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Juve e Inter, plusvalenzopoli è un derby d’Italia che si avvia a un grande buco nell’acqua

di Ivan Cardia
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Tempi lunghi e chissà se l’inchiesta andrà mai da qualche parte. Il calcio italiano è nel mirino dei pubblici ministeri, che puntano plusvalenzopoli con tutte le difficoltà del caso. Da Torino a Milano, le Procure hanno messo sotto i riflettori i bilanci delle società di Serie A, su tutte - per quel che finora è stato reso noto - Juventus e Inter.

Qui Juve. Nel caso dei bianconeri, tutto nasce dalle verifiche avviate in estate da Consob - l’autorità di vigilanza sulle società quotate in borsa - e CoViSoC - l’organo della FIGC deputato a controllare i bilanci dei club - sui conti bianconeri. A fine ottobre, la Procura di Torino apre un fascicolo d’indagine, denominata Prisma: tra gli indagati, a oggi, figurano il presidente Agnelli, il vice Nedved, il CFO Cerrato e il legale Gabasio, nonché gli ex Paratici, Bertola e Re. Delle sessantadue operazioni segnalate dalla CoViSoC come sospette, quarantadue interessano la Juventus, i cui dirigenti finiscono anche al centro di diverse intercettazioni, dalle quali sembrerebbe evincersi l’esistenza di una “carta di Ronaldo”, la presunta pistola fumante del caso che però sinora gli inquirenti non sono riusciti a trovare. A inizio dicembre, dopo le prime attività ispettive e aver sentito sia diverse persone informate sui fatti che alcuni degli indagati - qui un approfondimento “a caldo” - la vicenda è andata in uno stato di quiescenza. Nel frattempo la Vecchia Signora - che con l’ad Arrivabene ha più volte chiesto rispetto - ha completato con successo l’aumento di capitale. In maniera parallela rispetto agli accertamenti della giustizia ordinaria, prosegue il lavoro della Procura Federale, anche se a oggi non è chiaro se e quando vi sarà uno sbocco.

Qui Inter. Più recente, ma non è detto che possa andare più lontano, la notizia dell’esistenza di un’inchiesta sui conti nerazzurri. A condurla, la Procura di Milano, con lo stesso pool di avvocati che nel frattempo ha messo nei propri radar Fali Ramadani, super agente sospettato di una maxi-evasione fiscale. Quanto ai nerazzurri, l’origine dell’indagine nasce dalle considerazioni e le informazioni divulgate sulla stampa dopo l’esplosione del caso plusvalenze in casa Juventus. A pochi giorni da Natale, la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici della società di viale della Liberazione, in cerca di materiale probatorio. Allo stato attuale, l’inchiesta prosegue contro ignoti, ma non è escluso che a breve l’Inter e alcuni suoi dirigenti non possano finire ufficialmente indagati. I reati ipotizzabili sono sostanzialmente gli stessi, anche se nel caso dell’Inter aiuta (e non è un aspetto secondario) a evitare sia le aggravanti che alcuni metodi di ricerca della prova - per esempio le intercettazioni - la circostanza di non essere quotata in borsa. Nel mirino, in ogni caso, sono sempre le tante plusvalenze fatte registrare dalle società negli anni, con una particolare attenzione dedicata alle operazioni senza scambio di denaro e alle clausole di ricompra stipulate con le altre società.

FIFA e FIGC al lavoro. Alla finestra, la FIFA di Infantino e - per l’Italia - la FIGC di Gravina. Al di là degli eventuali aspetti penali della faccenda, le plusvalenze sono del resto una bolla che le autorità del calcio guardano da anni con paura e con la speranza di sgonfiarla prima che possa scoppiare. La FIFA, in particolare, sembra orientata a introdurre un meccanismo oggettivo di valutazione dei cartellini dei calciatori. Non è chiaro come possa funzionare e, come ha fatto notare Gravina, è molto improbabile che un tribunale possa accettare un sistema di questo tipo. Il presidente della federcalcio italiana, scettico su criteri oggettivi a cui ancorare i trasferimenti, pare invece intenzionato a rivedere i criteri per la concessione delle licenze nazionali, scorporando solo a quel fine le plusvalenze dai bilanci dei club. Anche qui, però, non è chiaro come si possa raggiungere questo risultato, considerato che di per sé le plusvalenze non sono elementi illeciti, ma anzi rappresentano il naturale sbocco dell’attività imprenditoriale di società di capitali che possono - e in molti casi lo fanno virtuosamente - fare ricorso al trading dei calciatori per sostenere e incrementare la propria attività sportiva. Si arriva così a uno dei problemi fondamentali della questione: considerare capitali dei “beni” estremamente mobili come dei giocatori - peraltro legati alle società da contratti spesso di breve durata - è un artificio che al calcio è sempre andato bene. In nessun altro settore i lavoratori dipendenti dall’azienda di riferimento hanno lo stesso peso per il relativo bilancio. È arduo, però, pensare di tornare indietro ora, specie in un momento nel quale il flusso di cassa da altre voci dei conti dei club si è ridotto in maniera sostanziale.

Come finirà? Troppo presto per dire quale approdo avrà questa inchiesta, così come se si allargherà ad altre società: l’attività degli inquirenti è da seguire da vicino e non possiamo escludere nessuna ipotesi. Alcune operazioni tra quelle considerate “sospette”, però, mettono in luce le criticità di un’indagine di questo tipo. Emblematico il caso di Zaniolo: dal punto di vista oggettivo, nel giugno del 2018, investire 4,5 milioni (più il 15 per cento della rivendita) per un ragazzo con zero presenze in Serie A sarebbe stato considerato uno sproposito. Oggi, è evidente che l’affare all’epoca l’abbia fatto la Roma, ma per la verità era già diventato evidente pochi mesi dopo lo scambio con Nainggolan. Cosa sarebbe successo se Zaniolo non avesse trovato fiducia o spazio in giallorosso? Nessuno può saperlo, e in teoria questo interrogativo si potrebbe applicare - tenendo o togliendo il non - a tutti i calciatori interessati dall’inchiesta. Per di più, nell’unico vero precedente di riferimento, il Chievo, venne provato che gli affari fossero stati combinati al fine di consentire l’iscrizione al campionato - cosa che non è stata neanche ipotizzata a oggi per Juve e Inter - e in ogni caso l’esito a livello di giustizia sportiva fu una penalizzazione di modesta entità. Il rischio tanto rumore per nulla, insomma, è dietro l’angolo.

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Sabato 4 Maggio 2024
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