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Inter, tre big match fanno una prova. Juve, non puoi sperare sempre nel cortomuso

di Ivan Cardia
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Il rigore finale, che Mariani avrebbe dovuto vedere da solo ma Guida non avrebbe potuto segnalare al VAR, annega l’amarezza dell’Inter in quella di chi si è vista soffiare due punti al fotofinish. Il derby d’Italia, i nerazzurri di Simone Inzaghi lo hanno invece non vinto quando non lo hanno chiuso. Barella, capitano in pectore, e compagni hanno giocato meglio della Juventus. A tratti, molto meglio. Una superiorità piuttosto evidente si è tradotta in un solo gol di differenza: basta un episodio ad annullarlo.

Tre big match giocati finora, l’Inter non ne ha vinto nessuno. Dei nove punti a disposizione contro Atalanta, Lazio e Juve, i campioni d’Italia ne hanno raccolti appena due. Troppo poco, per chi aspira a difendere quel tricolore che oggi ha cucito sul petto. Si dice che tre indizi facciano una prova: rigore a parte, Inzaghi ha soprattutto da smentire questo assunto. Non potrà farlo nell’immediato, il prossimo appuntamento di gala è quello con il Milan appena prima della sosta. A un terzo del campionato, sarà una partita cruciale per capire se questa è una squadra da scudetto. Oggi ha pregi e difetti: la buona prestazione con la Vecchia Signora non ha risolto tutti i dubbi perché non è arrivata la vittoria, ma anche per le ragioni per le quali non è arrivata.

La Juventus sorride per un punto acciuffato all’ultimo secondo. Alla fine conta il risultato, per carità. Massimiliano Allegri, in questo, è sempre stato molto più onesto di tanti suoi colleghi che si nascondono. I bianconeri, comunque, non l’hanno fatto. Dato il ritardo accumulato in classifica, vincere al Meazza avrebbe rappresentato l’unico vero modo di dire: ci siamo davvero anche noi. Resta invece il ritardo in classifica, rimangono tante incertezze su una squadra che ha parecchie individualità ma alla quale sembra mancare da due stagioni la cosa più importante: un’anima.

Il cortomuso non basta sempre e comunque. Quando Allegri disse quella frase, spiegò che era indifferente come si vince. Basta farlo. Non ha sempre vinto di un’incollatura, anzi quasi mai. Il motivo è semplice: essere primi di cortomuso è maledettamente difficile. Dopo quattro 1-0 consecutivi, la Juve ha preso un gol e non è riuscita a farne due. Un gioco, bello o brutto che sia purché coerente, è la base su cui costruire una continuità di risultati. Oggi Madama continua a stentare sotto questo punto di vista, ragion per cui deve fare il doppio della fatica per arrivare al traguardo. La gestione di un campione come Chiesa, o la scelta di schierare Kulusevski quasi a uomo su Brozovic (lo svedese è uscito con appena venti tocchi del pallone), sembrano piccoli tradimenti alla filosofia che Max ha sempre professato. Prima l’individualità, poi la tattica. Perché sull’ex Fiorentina, il miglior giocatore della sua squadra, si sta intestardendo nel fare l’esatto opposto?

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Martedì 30 Aprile 2024
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