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Il Sarrismo e l'Allegrismo, ovvero la Juventus che cambia

di Marco Conterio
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© foto di Insidefoto/Image Sport

Massimiliano Allegri, nel suo trattato di calcio e pratica, confuta la filosofia del pallone di Maurizio Sarri. Sembra raccontare la psicologia di Freud che spiegava che "il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale". Risultatisti e giochisti che è un approccio al senso stesso del futbol. Nell'intervista al Corriere, Allegri ha spiegato che il Guardiolismo avrebbe dovuto rappresentare l'eccezione e che invece è stato utilizzato come regola e carta carbone. Sarri da tempo cerca l'eccellenza nel gioco e nella giocata e per creare una spaccatura col passato fatto di essenzialità, Agnelli e Paratici lo hanno portato a Torino. Arrigo Sacchi oggi l'ha difeso a spada tratta, lui che da tempo ne segue le gesta e che per questo può farlo. Locke scriveva che L’unica difesa contro il mondo è approfondirne la sua conoscenza e siccome Sarri è un discepolo del Sacchismo, allora ne ha ben donde.

Maurizio Sarri è in difficoltà ma la ferita è cutanea. Dopo lo squarcio profondo col passato, sta lentamente rimarginandosi, sta provando a creare una pelle nuova alla Juventus. L'impressione è che ancora sia riuscito a capire i suoi giocatori ma che solo alcuni abbiamo imparato a fare viceversa. Le sue lezioni sono complesse, in un linguaggio tattico difficile. Giorgio Chiellini, in una splendida chiacchierata con Sky al Galà del Calcio, ha riassunto il cambio radicale di filosofia. Il baricentro, il recupero palla, il "godere nel non prendere gol, poi ci pensano Dybala o Ronaldo" che cambia in una squadra che vuol farne di più, divertendo e vincendo al contempo. Da Allegri a Sarri tutto cambia perché nella cambi, nel fine italiano, magari solo in quello europeo.

Però adattarsi non è semplice, ancora no. Alcuni uomini sembrano aver capito i dettami, dal riscoperto Matuidi, allo sbocciato Bentancur, da Pjanic in regia fino a Ramsey sulla trequarti. Non Bernardeschi, non ancora Ronaldo che solo per trenta minuti è stato quello vero contro la Lazio e che poi è tornato nell'eclissi di questo difficile periodo stagionale. De Ligt sembra a tratti da ottantacinque milioni, a tratti sta ancora faticando a trasformare l'esperienza tattica olandese in quella italiana. E cambia il mondo, cambia per tutti. Il Sarrismo ancora non esiste, almeno a Torino. "Trattasi di concezione del gioco del calcio propugnata dall’allenatore Maurizio Sarri, fondata sulla velocità e la propensione offensiva; per estensione, l’interpretazione della personalità di Sarri come espressione sanguigna dell’anima popolare della città di Napoli e del suo tifo". Le parole sono importanti, sicché pure la geografia. Città diverse, abiti differenti, stili diversi.

Torino provò già un passaggio simile, da Dino Zoff a Gigi Maifredi. I risultati furono una Caporetto, adesso la bestia è ferita ma in fondo la Juventus ha perso solo una partita, è già qualificata in Champions League e via discorrendo. C'è, è vita, vegeta, lotta. Solo che è sempre a lezione, e c'è da domandarsi se abbia modo, tempo e possibilità di studiare a fondo, in un calcio così, in una stagione così. L'Allegrismo è più facile, così come il calcio di Conte. Perché è verticale e diretto, al cuore e alla pancia e si sa che reagiscono ben prima dell'intelletto. L'istinto animale del pallone che è in fondo una cosa semplice, l'eccezione dice Allegri non può essere regola. La pratica, in questo caso, è immediatezza, che l'Inter sia entrata subito nelle idee e nei meccanismi del suo nuovo allenatore ne è controprova e non certo confutazione. Per i progetti serve tempo, per le istruzioni tattiche altrettanto. La Juventus non ne può concedere. Per adesso in pochi hanno imparato la lezione e l'undici anti Atletico Madrid ha dimostrato una cosa che il secondo tempo contro la Lazio ha smentito. Chiarisca subito che strada vogliono prendere i giocatori bianconeri. L'Allegrismo era una cosa più semplice, non per questo peggiore. Il Sarrismo è più complesso, non per forza migliore. Solo diverso.

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