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Panchina senza un padrone, casting per la dirigenza. Il Milan è al quinto anno zero consecutivo

di Andrea Losapio
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

La prossima estate sarà il quinto anno zero del dopo Silvio Berlusconi. Perché da quando Yonghong Li ha preso in mano il club, versando prima la caparra e traghettandolo per una stagione di insuccessi, poi pompando milioni come non ci fosse un'altra stagione (che poi in effetti non c'è stata) infine offrendolo a Elliott, non c'è stato nient'altro che un terremoto tecnico dietro l'altro, quasi a confermare come la situazione sia praticamente insostenibile. Il Milan non riesce a risollevarsi nonostante ci sia sempre un ricambio generazionale perché i risultati non arrivano, i tifosi sono stanchi - ma spesso riempiono San Siro - e ogni anno c'è sempre la stessa litania. Un nuovo allenatore, grandi programmi per il futuro, esaltazione di un gruppo che poi vive momenti di vuoto assoluto, fino al fallimento finale.

TROPPI EX? C'è un grande filo conduttore negli ultimi anni rossoneri. C'è sempre stato almeno un ex, o in panchina oppure tra le fila dirigenziali. Forse costretti a vivere sugli allori, a credere che basterebbe l'enorme credito che si ha per vincere. Prima era stato Silvio Berlusconi, come presidente onorario, con Galliani. Poi è arrivato Gennaro Gattuso a prendere il posto di Montella, ma in un equivoco che era evidente sin dall'estate precedente quando un allenatore che ha vissuto Palermo, OFI Creta, Pisa è finito a fare il tecnico della Primavera. Poi Leonardo, ora Maldini e Boban. Al netto della sfortuna di arrivare a un punto dalla Champions, per quella che poteva essere una conferma di Gattuso quasi in pompa magna, il Milan non si qualifica alla Champions da troppi anni. Ed è il segno dell'involuzione.

LA SFIDA DI GAZIDIS - Arrivato lo scorso inverno, deve dare un taglio su quasi tutto. Il suo Arsenal ha raggiunto un discreto fatturato e ha tenuto la barra dritta con gestioni quasi lacrime e sangue (basti pensare alle cessioni famose, Fabregas su tutte) ma era un altro calcio. Ora l'idea è stata quella di abbassare di molto il monte ingaggi, provare a cedere giocatori come Piatek - cosa che in passato non succedeva, quindi occhio a Donnarumma e Romagnoli in estate - e cercare un istant team, una squadra che possa navigare verso la prossima Europa per poi ricalibrare il tiro, magari rifondando da zero. Questo a meno che non arrivi qualcun altro come Arnault, sempre molto chiacchierato.

PANCHINA SENZA PADRONE E CASTING DIRIGENZIALE - Così Gazidis, a bocce ferme, crede di avere quasi carta bianca. Se è vero che Pioli probabilmente non sarà confermato - un po' come all'Inter del dopo De Boer, finisce presto sul banco degli imputati e c'è il fantasma di Spalletti dietro - anche il reparto dirigente sembra in netta difficoltà. Le smentite di rito su Rangnick hanno lasciato il tempo che hanno trovato: l'idea, per il Milan, è che per rialzarsi serva la Champions League e un nuovo stile, magari non ancorato al passato, lucente quanto carnefice della situazione attuale.

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