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Inter, non rinnovare questo Dzeko è un sacrilegio. Su Skriniar, Marotta getta la maschera

di Ivan Cardia
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Il canto del Cigno? Macché. Il ritorno di Lukaku? Figuriamoci. Prima della gara col Napoli, si discuteva se il partner del belga dovesse essere Lautaro o Edin Dzeko. In realtà, il bosniaco è sempre stato abbastanza sicuro di giocare e i fatti hanno dato ragione alle certezze di Inzaghi. Uno così, in questo momento, non si toglie dal campo. Del resto, 37 anni a marzo, il ragazzone di Sarajevo, piuttosto che sparare le ultime cartucce, nella prima parte di stagione ha tenuto in piedi l'annata dell'Inter. E nella prima gara del 2023, già da dentro o fuori, ha rimesso i nerazzurri in corsa per uno scudetto che resta obiettivo complicato. Ma appena credibile quasi esclusivamente grazie alle sue reti.

Non rinnovare? Eresia. Certo, pesa l'emozione del momento. Dzeko non è giovanissimo e lo sa alla perfezione. L'età l'abbiamo ricordata poco sopra, è difficile credere possa mantenere fino a giugno 2024 - cioè la scadenza del nuovo contratto che dovrebbe firmare - uno standard così alto. In una carriera da sottovalutato di lusso, però, la stoffa del campione l'ha dimostrata tante volte e la sta confermando oggi. Rinnovare, del resto, si può fare con tanti propositi: se sinora è stato il salvatore della patria anche per necessità, in un futuro medio-lungo può essere in tanti modi una risorsa utile alla squadra. Il nuovo contratto, in ogni misura, lo impone il campo. E infatti l'Inter non sta a guardare: i primi approcci ci sono già stati. Non proprio da fumata bianca immediata, ma il traguardo non è neanche un miraggio. Servirà trattare, perché da entrambe le parti è giusto che sia così, specie sul piano economico dove Dzeko può vantare le sirene estere (Turchia e USA) e l'Inter deve spuntare un ritocco al ribasso per avere una vera strategia del proprio avvenire. Ma, se si sta bene insieme, perché separarsi?

Su Skriniar… A proposito di rinnovi, quello principe in viale della Liberazione rimane quello di Milan Skriniar. Una telenovela che ormai ha stufato praticamente tutti, a partire dai tifosi che sì, vorrebbero sapere di un lieto fine, ma ai quali a un certo punto basterebbe avere certezze. Per la prima volta, a margine della vittoria sul Napoli, Beppe Marotta ha unito realismo a ottimismo: "Possiamo fare tanto, ma non l'impossibile". La società alla soglia del possibile - stipendio da oltre 6 milioni di euro a stagione - è già arrivata, che non potesse andare oltre lo sapevano persino i muri della Pinetina. Alla fine della fiera, Skriniar deve rispondere a una semplice domanda: vuole rinnovare con l'Inter o no? Le condizioni economiche sono quelle, non ci sono margini per migliorarle, né per avvicinare ciò che altrove può (legittimamente, se vuole) guadagnare. Il downgrade comunicativo, forse, è il primo vero indizio che la risposta rischia di essere il segreto di Pulcinella, e il bis di Perisic, seppur con un contorno molto diverso.

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