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ESCLUSIVA TMW - Cherubini: "Il pubblico dell'Arechi salverà la Salernitana"

di Luca Esposito
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© foto di Federico De Luca

A Salerno ha lasciato un pezzo di cuore, lui che arrivò nel 2002 e divenne immediatamente titolare nello scacchiere tattico di Zeman. Tre assist decisivi per i compagni, innumerevoli chilometri macinati sulla fascia, poi l'addio in direzione Firenze e quel gol dell'ex segnato nel 2008 con la maglia del Perugia, con annessa mancata esultanza. Ora è stimato dirigente che attende una nuova opportunità per mettere a disposizione delle società la sua esperienza e competenza, ma soprattutto quelle doti umane che gli hanno permesso di superare un dramma personale come l'incidente stradale. La redazione di Tuttomercatoweb.com ha contattato telefonicamente il doppio ex di Fiorentina-Salernitana Carlo Cherubini:

Che idea si è fatto di quest'avvio di stagione dei granata?

"Seguo sempre la Salernitana, è una squadra che è rimasta nel mio cuore. E' sotto gli occhi di tutti che l'avvio di stagione non sia stato semplicissimo, la classifica certificava una piccola crisi che spero possa essersi risolta con la bella vittoria ai danni della Lazio. Da esterno ho la sensazione che, con Inzaghi, la scossa ci sia stata. Vedo una Salernitana in miglioramento, che sta portando a casa qualche punto prezioso. Il calendario ora è duro, ma il calcio insegna che non esistono gare dall'esito scontato".

Si nota una squadra in ripresa sul piano fisico, è d'accordo?

"E' vero, soprattutto nel calcio di oggi la condizione atletica conta e bisogna correre più dell'avversario per colmare il gap tecnico che talvolta in A c'è. Ma è anche la testa a fare la differenza. Le motivazioni ti spingono a gettare il cuore oltre l'ostacolo, una piazza come Salerno ti dà una carica maggiore. Ora è importante chiudere al meglio il girone d'andata e mettere da parte le problematiche, poi c'è tutto un girone di ritorno. Ed è lì che il dodicesimo uomo dovrà fare la differenza".

Angolo amarcord...
"Arrivai nel 2001 dalla Puteolana, insieme a me firmò Pierotti che veniva dalla Nocerina. Prendemmo il posto di Tamburini e Del Grosso. Non mi meraviglia vedere che Zeman, nonostante l'età, sia ancora in campo e che si diverta ad allenare. Fu un gran girone di ritorno, purtroppo non culminato con la promozione in A. Non so dire se l'infortunio di Babu a Cosenza abbia condizionato il finale di stagione, ricordo che ci fu il caso doping e che si parlava di una possibile penalizzazione dell'Empoli. Dall'estate successiva in poi, invece, ci furono problemi di vario tipo e la Salernitana retrocesse. Io andai via a gennaio nonostante Varrella avesse chiesto la mia riconferma. Firmai per la Fiorentina, all'epoca Florencia Viola, una di quelle piazze che - al pari di Salerno - non ti fa pesare la categoria".

All'epoca Zeman decise di rinnovare solo a ritiro ultimato e criticava la società pubblicamente. A Salerno è accaduta la stessa cosa con Sousa. Incide in un gruppo?

"Certamente sì. Il calciatore ha bisogno di tante componenti per poter rendere e far bene. La fiducia dell'allenatore, la condizione fisica, l'apporto del pubblico, anche il sorriso di un magazziniere o la pacca sulla spalla di un dirigente possono fare la differenza. In uno spogliatoio c'è sempre un equilibrio sottile che porta ad avvertire a pelle tante sensazioni che dipendono dal contesto che ti circonda. Quando si parla di squadra io credo si intenda un mix di ogni componente, solo insieme si ottengono risultati. Se un allenatore non è d'accordo con la gestione societaria c'è comunque un problema di fondo che pesa".

Lei ha giocato all'Arechi, come spiega questa fuga dagli spalti? Col Napoli appena 4500 paganti...

"E' una cosa che non mi spiego, non è la Salerno che ho imparato a conoscere e che mi è rimasta nel cuore. I motivi possono essere tanti, io ricordo il mio Salernitana-Napoli e lo stadio era strapieno. Come dimenticare la tensione di Fusco, le facce dei miei compagni quando si affacciavano e vedevano l'Arechi stracolmo e che tremava per l'entusiasmo della gente. Ecco, fu una di quelle partite in cui la tifoseria ci fece vincere. Non è una cosa che si spiega facilmente a parole, lo devi vivere e basta. La mia speranza è che presto la Salernitana possa contare di nuovo sul dodicesimo uomo, sul muro umano di uno stadio che determina. Nel 2002-03 eravamo ultimi, eppure non è mai mancata la spinta della piazza".

Che fa oggi Cherubini?

"Ho fatto due anni a Rimini da dirigente, con la promozione in C dalla D. Un'avventura iniziata con il mio amico Andrea Maniero. E' stata un'esperienza molto bello. Purtroppo, però, in quel periodo ho fatto un brutto incidente d'auto. Posso dire che sono vivo per miracolo, è un'esperienza che non auguro a nessuno pur consapevole che c'è gente che soffre per cose ancora più serie e tristi. Attualmente non occupiamo un vero ruolo operativo, in futuro spero di avere una opportunità perchè lavorare nel mondo del calcio è bellissimo. E' lo sport che mi ha fatto rinascere dopo quella brutta vicenda personale".

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