i direttori sportivi, che devono fare le squadre, in campo ci vanno i calciatori e non i bilanci per cui bisogna sempre dare priorità agli aspetti tecnici. Ritengo però che questa norma possa agevolare la Serie A in tal senso portando i club ad aver più facile accesso ai talenti stranieri".

L'Italia nuovamente come terra promessa.
"Sì, perché nessuna delle altre grandi leghe ha agevolazioni simili. Lo scorso anno, peraltro, è stata introdotta in Italia anche una normativa di favore sulla tassazione dei redditi percepiti fuori dal territorio dello Stato, identica a quella presente da lungo tempo in Inghilterra. Chi trasferisce la residenza in Italia ed ha anche redditi all'estero, nel caso del calcio e degli sportivi possono essere rappresentati ad esempio dagli sponsor e dai diritti d'immagine, ha una quasi totale esenzione fiscale sugli stessi. In Italia se n'è parlato poco e forse anche per questo nel calcio è stata poco applicata ma convivrà con il Decreto Crescita e due agevolazioni così potrebbero portare il movimento italiano a crescere e tornare grande".

Non solo riduzione dei costi, il potere d'investimento dipende anche dai ricavi.
"Per competere con gli altri campionati, specialmente con l'Inghilterra e la Spagna, il potere d'investimento dei club sul mercato è dato, in virtù del FFP che impone il pareggio di bilancio, non solo da una riduzione dei costi come quelli fiscali ma anche dai ricavi e da un miglioramento di questi. Molti dipendono dai diritti televisivi, in Italia i proventi dei diritti non possono ancora competere con quelli inglesi e spagnoli".

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