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Agente Zaccagni: "Rinnovo? A breve cercheremo di capire la cosa migliore per la Lazio"

TMW
di Alessio Del Lungo
Fonte: Alessio Alaimo
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© foto di Federico De Luca

Mario Giuffredi, agente tra gli altri anche di Mattia Zaccagni della Lazio, è intervenuto durante la Palermo Football Conference, svoltasi oggi nella location de La Braciera In Villa, cominciando a parlare di Maurizio Sarri: "A lui mi lega tantissimo la mia vita professionale. La mia carriera inizia avere dei miglioramenti con il suo passaggio all'Empoli perché da lì Valdifiori e Hysaj sono andati al Napoli, poi lui è andato in Campania e ha rivoluto Mario Rui. Io e i giocatori a lui dobbiamo tanto, lo ringraziamo. Per capire il motivo delle dimissioni bisogna essere dentro, da fuori non è sempre facile intuire le problematiche. Magari le colpe non erano tutte sue, potevano essere divise tra giocatori, club e un po' lui. Lui forse si è fatto prevalere dal suo stato d'animo che conoscendolo va compreso e accettato. Non scalfisce il suo valore: ha fatto benissimo a Empoli, a Napoli, ha vinto con Chelsea e Juventus, poi è arrivato a risultati importanti con la Lazio. Il suo cammino è importante, non può essere scalfito da una stagione come questa".

A che punto siamo con il rinnovo di Zaccagni?
"Il presidente Lotito conosce la volontà del giocatore e la mia. Le decisioni verranno prese a breve insieme a Lotito e Fabiano, ai quali mi lega un bellissimo rapporto, perché a giugno c'è il mercato e lui è in scadenza. Non ci sono schermaglie o lotte contro la Lazio, insieme proveremo a capire qual è la scelta migliore per la Lazio".

Ci racconta il suo percorso di vita professionale?
"Sono sempre stato appassionato del calcio fin da bambino, era nel mio DNA. Ho iniziato dal settore giovanile e strada facendo ho cercato di capire quale potesse essere la mia collocazione e ho capito di avere attitudini per fare l'agente. Quando parti da zero e soprattutto dal sud, le difficoltà sono sempre maggiori rispetto ad altri, a cominciare dal punto di vista geografico perché è sempre difficile muoversi e per i pregiudizi che possono esserci, in particolare dei napoletani, visto che sono napoletano. Hai più difficoltà di altri, il cammino è stato difficile, tortuoso, sempre pieno di insidie. Uno si mette alla prova per capire se riesce a superarle".

Perché ha scritto un libro?
"Perché si chiude un cerchio, mai avrei pensato di poter rappresentare giocatori che militavano nella mia squadra del cuore e che con questa potessero vincere lo Scudetto, oltretutto Di Lorenzo è il capitano. Credo che questi siano i miei ultimi 4-5 anni, forse è arrivato il momento giusto di racchiudere un po' la mia storia professionale. Mi sembrava il caso".

È vero che Garcia voleva togliere la fascia da capitano a Di Lorenzo?
"Quando c'è una ripartenza come è successo al Napoli, che ha cambiato allenatore e direttore sportivo, le difficoltà sono sempre tante, malgrado la squadra sia più o meno la stessa, come tra l'altro è successo alla Lazio, che anno scorso è arrivata seconda. Ci può stare di non ripetere la stessa stagione. Non è vero che Garcia voleva togliere la fascia di capitano a Di Lorenzo, è una persona di spessore e intelligente, conosceva il valore del mio assistito e le sue parole sono state interpretate male dai giornalisti".

Perché ha avuto queste difficoltà Garcia?
"Non è facile venire ad allenare il Napoli e lui, nonostante sia stato all'estero in Arabia e alla Roma, non era facile per nessuno. Non lo vedo un fallimento suo perché ha lasciato il Napoli in piena lotta per tutto, ancora partecipe in tutte le competizioni. Stava facendo un buon lavoro, è normale che volevano ripetere il campionato dell'anno scorso".

Folorunsho è stato convocato in Nazionale, un altro successo professionale.
"È un altro giocatore in cui non credeva nessuno. Se uno a 26 anni fa la sua prima stagione in Serie A, questo ti fa capire il poco coraggio e la superficialità che c'è nel puntare e giudicare un calciatore, altrimenti non sarebbe arrivato in Serie A a 26 anni, ma prima".

Che messaggio vuole mandare con questo libro?
"Uno solo, ovvero che quando si inizia ci sono sempre traguardi che uno pensa siano irraggiungibili, mentre io ce l'ho fatta. Se uno lavora 20 ore il giorno, 'abbandona' la famiglia e va avanti per la propria strada, si fa scivolare le cose addosso, ce la fa. Vedevo tutto come inarrivabile ed è diventato realtà. Credete nei sogni perché si possono realizzare".

Il prossimo libro a cosa lo dedicherà?
"Tra 10-15 anni a quello che voglio fare tra 4-5 anni, ovvero il direttore sportivo. Magari avrò realizzato qualcosa in quel ruolo".

Un pensiero per Joe Barone che sta attraversando un periodo difficile?
"Credo di essere il primo procuratore che si è imbattuto in lui. Quando ha acquistato la Fiorentina, mi trovai nel loro primo mercato a litigare con lui e Pradè perché portai Biraghi all'Inter e Veretout alla Roma. Immaginate una proprietà e un gm nuovo che vede presentarsi davanti un agente che porta via loro due calciatori importanti... Una litigata che è uscita fuori. Barone però poi ha dimostrato di essere una persona dai veri sentimenti perché non mi ha portato nessun tipo di rancore. Con me è stato sempre leale, sincero. È burbero, difficile, perché fa gli interessi della proprietà e quindi a volte è molto spigoloso, ma è una persona di sostanza, vera, che ti riconosce le cose giuste".

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