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ESCLUSIVA TMW - Dabo: "Il Benevento mi ha voluto a tutti i costi. Inzaghi è sempre un passo avanti"

di Pietro Lazzerini
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Quando sei un calciatore professionista che viaggia in su e giù per il mondo, tra club e Nazionale, non hai neanche il tempo per pensare che una pandemia minaccia te stesso e chi ti sta intorno. Bryan Dabo si trova in Africa, nel ritiro del Burkina Faso, quando via Whatsapp riusciamo a metterci in collegamento non senza difficoltà: "Sono in ritiro, la connessione non è il massimo ma dovremo riuscire a parlare". Lo dice ridendo, con una disponibilità atipica nel mondo del calcio e che sorprende subito fin dal primo saluto. "Dobbiamo qualificarci per la Coppa d'Africa e siamo carichi a mille - mi dice per farmi capire il clima che si respira in ritiro dopo il gol segnato su rigore nel 3-1 contro il Malawi - Purtroppo anche qui giocheremo senza pubblico, nonostante i casi di Covid non siano tanti come in Europa". Poi è il momento di spostare l'attenzione sulla Serie A, dove è approdato nel 2018 dal Saint-Etienne alla fine del mercato di gennaio.

Il Benevento è la terza tappa italiana della sua carriera, cosa l'ha spinta a scegliere questo club?
"Mi sono sentito subito parte del club, fin dalla prima telefonata. Il mister e il direttore sportivo hanno spinto molto per portarmi in giallorosso, mi hanno voluto a tutti i costi. Mi hanno presentato un progetto vero e proprio, che prevede la permanenza in Serie A e una crescita costante. La loro fiducia è stata fondamentale per la scelta che ho fatto. Quando ci ho parlato, mi hanno fatto capire che mi avevano seguito da vicino e che avevano preso informazioni sulla mia carriera da più parti".

Come si trova dopo i primi mesi con le Streghe?
"Molto bene. La città è piccola e ti permette di stare in contatto con i tifosi tutti i giorni anche se adesso usciamo poco per ovvi motivi. Il gruppo è ottimo, lavora tanto e ha come obiettivo portare alla salvezza il club".

Com'è lavorare con Inzaghi?
"Mi trovo molto bene con lui. Mi ha colpito il fatto che cerca sempre di anticipare il lavoro, guarda sempre avanti con molta attenzione ai dettagli. La base del suo lavoro è ciò che facciamo in settimana nel corso degli allenamenti, cura tutti i particolari e questo ci fa crescere tanto. Poi è un allenatore che ti trasmette grande fiducia, anche a chi gioca meno. Non utilizza sempre i soliti 11 e questo per una squadra che ha un solo impegno a settimana fa la differenza. Tutti si sentono coinvolti. Non lascia nessuno indietro o da parte, è una forza per chi deve fare gruppo e puntare alla salvezza".

Questa è sicuramente una stagione anomala dove tanti risultati sono anche imprevisti, qual è l'obiettivo del Benevento?
"Ovviamente puntiamo prima di tutto alla salvezza e faccio fatica a pensare ad altro prima di aver fatto i punti necessari per restare in Serie A. Ogni partita ha una storia a sé, puoi vincere due gare di fila e poi perderne tre. Dobbiamo vivere giorno per giorno provando a mettere in campo la nostra identità, fondamentale per vincere le partite. Vogliamo essere una squadra tosta e penso che si sia già visto nelle prime partite che abbiamo giocato. Vogliamo raggiungere un buon livello di qualità, anche nel gioco, e poi provare a fare i punti che ci servono il prima possibile".

E gli obiettivi di Bryan Dabo, quali sono?
"Punto a giocare più partite possibili: giocare sempre e comunque e soprattutto disputare grandi partite. Giocare fa piacere ma voglio anche dimostrare tutta la mia qualità, dimostrare di essere all'altezza della Serie A. Non è una questione di meritare la categoria, perché in tanti arrivano a giocarci, ma di dimostrare la qualità del tuo gioco. Questo è quello che conta".

Avete già incontrato squadre come Inter e Napoli, secondo lei chi vince lo scudetto?
"Penso che sarà una sfida molto aperta e che coinvolgerà più squadre. Il Napoli sicuramente, ma anche la Juventus, l'Atalanta e l'Inter".

E il Milan del suo primo allenatore in Italia, ovvero Pioli?
"Non so se possa lottare fino in fondo per lo scudetto, sarebbe sicuramente una grande sfida per loro. I rossoneri e il Napoli, insieme al Sassuolo sono le squadre che hanno mostrato il miglior gioco. Se loro riusciranno a mantenere questo atteggiamento per tutta la stagione, allora potrebbero anche provare a inserirsi nella lotta per il titolo o comunque arrivare tra le prime tre".

Tornando al Coronavirus, ne parlate tra compagni? Come state vivendo questa strana stagione?
"Non ne parliamo spesso, ma quando lo facciamo è per prendere coscienza del momento che stiamo vivendo e per essere consapevoli che è necessario rispettare le regole per evitare che il Covid entri nello spogliatoio e in squadra. Siamo sempre vicini a chi viene contagiato, di qualsiasi squadra sia. Siamo una piccola famiglia perché dobbiamo affrontare insieme una situazione anomala e di emergenza. Poi c'è da dire che giocare senza pubblico ti fa sentire sempre dentro un'amichevole, non è certo bello".

Kroos ha detto che i giocatori sono "burattini nelle mani della FIFA" per le tante partite che devono disputare, lei cosa ne pensa?
"Ovviamente lui gioca ogni tre giorni da diverso tempo e questo condiziona il suo pensiero. Lo capisco perché giocare spesso significa provare il fisico e la mente".

Senza pubblico si parla anche meno di razzismo. Esiste un problema razzismo in Italia?
"Esiste ma non è un problema italiano, è un problema europeo, globale. Stiamo però parlando di una minoranza composta da deficienti. Se un tifoso mi grida negro di merda, non significa che lo pensino tutti, anzi. Purtroppo quella minoranza fa fare una brutta figura a tutto il movimento. Dà la sensazione che tutti in Italia siano razzisti ma non è così, anzi penso che sia un problema che colpisce da vicino più gli Stati Uniti per esempio. Chiaro però che pur essendo una minoranza, debba essere esclusa dal calcio e dalla vita di tutti i giorni. Non c'è spazio per il razzismo".

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