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L’ex LGI si racconta: parola a Simone Russini, bomber del Catania

di La Giovane Italia
Fonte: La Giovane Italia (Andrea Manderioli)
Un viaggio nella vita e nella carriera, ricca di aneddoti, dell’attaccante catanese
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

La rubrica “Ex LGI”, che nello scorso appuntamento ha dato voce ad un attaccante dalle caratteristiche non consuete come Marco Spina (Clicca sul link per leggere la sua intervista https://www.tuttomercatoweb.com/la-giovane-italia/marco-spina-si-racconta-alla-spal-uno-dei-miei-momenti-migliori-floccari-mi-ha-insegnato-tanto-1603249), ci porta oggi a scoprire le vicissitudini e la storia di un altro profilo offensivo. Stiamo parlando di Simone Russini, esterno d’attacco del Catania.
ALLA RICERCA DELL’ IMPREVEDIBILITÀ
Dare meno punti riferimento possibili agli avversari, questo è l’obiettivo per un attaccante dalla spiccata fantasia come Simone Russini: “Credo che la mia qualità principale sia nell'uno contro uno, per creare superiorità numerica: è un aspetto che ritengo fondamentale nel calcio moderno e lavoro tantissimo sugli spunti. Il mio ruolo preferito è quello di laterale offensivo sul settore di sinistra, giocando a "piede invertito" in un tridente d'attacco. A volte ho giocato anche da trequartista o da prima punta, quest'ultima è però una soluzione d'emergenza: l'ho fatto per necessità tattica ma, anche sul piano fisico, non è l'opzione migliore per me”. Caratteristiche, queste, affinate anche grazie agli spunti presi da altri calciatori, che vanno ad arricchire il suo bagaglio personale: “Il mio punto di forza è il dribbling ma sono consapevole di poter (e dover) imparare da tantissimi, non da un solo calciatore: studio sempre quelli che giocano nel mio ruolo e cerco di cogliere i movimenti, le intuizioni e i gesti tecnici che possano ampliare il mio repertorio”.
IL PERIODO DELLE GIOVANILI E… QUEL PARAGONE CON NEYMAR
Simone Russini è nato a Napoli il 20 marzo del 1996 e ha mosso i primi passi della sua carriera calcistica in terra umbra, in quel di Terni, periodo nel quale La Giovane Italia lo individuò tra i miglior prospetti del panorama nazionale: “Ho un bellissimo ricordo di quando avevate inserito me tra coloro che potevano affermarsi, e in effetti le aspettative erano elevate. Ho fatto il settore giovanile alla Ternana. Nel frattempo mi prese la Juventus in comproprietà, ma restai in Umbria. Completai la crescita con un anno in prestito al Lumezzane e uno a Pagani, poi l'Alessandria e l'inizio del percorso tra i grandi. Prima giocavo un po' di meno, ho raggiunto la mia maturità perché, strada facendo, mi è stata concessa una maggiore continuità che sono riuscito a sfruttare al meglio”. Ma l’esperienza giovanile non ha lasciato dentro di lui solamente ricordi: “A Terni ho condiviso lo spogliatoio con tanti giocatori di buon livello. Con Simone Tascone, oggi centrocampista della Turris, mi lega ancora oggi un bel rapporto di amicizia. Fu mister Borello, invece, ad esagerare paragonandomi addirittura a Neymar - sorride Simone - e al di là di tutto mi diede ottimi consigli. Nel corso della mia carriera ho avuto tanti buoni allenatori: cito Francesco Modesto, William Viali e Silvio Baldini perché prediligono il gioco, cosa affatto scontata al giorno d’oggi”.


L’AMBIENTE DI CATANIA E… LE PUNIZIONI
Nel corso della carriera di Russini, le esperienze che hanno lasciato il segno, sia in positivo che in negativo, sono le seguenti: “Gli ultimi due anni, tra Cesena e Catania, in cui ho iniziato bene, rappresentano il periodo più alto; a Siracusa, invece, arrivai a novembre ed ero troppo giovane, così non sono riuscito a dare il meglio”. L’esperienza attuale in quel di Catania è dunque iniziata con il piede giusto (già 3 gol e un assist in questo avvio stagionale): “Mi trovo benissimo con tutto il gruppo di lavoro, insieme ci divertiamo sia in campo che fuori. Sento la stima del tecnico anche se all'inizio ho giocato di meno, sono stato bravo a farmi trovare pronto”. Un aneddoto: “Le punizioni? Le ho sempre sapute calciare ma, puntualmente, c'era qualcuno di più grande che aveva meritato la precedenza. Io, Maldonado e Russotto ci sfidiamo spesso in allenamento, ma al momento la sto spuntando io per via degli ultimi gol”. Gli obiettivi? “Anzitutto ci è stato chiesto di dare sempre il massimo e fare di questa stagione la migliore della nostra carriera. Puntiamo ai playoff. Sul piano personale, voglio maturare, crescere e fare il mio record stagionale di gol. L'anno scorso ne realizzai sei: vorrei andare oltre e mi farebbe molto piacere se le mie reti fossero tutte pesanti in termini di punti”.
IL FUTURO? “NON ESCLUDO DI POTER LAVORARE NELLA RISTORAZIONE”
All’immancabile domanda sul futuro dopo il calcio, Simone risponde così: “Al momento non ci penso, sono concentrato sul calcio e mi concentro esclusivamente a migliorare giorno dopo giorno”. E come dargli torto… Insistendo però, siamo riusciti ad ottenere qualche informazione più precisa: “Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio ma, in un domani che per adesso immagino lontano, non mi dispiacerebbe lavorare nell'ambito della ristorazione. Ai ragazzi consiglio di restare umili: molti si perdono nonostante qualità importanti perché si montano la testa, ci sono molte distrazioni e contratti alti, si perde contatto facilmente con la realtà. Bisogna migliorarsi ad ogni età e iniziare subito con questa mentalità, soprattutto perché da giovani maturano occasioni più importanti. Se nello spogliatoio hai qualche giocatore esperto che ti aiuta ed è umile, come da noi i vari Claiton, Izco e Piccolo, è un gran bel vantaggio che dev’essere sfruttato”.

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