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Sta per finire la generazione di Lionel Messi e di Cristiano Ronaldo

di Marco Conterio
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© foto di Getty/Uefa/Image Sport

Lionel Messi e il suo esercito con gli scudi bucati, con le lance spuntate, milioni al vento, si sono inchinati. La sensazione vivida che rimane sulla pelle dopo il trionfo di Kylian Mbappé e dei suoi armati fratelli è che ieri sera il Re abbia concesso la Corona. O forse è solo un'impressione, una previsione, la consapevolezza di quel che sarà. Lo sbarazzino francese come futuro dominatore del pallone che verrà, Dios che ritorna terreno. Poco può, da solo, abbandonato, in una partita che esprime tanta malinconia. Tanta nostalgia. Il Barcellona è un ricordo, il presente è una memoria sbiadita, è solo la scia di quel profumo bellissimo che emanavano le giocate di Xavi e Iniesta. Ha violini ma è scordato, ha dimenticato la sua essenza. Vive di altissimi ma sparuti e sporadici. Questo barcellona è minuscolo e piccolo. Una pulce con la Pulce che grida ai quattro venti di Catalogna, ti rimembri ancora, invece no. Inece nessuno lo segue, Messi parla una lingua e Ronald Koeman non può far altro che osservare e incassare.

Fine di un'era Così ora o tra poco, il sipario calerà. Lionel Messi avrà altri sussulti per dimostrare che è il più grande e certamente lo farà. La nuova presidenza dell'amico Laporta gli darà nuovo vigore, sua o di Font, perché entrambi voglion portare in panchina Xavi. Sicché lì sarà di nuovo il cantico del barcellonismo, di quel che è stato, di un passato luminoso e strepitoso. Di qualcosa che non c'era mai stato e che forse mai più ci sarà. Di una rivoluzione crujffiana e dunque copernicana. Il calcio libero e organizzato, anima e mente, cuore e spirito. Messi come suo discepolo prima e come suo profeta poi. Però tempus fugit, più rapidamente di quanto sia possibile rendersene conto.

Crescere, maturare, invecchiare con Messi Aver vissuto Lionel Messi e Cristiano Ronaldo all'apice della loro carriera è stata una fortuna. Aver vissuto nella rincorsa e nella ricerca della risposta sull'eterno dualismo, ha rinvigorito la sfida ma ci ha anche fatto perdere i dettagli di una storia bellissima. Che andrà avanti ancora per un po', perché non è ora il momento, o forse non ancora. Però è alle porte e la serata di ieri è un segnale. Inequivocabile. C'è un terremoto che bussa alla porta dell'Olimpo e ha il sorriso sfrontato di Kylian Mbappé. E' cresciuto con il poster di CR7 appeso al muro. Ieri ha fatto tre gol a Messi, da protagonista. Siamo cresciuti, oppure maturati, o magari invecchiati, con Messi e col suo amico e nemico portoghese. Presto sarà tempo di guardare la carta d'identità e controllarne la data di scadenza.

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Giovedì 2 Maggio 2024
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