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Addio a Maradona, Sacchi: "Era il Picasso del calcio. Un avversario, mai un nemico"

di Claudia Marrone
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© foto di Chiara Biondini

"Diego è stato prima di tutto un amico. Per gli amanti del pallone Maradona è stato tutto. Era il Picasso del calcio. Uno straordinario interprete di questo sport. Con un gesto era capace di rendere bellissima anche una partita insulsa. Ed è stato un grande avversario, mai un nemico": esordisce così, dalle colonne de La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi.

Che ha poi proseguito nel racconto di e su Diego Armando Maradona: "Io ho avuto un’unica possibilità di allenare Maradona. Accadde nel 1988, dopo la vittoria in campionato, quando venni incaricato di selezionare una rappresentativa della Lega di Serie A per giocare una sfida contro la Polonia, a San Siro, e convocai tra gli altri anche Maradona (con lui c’erano pure Galli, Matthäus, Tassotti, Manfredonia, Careca, Virdis, Caniggia: n.d.r.). “Vengo solo perché c’è Arrigo”, disse lui. Prima della partita mi chiese di giocare soltanto un tempo, dicendo che si sentiva un po’ stanco... Nel primo stavamo perdendo e riuscimmo a pareggiare solo poco prima dell’intervallo. Così Diego venne da me e mi disse: “Se vuole, gioco anche il secondo tempo...”. E infatti rimase in campo fino alla fine e segnò il gol che ci consentì di pareggiare 2-2, oltre a prendere un palo. Mi telefonò e mi chiese di andare al Napoli. “Mister, con me e con Careca partirai sempre con un gol di vantaggio...”. “E se tu ti infortuni?”, gli risposi. In realtà mi ero già impegnato con la Nazionale".

E sul Maradona uomo: "Un buono, una persona generosa. Ho parlato tante volte con i suoi compagni di squadra, tutti ne conservavano un bel ricordo, tutti ne parlavano bene. E del resto, Diego era sempre il primo a difenderli. Aveva i suoi lati deboli, come tutti del resto. I suoi erano più eclatanti, perché l’uomo era più famoso. E lo hanno sfruttato. D'altra parte, quando uno è generoso, lo è in tutto, e lui si dava senza risparmiarsi e senza avere in cambio alcun beneficio, anzi. Il nostro è un ambiente dove a volte bisogna fare molta attenzione, certe situazioni sono da prendere con le molle. Diego ha illuminato, ha divertito, ha emozionato, ha fatto per il calcio una straordinaria operazione di pubblicità. E quando tu regali emozioni alla gente, questa ti sarà riconoscente per tutta la vita".

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