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Che fine ha fatto... Scopelliti, dalle Under azzurre all'Eccellenza

di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nuovo appuntamento della rubrica “Che fine ha fatto…”, un viaggio alla riscoperta dei talenti transitati dalle pagine dell'Almanacco de La Giovane Italia nell'anno che segna la sua decima edizione. Il protagonista di oggi è Demetrio Scopelliti, centrocampista classe 1997 cresciuto nel settore giovanile della Reggina, presente nell'edizione 2012 del nostro Almanacco. Chi ci ricordava? L'ex capitano e leggenda del Liverpool, Steven Gerrard.

Ciao Demetrio, il tuo percorso di crescita calcistica si sviluppa nel settore giovanile amaranto. Racconti l’emozione di crescere nella squadra della tua città.
"Crescere nel settore giovanile della Reggina è stata un’emozione indescrivibile soprattutto per il calore che c’era intorno alla squadra. Attorno alla Reggina, particolarmente negli anni della Serie A, si sentiva un attaccamento alla maglia tale da amarla quasi sin dalla nascita. Il settore giovanile poi era uno dei più forti ed organizzati e non si lasciava nulla al caso. Venivano trasmessi valori soprattutto umani e insegnamenti per la vita quali il mettere al primo posto il rispetto, il seguire le regole e l’istruzione".

Una maglia che ti ha anche permesso di metterti in evidenza con la maglia delle NazionalI giovanili.
"Entrare a far parte delle nazionali giovanili è un merito che condivido con i miei compagni e lo staff che mi ha permesso di crescere e farmi notare a livello di club. È sicuramente una gran privilegio entrare nel gruppo ristretto dei convocati, ti regala un’emozione indescrivibile e auguro a tutti di poterne far parte anche se per poco tempo. Ho ancora impresso in mente l’esordio in U15 nel Torneo delle quattro Nazioni a Gorizia, ma anche la fascia da capitano indossata in U16 contro la Svizzera. Inoltre, ricordo con piacere il rapporto particolare instaurato con Barella, unico “meridionale” in quel gruppo e con percorso simile al mio, al quale sono ancora legato e che dimostra ancora la sua umiltà".

Quali sono state le altre esperienze nel mondo del calcio?
"Dopo il fallimento della Reggina mi trasferisco al Brescia per far parte della Primavera. Fu il mio primo anno fuori casa, ma tutto sommato non subì eccessivamente l'impatto grazie sia all' accoglienza ricevuta che al rapporto con mister Possanzini. Purtroppo durò solo un anno, anche se ritengo di aver dato tutto quanto avevo in me per essere riconfermato. Pensai anche di smettere, considerando che avevo svolto anche alcuni allenamenti in Prima Squadra e la grossa delusione subita col rifiuto. Ad ottobre dell’anno successivo inizia il mio girovagare tra i campi della Serie D prima alla Palmese, poi successivamente una piccola parentesi all’ACR Messina prima del passaggio a dicembre alla Cittanovese con mister Zito, precedentemente mio allenatore alla Reggina. Nuova esperienza fuori casa a Felino in Eccellenza dove oltre a giocare, ho iniziato ad allenare nel settore giovanile ed infine lo scorso anno il ritorno alla Palmese prima dello stop dei Campionati".

Qual è il tuo presente dentro e fuori dal campo?
"Ho iniziato la stagione in Eccellenza Toscana al Tuttocuoio soprattutto grazie alla presidentessa della società. E’ una persona che ha veramente tanto da insegnare per il livello di serietà nella gestione e nel sapere onorare gli impegni presi, anche prima del dovuto. Era una squadra forte, in cui mi stavo divertendo e dove sentivo piena fiducia nelle mie potenzialità. Con il nuovo stop ho scelto di restare fermo, nonostante le offerte ricevute, per concentrarmi sulla piccola scuola calcio che ho avviato con ex compagni della Reggina nella mia città".

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
"In ambito extra calcio giocato, il mio obiettivo è diventare allenatore di un settore giovanile. In tal modo si può trasmettere il valore di crescere nel calcio, impegnarsi e divertirsi potendo guardare con i propri occhi i miglioramenti che il tuo allievo porta compie. Inoltre, lavorativamente parlando mi sto guardando anche intorno e sto seriamente pensando di iscrivermi all’università".

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