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De Rossi si ritira e ci sentiamo tutti un po' più vecchi

di Marco Conterio
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© foto di Federico De Luca

Daniele De Rossi ha salutato il calcio in maniche di camicia e con accento argentino. Ha nascosto la sua emozione dietro la barba e dietro i suoi occhi profondi da uomo che hanno raccontato un cuore messo ancora a nudo. I tacchetti che non scivoleranno più, perché per uno così anima e animo vanno di pari passo. L'Argentina è stato il coronamento di un desiderio, profondo, intimo, il mondo lontano da casa. Però quella ha chiamato e non ha saputo resistere e non rispondere. Daniele De Rossi è tornato a Roma perché in fondo sono parti di una stessa frase, rima baciata, Capitan per sempre per un futuro che non c'è mai stato. Perché l'ombra imponente di Francesco Totti talvolta ha rimandato la sua esplosione e dall'altra parte il peso d'esser profeta in patria ne ha frenato la crescita e la consacrazione. Scelte e vita, De Rossi non le ha mai nascoste dietro la barba, gli occhi.

Oggi che si ritira, ieri che ha detto basta, la carta d'identità di tutti noi s'ingiallisce un po' di più. Perché ci sentiamo meno imberbi, se pensiamo che di quell'Italia, Campione del Mondo, di noi che ci abbracciavamo ebbri e piangenti, resta solo l'immortale e inesauribile gloria di Gianluigi Buffon. Il cielo era azzurro sopra Berlino, ricordi d'un tempo, quattordici anni fa. Solo che li capisci così, te ne rendi conto in una scivolata che tempus fugit e che forse lo facciamo scappare troppo. De Rossi da calciatore era il contrario. Era un promemoria sul calendario degli avversari, un cerchietto rosso alla voce 'non si passa'. Ha avuto modi rudi e metodi ruvidi, la bacheca vuota e il cuore pieno. Scelte e vita, non le ha mai nascoste dietro altri colori che non fossero il giallo e il rosso.

Daniele De Rossi ha esordito il 30 ottobre del 2001 e New York piangeva lacrime ancora fresche, amare. Valentino Rossi aveva vinto da poco il Mondiale davanti a Biaggi e Capirossi, un giorno dopo la prima con la guida di Fabio Capello la sonda Mars Odissey scatto la prima istantanea a raggi infrarossi di Marte. Calpestavamo lo stesso Mondo eppure era un altro pianeta, quasi vent'anni fa. De Rossi aveva la barba fatta e la ventisei sulle spalle. Oggi, ieri, la camicia bianca e il tono e l'esperienza di un giocatore che ne ha viste. Passate. Vissute. Di un senatore, di un Campione, di un simbolo e di una bandiera. Che ieri s'è ammainata, ha chiuso un'era e c'è di che dirgli grazie per tutte le memorie che ha regalato agli appassionati italiani di pallone. Anche se ci ha fatto sentire tutti un po' più vecchi.

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Sabato 4 Maggio 2024
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