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Montali: "Zaniolo? Lo abbiamo preso così. Vi racconto il modello Entella"

di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
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Da otto stagioni responsabile del settore giovanile della Virtus Entella, Manuel Montali è un esperto e navigato dirigente che negli anni si è fatto apprezzare per l’importante lavoro svolto con la società ligure. Uno dei colpi più importanti realizzato con le giovanili biancocelesti è stato senza dubbio l’ingaggio di Nicolò Zaniolo, arrivato a Chiavari nel 2016 direttamente dalla Fiorentina prima di spiccare il volo e diventare uno dei talenti più brillanti del calcio italiano. Un'operazione sulla quale il responsabile dell'Entella è tornato a riflettere i microfoni de La Giovane Italia, aprendo gli orizzonti sul modus operandi del vivaio del club ligure.

Direttore, ci racconta come riuscì a portare Zaniolo all’Entella?
“La storia è abbastanza nota: a fine agosto del 2016, a pochi giorni dalla fine del mercato, Zaniolo ci venne proposto perché in uscita dalla Fiorentina. Noi non avremmo accettato semplicemente un prestito, ma qualche giorno dopo si svincolò e lo firmammo. La rapidità d’azione nel firmarlo fu fondamentale ed è una nostra peculiarità. All’epoca la nostra Primavera era molto forte, tanto che l’anno prima avevamo raggiunto gli ottavi di finale nazionale, quindi Nicolò andò a inserirsi in un gruppo importante. Anche lui si dovette conquistare i suoi spazi ma fu chiaro abbastanza in fretta che era un giocatore speciale, tanto che alla seconda partita, che giocammo a Bologna, era già andato in gol. Nicolato, all’epoca tecnico dell'Italia Under 18, lo convocò subito in nazionale di categoria e da lì il ragazzo ha continuato a migliorare fino a diventare il giocatore che c’è oggi".

Che strategie adottate normalmente con il vostro giovanile, viste le dimensioni ridotte del vostro territorio e il doversi confrontare con vivai importanti come quelli delle due genovesi e quello dello Spezia?
“Dobbiamo sempre aguzzare l’ingegno e fare cose diverse dagli altri. Il nostro bacino da cui attingere è ridotto, visto che siamo attorniati da squadre di Serie A in un territorio numericamente un po’ scarso. Per questo motivo abbiamo un alto numero di calciatori in convitto che vengono da regioni esterne alla Liguria. Si tratta di circa 25-30 ragazzi. Non sempre è facile scegliere un ragazzo che venga a giocare per te da fuori, perché ci sono un sacco di variabili importanti, ma proprio per questo cerchiamo di seguirli il più possibile".

In che modo?
“Abbiamo una struttura di accoglienza e di mantenimento dei profili fuori sede molto funzionante. Sono seguiti da persone che ruotano intorno a questi ragazzi tutto il giorno, tutor e psicologi che li aiutano a lavorare a scuola e calcisticamente. In questo modo i ragazzi tendono ad inserirsi con più tranquillità in un ambiente più sereno e in una situazione di lavoro più familiare. L’essere una società piccola non comporta solo svantaggi, perché un ambiente come il nostro, in cui ci sono meno pressioni, favorisce l’inserimento dei ragazzi, che possono allenarsi e studiare in un ambiente più familiare e tranquillo".

Sui fuori sede in sostanza fate un lavoro a 360°.
“Esattamente. Strutturiamo delle giornate tipo che ruotano attorno ai capisaldi del calcio e della scuola. Cerchiamo di organizzare le ore della giornata, in modo che riescano ad avere un livello di attenzione sempre alto in tutte le attività. Questo sistema negli anni si è rivelato fruttuoso, siamo soddisfatti del lavoro svolto. Sappiamo di dover migliorare sotto certi aspetti, ma le risposte che ci danno i ragazzi sono molto positive".

Che tipo di investimenti comporta questo tipo di settore giovanile?
“Sicuramente mantenere tanti ragazzi obbliga a costi importanti. Avessimo una posizione geografica diversa potremmo fare scelte diverse, ma allo stato attuale delle cose non è possibile. Avere una macchina che mette a suo agio i ragazzi e che permette di lavorare bene ha i suoi costi, ma il presidente Gozzi ha voluto credere nel mondo dei giovani e lui per primo sa quanto sia importante. Ovviamente cerchiamo anche di limare i costi, ma è lui il primo promotore di questo settore giovanile".

Il modello Entella è quindi molto più raro rispetto a realtà paragonabili alla vostra per dimensioni.
“Vero, ma non va dimenticato che comunque attingiamo tantissimo anche dal nostro territorio, perché di soli convittori non si vive. Il territorio è la base anche per noi. La conoscenza e il setaccio del territorio restano prerogative importanti anche per vivai come il nostro".

Che auspicio ha per la prossima stagione?
“Intanto cominciamo, poi vediamo cosa succede. Il nostro punto di forza è la continuità, ma dobbiamo abituarci ad una situazione anomala. In questo momento stiamo attuando tutti i protocolli, senza stravolgere la quotidianità dei ragazzi. Dopodiché, speriamo che possano giocare e allenarsi con continuità".

In chiusura, come vede la prima squadra in vista del prossimo campionato?
“C’è un nuovo allenatore che sembra in linea con il nostro modo di vedere il calcio e questa è una premessa interessante. L’obiettivo resta sempre quello della salvezza e lo sanno anche i direttori Matteazzi e Superbi. Non va mai dimenticato che la salvezza dell’Entella è sempre un’impresa per definizione, mantenere la categoria e consolidarci nella stessa sono risultati importanti che non vanno mai considerati ordinari".

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Giovedì 2 Maggio 2024
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