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ESCLUSIVA TMW - CR7 fa 35, Boloni: "Lo aggregai ai grandi e non lo tolsi più"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Cristiano Ronaldo compie 35 anni. E tirando le somme ha ottenuto tutto quello che un calciatore sogna: Champions League, Palloni d'Oro, un Europeo, campionati. E il posto nell'Olimpo dei migliori calciatori della storia. Una storia che è iniziata a Madeira e che è proseguita a Lisbona, dove ha fatto il suo esordio fra i professionisti a 17 anni. A lanciarlo László Bölöni, tecnico che di talento se ne intende: "Ho lanciato anche Quaresma, Varane, Gourcuff" precisa. E scusate se è poco. Ma nessuno come CR7. Il tecnico rumeno in occasione del compleanno del fuoriclasse portoghese, ci racconta di quanto questi era ancora una promessa. In esclusiva per Tuttomercatoweb:

László Bölöni, Lei ha avuto il merito di lanciare fra i professionisti Cristiano Ronaldo. Aveva solo 17 anni
"Lo vidi con la squadra giovanile e decisi di provarlo durante la pausa internazionale. Molti giocatori della mia squadra erano impegnati con le rispettive Nazionali così decisi di aggregarlo per 2-3 giorni. Mi colpii subito perché a dispetto della giovane età era davvero maturo. Competitivo, concentrato: gli allenamenti erano per lui una competizione dove superarsi. Mi convinsi che avrebbe dovuto rimanere con noi. E infatti me lo tenni".

Quali qualità erano più evidenti?
"La sua velocità e anche la sua fisicità. Resistente, performante. Atleticamente eccellente. E come detto la testa: non avevo un ragazzo di 17 anni, ma uno di 30".

Difetti?
"Aveva qualità tecniche eccelse, ma doveva gestirle. Ad esempio tendeva a strafare: dribblava 4-5 volte quando bastava un dribbling. Lo faceva per mettersi in mostra col pubblico e anche per sua vanità, magari. Doveva pensare meno a divertire il pubblico e più a essere concreto".

Nella sua carriera ha visto tanti talenti cristallini. C'era qualcuno che poteva arrivare come lui?
"Ho allenato giocatori davvero di livello come Quaresma e Varane, ma non ho mai visto il talento di Ronaldo in altri. Perché al di là della tecnica lui ha carattere, mentalità, uno spirito di competizione incredibile. Guardi, fatico a trovare qualcosa di negativo in lui".

Ai primi tempi del Manchester United qualcuno l'ha definito vanitoso ed egoista
"È un attaccante, è ovvio che sia egoista. Per quel che mi riguarda cito un episodio, una chiacchierata con Wenger nella quale parlavo del mio attaccante, Jardel, che consideravo egoista. Lui mi rispose che nessuno è egoista come Trezeguet e Henry. Però ti fanno vincere le partite ed è quello che conta. E poi Cristiano Ronaldo non è una persona egoistica, ma di buon cuore. Può sembrarlo semmai che sia vanitoso, egoista, da fuori. Ma non è così".

Cosa prova ad aver lanciato fra i professionisti uno dei più grandi di tutti i tempi?
"Sono felice prima di tutto di aver avuto questa chance. E ovviamente sono orgoglioso. Noi allenatori ci prendiamo il rischio di scommettere su giocatori ritenuti troppo giovani, non pronti. E magari li aspettiamo anche. Ma noi non siamo matti, non regaliamo mica nulla a questi giovani che lanciamo. Personalmente se un ragazzo che viene dall'Accademia mi dà più garanzie di uno più esperto lo faccio giocare. Poi è chiaro che la stampa ti può attaccare, fa parte del gioco. Io sono orgoglioso di avere avuto il coraggio di lanciarli".

Non c'erano gelosie allo Sporting da parte dei più grandi?
"Per niente. Magari al Manchester United, ma sicuramente non allo Sporting. Anzi, giocatori d'esperienza come Joao Pinto, André Cruz, Rui Jorge e Paulo Barbosa, e parliamo di nazionali, lo hanno aiutato a inserirsi".

Si aspettava una simile carriera?
"Non posso spingermi così oltre ma era chiaro che sapessi di avere tra le mani un calciatore speciale".

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