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ESCLUSIVA TMW - De Ceglie: "Inter costruita per lo scudetto. Juve, alla fine contano i risultati"

di Ivan Cardia
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

128 presenze con la maglia della Juventus, 40 delle quali in campo con Andrea Pirlo. Due gol tra i professionisti all’Inter, con i colori del Parma. Domenica arriva il derby d’Italia, Juve contro Inter. Per raccontarlo, abbiamo raggiunto Paolo De Ceglie, oggi in forza al Miami Beach negli Stati Uniti.

Da ex compagno, ti aspettavi Pirlo allenatore?
“Sicuramente iniziare così è una cosa abbastanza unica e rara, ma del resto lui era unico e raro anche da calciatore: può confermarsi anche da allenatore. Ci sono stati tanti cambiamenti in squadra e il Covid di sicuro non aiuta: non è una situazione semplice per nessuno, nel caso della Juve inoltre parliamo di una squadra in costruzione e che ha sempre avuto tanto pubblico a supportarla. Non è facile”.

Ora sfiderà Conte, l’allenatore che l’ha ispirato a iniziare questa carriera. Visti da fuori sembrano molto diversi. A partire dal carattere.
“Penso che siano diversi: ovviamente a livello caratteriale, ma non solo. Mi sembra che ci siano delle differenze anche nella filosofia di gioco: magari Conte avrà ispirato Pirlo come allenatore, e io chiaramente non ho avuto Andrea come tecnico quindi posso giudicare fino a un certo punto, ma poi vedo delle differenze nel modo di far giocare le proprie squadre”.

Chi ti convince di più tra Inter e Juve?
“Credo che siano le due squadre da cui ci si aspetta sempre di più. Per investimenti, obiettivi, storia. Se finora non l’hanno fatto appieno è perché non sono prime in classifica. Per questo secondo me la partita di domenica conta tanto: perdere tre punti dal Milan e nello scontro diretto sarebbe una bella botta”.

La Juventus ha lasciato qualcosa per strada.
“Penso che qualche punto perso sia dovuto alla situazione molto particolare di questa stagione di cui parlavo prima. Alla Juve si viene giudicati se si vince o non si vince, l’ha detto anche Pirlo: ad aprile si faranno i conti con i risultati. Sono la cosa più importante. Basti pensare a Sarri: la sua stagione è diventata negativa nel momento in cui è uscito dalla Champions League”.

All’Inter assicurano che lo scudetto non è un obiettivo.
“Per me è inutile che all’Inter si dica di non correre per lo scudetto. Parliamo di una squadra che è stata costruita per provare a vincere il campionato. E inoltre è uscita dalla Champions: perché la stagione sia positiva, deve provare a vincere in Italia. In generale, le critiche a entrambe sono dovute al fatto che sono indietro da questo punto di vista, anche se è presto”.

Per la Juventus è questa la gara più sentita?
“Da juventino credo di sì. È stato così negli ultimi anni e penso che lo sia anche in questo: sono le uniche due squadre dalle quali a inizio campionato ci si aspettava che corressero per vincerlo”.

All’Inter, con la maglia del Parma, ti sei tolto la soddisfazione di sognare una doppietta.
“Nelle giovanili all’Inter in realtà segnavo sempre. In Primavera feci anche una tripletta, era una bella abitudine. E quella col Parma è una partita che ricordo volentieri”.

La ricordano sicuramente i tifosi dell’inter e quelli del Parma.
“Ma spero anche quelli della Juve. Scherzi a parte, parliamo sempre di sport e rivalità sportiva, ma è una bella rivalità”.

Alla Juve hai giocato con Vidal. Quello di oggi sembra un giocatore diverso.
“Gli anni passano. Parliamo di un giocatore completo, uno che ha sempre fatto della sua lucidità e del suo fisico un punto di forza. Magari con gli anni bisogna modificare il proprio modo di giocare, le caratteristiche cambiano: penso sia soprattutto questo il motivo di qualche passaggio negativo. Voglio essere chiaro: non si discute un giocatore come Vidal solo perché ha fatto qualche partita sotto i suo standard. Però magari è vero che deve sfruttare di più la sua esperienza per compensare un cambiamento fisiologico”.

Alla Juve serve davvero una quarta punta?
“Dipende. I giocatori ci sono, però i bianconeri sono impegnati in tre competizioni: hanno tante partite da giocare, e non dimentichiamo l’impatto del Covid. Infine, come prima punta di ruolo c’è solo Morata. Allo stesso tempo, in rosa ha uno come Kulusevski che secondo me è più attaccante che centrocampista, per cui volendo potrebbe essere completa. Credo che molto dipenderà dalle occasioni, in un momento storico in cui è difficile fare grossi investimenti: se ci saranno le giuste opportunità, la Juve farà bene a coglierle”.

Di Inter e Juve si è detto. Il Milan a questi livelli non se lo aspettavano in molti. Reggerà fino alla fine?
“Secondo me ormai non bisogna più porsi questa domanda: non si sta più parlando di una squadra che magari fa bene nelle prime sette-otto giornate di campionato. Qui parliamo di un intero anno solare, nel quale i rossoneri hanno dimostrato tanta consapevolezza. È una realtà di cui tutte le altre big devono iniziare a preoccuparsi, e per questo dico che il derby d’Italia sarà fondamentale in ottica scudetto. In un campionato molto particolare, anche per l’assenza di pubblico”.

Quanto pesa sulla testa di un giocatore?
“Dipende. Secondo me 50 e 50: c’è chi senza tifosi ha la testa più libera e rende meglio. E chi invece ha bisogno della carica dalle curve. Speriamo che si possa tornare presto allo stadio, il calcio vero è quello. Ma in alcuni casi può darsi che abbiamo visto partite con più gol anche perché non c’erano i tifosi. Sarà curioso vedere quale sarà l’impatto del loro ritorno sugli spalti. Speriamo già in questo campionato”.

Cosa farà De Ceglie ora? In passato hai detto che a gennaio avresti capito se ripartire da Miami o no.
“Diciamo che c’è ancora l’intenzione di ripartire verso gli USA, ma la situazione non è ancora definita. Sono in stand-by, andrei volentieri a finire la carriera lì, ma bisogna vedere cosa succederà di qui all’estate. Intanto, mi sto portando avanti e sto iniziando a studiare per i prossimi passi della mia carriera. Il calcio è la mia vita”.

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