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Fabio Cannavaro riparte da Udine, l'obiettivo è la salvezza: "Stop alla paura"

di Tommaso Bonan
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Dopo la sconfitta pesantissima patita nello scontro diretto contro l'Hellas Verona, l'Udinese ha optato per un nuovo cambio in panchina. Via Gabriele Cioffi, che era subentrato ad Andrea Sottil, dentro Fabio Cannavaro per provare a dare una scossa per le ultime cinque partite (più recupero con la Roma) e centrare l'obiettivo salvezza. L'ex allenatore del Benevento e campione del mondo si è dunque presentato in conferenza stampa, raccontando obiettivi, speranze e prime impressioni: ecco le sue dichiarazioni integrali.

"Ringrazio i direttori per le belle parole oltre che la società per la possibilità di essere qui, ringrazio Cioffi per lo sforzo fatto fino a ieri, l'ho sentito ieri sera. Al di là della tanta voglia ci sono sicuramente difficoltà, è sicuramente una squadra con molti giocatori che parlano diverse lingue e sicuramente la comunicazione è fondamentale, chi gioca a calcio sa che la lingua è una, c'è da avere un concetto unico però, che è quello di non aver paura. Nelle ultime partite non ho visto problemi fisici o tattici, ma ho visto paura. Ieri abbiamo fatto recupero, oggi è stato il primo allenamento di preparazione, l'aspetto psicologico sarà fondamentale, indipendentemente dal fatto che sono stranieri. C'è da fargli capire la storia di questa società, che dietro c'è una tifoseria importante che li sosterrà fino alla fine, c'è da sbagliare il meno possibile per arrivare all'obiettivo salvezza".

La chiamata dell'Udinese, un compito difficile da qui in avanti:
"Quando ti chiamano certe società è difficile dire di no, la storia nelle scelte è importante. L'Udinese ha storia da società seria, dove puoi venire e lavorare, sono state ore sicuramente intense, la chiamata è stata così veloce... ma era giusto accettare, ho le giuste motivazioni. Il momento sicuramente è complicato ma partiamo da una buona base, la squadra ha problemi ma ci sono qualità, tecniche e umane. Ho visto i giocatori, sicuramente c'è da lavorare, come detto ai giocatori se aspettiamo partita per partita di non subire gol, di fare questo e quell'altro non ce la facciamo, dobbiamo subito pensare di alzare l'asticella, quattro vittorie sono poche, dobbiamo tutti subito alzare l'asticella".

Ci si aspetta da lei tanto, si vuole festeggiare l'anno prossimo il trentesimo anno di Serie A, un traguardo molto importante per una realtà da meno di centomila abitanti. L'Udinese ha diversi problemi, ma i più gravi sono forse quelli psicologici:
"E' l'analisi che abbiamo fatto un po' tutti, chi sa di calcio sa cosa possano fare questi ragazzi. Parlavo di paura perché soprattutto nei minuti finali c'è da alzare l'asticella della fame, dell'attenzione, c'è un risultato da portare a casa. Quando non lo fai è un aspetto principalmente mentale. Il mio calcio era diverso da questo, oggi i giocatori sono super controllati, possiamo sapere tutto, c'è una macchina dietro di loro e funziona benissimo. Dobbiamo lavorare sull'aspetto mentale, abbiamo cominciato a lavorare subito su quello".

Come si tira fuori il meglio dai giocatori in frangenti così?
"I giocatori quando entrano in questa struttura vedono le maglie di chi è passato per di qua e già lì devono rendersi conto di cosa è stato fatto da chi è passato per di qua. La storia di questa società va rispettata, bisogna far capire a questi ragazzi che trent'anni di massima serie sono frutto di sacrifici di una famiglia che ha fatto qualcosa di importantissimo, sono venuto spesso qui da avversario e questo si percepiva subito. Anche all'estero quando vai devi capire subito la storia del club. Se loro non riescono a capirlo sei tu che devi farglielo pesare".

La prima è con un compagno con cui ha condiviso qualcosa di importante, ci sarà anche il Napoli:
"Il calcio è questo, è emozioni, incontrare vecchi amici, il tuo passato. Però la cosa più importante siamo noi, per noi saranno gare fondamentali, l'ho detto ai ragazzi oggi, al di là degli obiettivi altrui i nostri devono essere tripli. Dobbiamo avere più fame in tutti gli aspetti".

Il tempo è zero, dove ci si concentrerà?
"L'aspetto mentale chiaramente è fondamentale, è una squadra che comunque subisce poco, a volte però c'è da capire che bisogna fare qualcosa in più, alzare un po' il baricentro, pressare più alti, cercare qualche certezza in più per trovare più tranquilli".

