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Sfida scudetto: per ora è nascondino (a parole)

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Sembra quasi un volersi nascondere per forza, non voler trovare la forza di dire: si va bene ci sono (anche) io. E’ passato più di un terzo di campionato ma ancora non basta per definire le gerarchie. Per carità: assolutamente normale a guardare la classifica, visto che la distanza fra la prima e la seconda è ancora troppo esigua per dire che il campionato abbia un padrone.
Ma ci sono delle evidenze di cui non si può non tenere conto. Intanto c’è una bella spaccatura fra l’Inter e la quarta in classifica. Per quello che abbiamo visto in campo, per la continuità mostrata, per le difficoltà in cui (almeno in questo momento o nel recente passato) vivono le inseguitrici si fa fatica a pensare che il Napoli, con lo scudetto cucito sul petto, la Roma o scendendo ancora Fiorentina, Bologna, Atalanta e Lazio possano pensare di inserirsi nuovamente per la lotta al vertice. Il Napoli probabilmente ha bruciato le possibilità di rientro proprio nello scontro diretto con l’Inter: vincerlo (poi unito in combinazione con l’altro big match contro i bianconeri) avrebbe significato come minimo poterci sperare. Avere uno spiraglio, riaprire un discorso che sembrava già compromesso e che ora, con la sconfitta, sembra sfumato.
E il Milan? Il Milan è evidente che ora è in difficoltà. Più che (solo) nei risultati, proprio nei numeri. Tanti infortuni, soprattutto in difesa, un ambiente che comincia a rumoreggiare, la mancanza di continuità. Ma nonostante tutto questo il Milan è lì a 6 punti. Non sono pochi e non sono neanche tanti, soprattutto con davanti ancora 2/3 di stagione. Il mercato potrà andare incontro ai rossoneri, puntellando fra poco le carenze dell’organico. E vedremo anche come andrà a finire il discorso europeo: la qualificazione al prossimo turno di Champions è legata ai risultati degli altri, ma per andare avanti comunque è indispensabile vincere e nel peggiore dei casi si andrà in Europa League. Non dovesse arrivare neanche quello, al di là delle questioni economiche che peseranno eccome, si può guardare il bicchiere mezzo pieno: un unico appuntamento a settimana in un calendario - per le altre - ingolfato.
E qui arriviamo al secondo tema, alla ritornello più frequente di queste ultime settimane: la Juve è favorita perché ha le coppe. E’ certamente un vantaggio che la Juventus ha saputo sfruttare, soprattutto per non stressare la rosa a disposizione di Allegri: una rosa che non è paragonabile per profondità a quella nerazzurra e che se avesse avuto il doppio impegno chissà forse sarebbe andata in difficoltà (ancor più di quanto è andata finora con le squalifiche dei due centrocampisti e gli infortuni in difesa). Non basta, chiaramente.

Anche qui ci sarà il mercato. Però non dobbiamo neanche credere alle parole di Allegri e Giuntoli: “obiettivo quarto posto”. Manca un aggettivo, arrivati a questo punto. Obiettivo “minimo” quarto posto. E’ lapalissiano che la Juventus deve arrivare in Champions e si sforzerà per questo. Lo ha spiegato benissimo Allegri. Ma ora che la testa della classifica è a portata di mano, non pensarci sarebbe delittuoso. Anzi: sarebbe davvero improbabile qualcuno che alla Continassa oggi non pensa davvero a vincere il campionato. Sarebbe innaturale: per la mentalità juventina e per lo spirito che hanno sempre dimostrato i giocatori.
Questo chiaramente non significa essere i favoriti, ma poterci riuscire sì. Oggi l’Inter ha dimostrato di avere una grande sicurezza, una grande qualità e un grande equilibrio. Ma la Juve è lì, attaccata. E aver fatto così bene, finora, non ha permesso ai nerazzurri di fare il vuoto. E quindi non ci si può sfilare dalla lotta, con obiettivo “quarto posto”.
Ma mettersi in disparte per far luce sull’altro sembra essere lo sport di questo inizio dicembre. Vai avanti tu, che a me viene da ridere. Cercare chi ha iniziato a sfilarsi è impossibile, fa parte del gioco. Ma finora non ci è cascato nessuno…

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