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Una Champions da sballo e il dominio inglese. L’orgoglio italiano di Napoli e Inter e la rivoluzione in casa Real

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Ora abbiamo le favolose 8 d’Europa. E nei giorni in cui si discute tantissimo della Brexit, le squadre della Premier danno un chiaro indirizzo: in Champions vogliono dettare loro la legge. L’ultima volta che si era verificato un evento del genere era esattamente 10 anni fa: Arsenal, Manchester United, Liverpool e Chelsea. Arrivarono in 3 in semifinale e vinse il Barcellona, a Roma.
Come andrà a finire quest’anno sarà bello scoprirlo, già da oggi, quando saranno estratti gli accoppiamenti. Ma lo spettacolo e le emozioni che si sono respirate in questi ottavi di finale sono stati incredibili. Pensate che paradossalmente l’ottavo più “noioso” è stato quello fra Tottenham e Borussia Dortmund. Tutti gli altri hanno raccontato delle storie, hanno vissuto di rivincite o goleade, hanno fatto vivere serate magiche o da incubo.
Impossibile non vivere sull’onda lunga della superpartita della Juve di martedì: è stato detto tutto e non è possibile aggiungere qualcosa di originale. Rimane un unico grande dato (al di là delle capacità di Allegri): Cristiano Ronaldo. Lui stesso ha detto “sono stato comprato per partite come questa”: tutto quello che è stato detto e scritto nelle ultime due settimane è stato capovolto come la partita. Cristiano Ronaldo è stato il terminale straordinario e letale di una Juve feroce. Non sappiamo – perché è impossibile determinarlo – quanto CR7 abbia dato alla Juve (per mentalità, convinzione, esempio e naturalmente qualitò) e quanto la Juve abbia dato a CR7 (per nuovi stimoli, nuove sfide e ambizioni personali): ma il connubio tiene sia a livello economico che sul campo. Ora sotto con la nuova sfida: ma è evidente che questa Juve non ha più paura. E con questa determinazione fa paura a tutti. Anche se questo turno di Champions ha regalato una bella dose di autostima a molti, la Juve è lì in bella mostra con il suo Re pronto a riprendersi il trono, proprio nello stesso turno in cui i suoi ex compagni sono a leccarsi le ferite.
Ora l’orgoglio italiano è tutto sulle spalle di Napoli e Inter. I ragazzi di Ancelotti non hanno molti pensieri e molti problemi: l’andata ha parlato da sola. In questa vigilia si è parlato molto di più di Insigne e del suo umore (a proposito sposiamo in pieno la linea di Ancelotti e De Laurentiis) piuttosto che del Salisburgo. Non è un obbligo vincere l’Europa League: ma è un dovere provarci per continuare a crescere anche come club nella mentalità. Esattamente la novità che ha portato Ancelotti a Napoli.
In questo periodo abbiamo visto molti allenatori trovarsi in difficoltà, anche solo a livello mediatico. Giudicare il lavoro di Ancelotti facendo i confronti con l’ultimo anno di Sarri è concettualmente sbagliato: proprio perché uno è all’inizio del suo lavoro, l’altro era al culmine. Ma comunque bisogna essere consapevoli anche degli obiettivi del club. Per arrivare ai livelli della Juventus bisogna avere una programmazione impostata su binari diversi, bisogna imbroccare l’annata giusta di tutti (non solo della panchina) e soprattutto – come detto – continuare in questo processo di crescita che Ancelotti ha portato.

E che continuerà con Cristiano Giuntoli nella direzione sportiva: il prolungamento del contratto è un attestato di fiducia molto importante e un’investitura altrettanto significativa.
Se non è obbligatorio per il Napoli, vale lo stesso per l’Inter. Si trova a giocarsi due partite molto importanti (in questo momento decisamente le più importanti della stagione) con una squadra decimata. Spalletti giustamente responsabilizza chi scende in campo, li carica. Non serve a nulla lamentarsi: prima Eintracht e poi Milan. Non c’è bisogno di dire altro. Come non c’è bisogno di aggiungere altro su Icardi. In questo momento alla squadra – paradossalmente – conviene veramente far finta che Icardi non ci sia. Il problema ancora non si è risolto (e chissà quando si risolverà): ma è una questione che per primo il centravanti argentino deve capire come risolvere. Le due direttrici sembrano piuttosto chiare: la linea della coerenza con le proprie scelte la società (il gruppo avanti a tutto), la linea dell’orgoglio l’ex capitano. E’ ormai (o almeno così sembra) una questione di principio. La sostanza è che l’Inter e Spalletti non lo hanno a disposizione, indipendentemente da che parte voi siate. E quindi fa bene l’Inter a concentrarsi su sé stessa, senza pensare a quello che sarebbe potuto essere se o a quello che avrebbe potuto fare se…
Di sicuro sarà un grande tema di mercato: su cui conteranno evidentemente anche queste scorie accumulato da ormai un mese.
Una delle squadre che Wanda evoca è il Real. Se Zidane vuole veramente Icardi a noi non è dato saperlo (non ci risultano movimenti ufficiali o ufficiosi): di sicuro il ribaltone in casa blanca è fragoroso e la prossima estate ci sarà una grande rivoluzione. Di nomi – multimilionari – ne girano in continuazione: serve ritornare in alto. Serve trovare il prossimo pallone d’Oro: orfani di Ronaldo e con un Messi così, il Real non è più centrale nel panorama europeo. E questo non può andar bene a Florentino…
La chiusura è con l’ennesimo cambio in panchina in serie A. Via Iachini ad Empoli, torna Andreazzoli. Di sicuro per Iachini è una brutta botta. Perché in cuor suo sapeva di aver fatto un buon lavoro e perché il calendario nelle prossime settimane regalava degli scontri diretti che potevano letteralmente cambiare la stagione dei toscani. Per affrontarli la società si è affidata al suo vecchio allenatore, a quello della promozione. Che ha un calcio diverso, più propositivo. Vista da fuori sembra una scelta di principio, se darà i frutti sperati lo vedremo a partire dal prossimo turno di campionato: c’è il Frosinone.

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Martedì 7 Maggio 2024
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