Nello staff ci sarà anche Pinzi:
"E' stato facile, ovunque sono andato ho sempre cercato collaboratori locali, perché mi permette di accorciare i tempi, Pinzi è un allenatore ora che è stato tanti anni qui, conosce benissimo la società e quando mi è stato proposto ho accettato senza problemi perché lo trovo valore aggiunto".

Ti sei sentito con Di Natale? Hai mai visto la squadra dal vivo?
"Sì mi ha scritto lui come Quagliarella e Di Natale, sono stati tanti i napoletani qui e spero di lasciare un segno come loro. La squadra non l'avevo mai vista dal vivo, quindi in queste 48 ore mi sono immerso, poi mi baso molto su quanto vedo in allenamento. Samardzic è il ragazzo che più qualità, la gente si aspetta tanto da lui, oggi è un po' in difficoltà ma è normale, quando gli avversari ti conoscono poi c'è un occhio di riguardo. C'è poi Lucca che ho visto in nazionale. Il tempo è poco, ora dobbiamo concentrarci sulle cose più importanti, dobbiamo creare collettivo, ragionare di squadra, per venirne fuori non possiamo pensare a livello individuale. Non mi posso basare su un giocatore che è di qualità e magari non corre, meglio poi sicuramente averle certe qualità".

Hai già parlato con Pereyra?
"Andrò in riunione con lui tra poco. Parlerò a livello individuale con tutti, più informazioni posso avere dai ragazzi meglio è. Quando arrivi in un contesto nuovo devi prendere informazioni rapidamente, abbiamo tra pochissimo venti minuti da recuperare, poi un'altra partita, mi vedrò quindi tra poco con i vari ragazzi".

Quali insegnamenti ha tratto da Lippi o Capello?
"Citi due fenomeni, avevano nelle regole e nel concetto di squadra l'ambizione di vincere sempre. Due caratteri forti. Due personaggi che hanno fatto la storia del nostro calcio. Spero di aver preso un pezzettino da tutti, ci sono anche Zaccheroni, Sacchi, Trapattoni, Zoff, ne ho avuti veramente tanti. Non è facile poi trasferire certi insegnamenti, pensiamo tutti alla tattica, alla tecnica, ma sono ragazzi che spesso vivono fuori, a volte ci vuole il bastone, a volte la carota, spesso la cosa più complicata è la gestione".

Le vittorie sono arrivate con le big, forse addirittura meglio affrontare certe squadre ora:
"Te lo saprò dire dopo se è meglio (ride ndr), a volte comunque giocare con certi avversari è meglio. Poi sicuramente ci sono le motivazioni ed è bravura anche di chi sta fuori trovare le giuste parole per preparare anche le gare con Frosinone, Empoli e Lecce. Non possiamo comunque aspettare quelle gare per fare punti. Dobbiamo cominciare a fare quello che ci interessa già da dopo domani".

Tatticamente qualcosa cambierà?
"Non sono legato ai moduli, sono sempre stato affezionato al 4-3-3 perché come sistema magari mi piace di più, poi però talvolta devi cambiare, devi capire il materiale a disposizione, capire che certezze hanno e poi su quello andare a lavorare. Penso che questa squadra possa fare più situazioni di gioco, può cambiare in fase di possesso e non possesso, dobbiamo essere bravi a tirarle fuori".

Mai successo di giocare venti minuti? Si va per vincere?
"No non mi era mai successo. Ce la dovremo giocare, di solito negli ultimi venti minuti sei stanco, ora sei fresco, la Roma non si risparmierà, sa che in venti minuti puoi vincere. Mi aspetto che ci sarà partita vera".

Su chi si fa la corsa?
"Su noi stessi, se sei conservativo rischi di bruciarti, noi dobbiamo fare la corsa su noi stessi, ogni partita la devi affrontare come finali, le finali non si giocano ma si vincono. Gara per gara vai e cerchi di fare qualcosa in più rispetto all'avversario, poi ci sono momenti in cui provare a far male all'avversario e altri dove contenere. Le migliori squadre al mondo hanno fasi dove difendono, anche il City".

Hai già avuto il polso dell'umore della piazza:
"Sono arrivato direttamente con le valige, c'è tanto lavoro, spero di poter testare la passione allo stadio".

Arriveranno anche i primi caldi, le assenze sono tante e avranno un peso:
"Sì, le assenze sono importanti, non sono abituato a dare alibi ai giocatori. Devo dare certezze, chiunque andrà in campo deve dare il massimo, sappiamo poi il calcio com'è, ma pretendo il massimo da tutti quanti, sono esigente".

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