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Emergenza Coronavirus, rileggi la conferenza stampa integrale di Giuseppe Conte

di Luca Bargellini
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Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei Ministri italiano, ha preso la parola per fare il punto sull’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus che ha colpito il nostro paese: “Ho firmato un nuovo decreto che prolunga le restrizioni esistenti fino al prossimo 3 maggio. Si tratta di una soluzione necessaria, della quale mi assumo tutta la responsabilità e che è stata presa dopo aver colloquiato con tutte le parti in causa. Il comitato scientifico ci ha detto che la curva del contagio è incoraggiante, che le misure prese da questo Governo stanno dando frutti, stanno funzionando. Un lavoro che ci è stato riconosciuto anche dall’ufficio Europe dell’Istituto Superiore di Sanità che ha parlato dell’Italia come di un esempio di tutela della salute dei cittadini. Per questo non possiamo adesso vanificare gli sforzi compiuti. Rischieremmo di perdere tutti i risultati conseguiti e saremmo costretti a ripartire da capo, con anche il rischio di un ipotetico nuovo amento di contagi e decessi. Serve, dunque, mantenere alta l’attenzione anche in occasione delle festività che stanno per arrivare, dalla Pasqua al 1° maggio. L’auspicio è che dal 3 maggio l’Italia possa ripartire, con gradualità. Tutti dipende dal nostro comportamento ed è per questo che serve un ulteriore sforzo. Anche nei giorni di festa occorrerà mantenere le distanze sociali.

La proroga che abbiamo disposto oggi vale anche per le attività produttive. La tutela della salute è al primo posto, ma al tempo stesso ponderiamo con attenzione tutti gli interessi in campo, come quello che va nella direzione della tutela di tutto il nostro tessuto produttivo che ci sta particolarmente a cuore. Quanto prima vogliamo una ripresa a pieno regime del nostro paese. Adesso, però, non siamo nelle condizioni per attuarla, ma quello che vi posso promettere che se prima del 3 maggio si verificassero le condizioni giuste cercheremo di provvedere di conseguenza. Rispetto al precedente decreto ci sono delle piccole differenze. Dal 14 aprile, da martedì prossimo, potranno riaprire alcune attività: cartolerie, librerie, negozi per neonati, ma anche le attività di silvicultura e forestali.

Nel frattempo il lavoro per la “Fase 2” è già partito. Non possiamo attendere che il virus scompaia dal nostro territorio e per questo stiamo operando per un programma organico che si fonda su due pilastri: un gruppo di esperti e la creazione di un nuovo protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il gruppo di esperti, composto da alcune delle professionalità migliori del nostro paese comprendenti anche quelle che abbiamo prestato ad altri paese e presieduto da Vittorio Colao, dialogherà con il comitato tecnico scientifico in modo di avere la possibilità di modificare, ripensare e rinnovare le logiche di lavoro e alcuni modelli organizzativi. Dobbiamo pensare a modelli innovativi che rendano conto della qualità della vita. Per quanto riguarda il protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, questo è già stato siglato a metà marzo. Sarà la nostra Bibbia, per la sicurezza sui luoghi di lavoro e che d’ora in poi verra rafforzato ulteriormente per garantire una ripresa in sicurezza a tutte le attività produttive. Le aziende potranno anche sfruttare questo periodo per sanificare i luoghi di lavoro e per presitdsporli secondo tali norme in vista della ripresa. Dipenderà da tutti noi, datori di lavoro e dipendenti, se il sistema produttivo riuscirà a reagire in termini di sicurezza. Non possiamo permetterci in alcun modo una ricrescita della curva di contagio.

Dall’Europa, intanto, per fronteggiare questa emergenza, la più significativa dal secondo dopoguerra, verranno sbloccati almeno 1500 miliardi di euro. Numeri mai visti. Le proposte dell’Eurogruppo sono un primo passo. Il ministro Gualtieri ha fatto un grande lavoro, ma per l’Italia rimane un primo passo ancora insufficiente. Serve qualcosa in più, qualcosa di ambizioso. Serve un fondo finanziato con la condivisione economica di tale sforzo. Magari attraverso lo strumento degli Eurobon che reputiamo una forza proporzionata ad una economia di guerra che deve essere pronto subito perché una risposta in ritardo renderà la cifra pensata insufficiente. L’Eurobond è lo strumento più adeguato per fronteggiare questa situazione e condurremmo la nostra battaglia fino alla fine. Non esiste una regolamentazione concreta: dobbiamo lavorare ancora in questa direzione, ma per la prima volta abbiamo messo nero su bianco questo strumento e gli altri paese hanno dovuto accettare di lavorarci insieme. Ripeto, lotteremo fino alla fine per averlo e per riuscirci avremo bisogno dell’aiuto di tutti i cittadini italiani.

Sul tema del MES (Meccanismo Europeo Salvastati) nelle ultime ore si è sollevato un dibattito, condiviso e sano nel nostro paese. Ricordo però che tale strumento esiste dal 2012 e non è stato attivato la scorsa notte come dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non è assolutamente così. Questo governo non lavora col favore delle tenebre: guarda in faccia gli italiani e parla con chiarezza. Le menzogne ci fanno male, ci indeboliscono agli occhi dell’Europa. Quello che è accaduto questa notte rischia di indebolire l’Italia e non me o il governo. E’ un negoziato difficilissimo. Ci sono altri 26 paesi con i quali lavorare e parlare per far capire il nostro progetto, la nostra lungimiranza e la nostra ambizione. Su richiesta di alcuni stati membri, non dell’Italia, l’Eurogruppo ha lavorato alla proposta di una linea di credito legata al MES ma nuova rispetto a quanto già esistente. L’Italia non ha firmato alcuna attivazione del MES perché non ne abbiamo bisogno. L’Italia ritiene che il MES sia uno strumento inadeguato ad affrontare l’emergenza attuale. Ho chiarito ai miei omologhi degli altri paese questo aspetto per continuare la nostra battaglia. La risposta europea andrà valutata nel complesso. La risposta comune o sarà ambiziosa o non sarà una risposta. Se quella attuale fosse una crisi come quella del 2008/2009 avremmo potuto ragionare su altri termini: per questo io non firmerò nulla fino a che non avrò in mano una serie di strumenti adeguati. Questa è una sfida che riguarda non solo noi ma tutta Europa. La nostra tenacia ci permetterà di convincere che i nostri sono gli unici strumenti in grado di far rialzare l’Europa. Perché non utilizzare il MES? Quando abbiamo iniziato questa trattativa sul tavolo europeo molti stati hanno richiamato gli strumenti estitenti, fra i quali il MES: Non ci siamo detti subito non interessati perché essendo un avamposto dell’emergenza in atto, come la Spagna, abbiamo bisogno di discutere nuove formule. Il MES esiste dal 2021 e se fosse una trappola chi l’ha ideata se ne assuma le responsabilità”.

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