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Sarri, l'Immacolata e il primo giro di boa. Insigne, tempo scaduto. Fiorentina a pezzi. Spal, il problema non è... Semplici

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Silenzio. Stai a vedere che quest'anno non consegniamo lo scudetto, alla Juventus, a marzo e forse forse ci divertiamo un po' anche per la lotta al titolo. Un primo dato è, quasi, certo. Aveva ragione Max Allegri che vince anche quando non gioca.... vincente! Lo spettacolo non conta e non lascia nulla. Contano le vittorie, quelle sì che restano. Allegri sta dando uno schiaffo morale a tutti i tifosi bianconeri che preferivano lo champagne al pane. Se vinci ti diverti, se giochi bene e non vinci si divertono gli altri. Per trarre delle conclusioni è ancora molto presto e la Juventus resta, senza dubbio, la grande favorita per lo scudetto. Ha due squadre in una, l'Inter è ancora da completare ma almeno possiamo dire il giorno dell'Immacolata che ci stiamo divertendo. La Juventus può pareggiare in casa con il Sassuolo e ne può prendere tre a Roma dalla Lazio che sta viaggiando a numeri pazzeschi. Sarri non ha trovato ancora la quadratura esatta. La troverà, ne siamo certi. Nel frattempo Antonio Conte vede il bicchiere mezzo vuoto perché starà pensando, dopo la sconfitta della Juventus, che sarebbero potuti essere a + 4. Chi lo avrebbe mai detto. La Juve non gira. L'assenza di Chiellini sta pesando molto di più di quanto avremmo immaginato, alla luce di un De Ligt che non sta sembrando un fulmine di guerra. La Juve si sta riscoprendo fragile, cosa che in Italia non siamo più abituati a vedere. Ci possiamo divertire e l'augurio è che continui il testa a testa fino a maggio; poi vinca il migliore e se dovesse esserci un terzo incomodo sarebbe ancora tutto più bello. Freniamo i facili entusiasmi perché Sarri le sta studiando tutte e per la testa che ha troverà la soluzione ai problemi attuali della squadra.
I veri problemi, tuttavia, non sono a Torino ma a Napoli con una squadra crollata nei risultati, smarrita nelle prestazioni a annegata nelle guerriglie interne. Da grande gestore Ancelotti si è ritrovato al timone del Titanic. Pessima gestione di tutta la società, a cominciare da Cristiano Giuntoli, dal quale ci aspettavamo un contributo diverso. A fine stagione, anche per lui, sono pronti i titoli di coda o al massimo uno spostamento verso Bari. Il Napoli ha buttato una stagione e adesso deve correre ai ripari per salvare il salvabile. Simbolo di una squadra che non c'è più è Lorenzo Insigne. Dei tre fuoriclasse del Pescara di Zeman (Verratti, Immobile e Insigne) ci si aspettava che sarebbe stato il calciatore con il futuro più roseo. Si è invertito tutto e, mentre Verratti a Parigi ha strappato il contratto dei record, Immobile sta facendo raffiche di gol nella sua Lazio, Insigne guadagna prime pagine sempre per malumori o prestazioni sotto la sufficienza.

Giocare a Napoli non è semplice, lo sappiamo bene. Figuriamoci per un napoletano. Forse l'errore più grande è stato quello di restare a fare carriera a Napoli. Non è un caso se da Di Natale a Quagliarella fino a Ciro Immobile e Montella sono scappati tutti dalla propria città per fare una carriera importante. Insigne è un figlio di Napoli ma Napoli non è un genitore modello per un ragazzo che ha provato a dare tutto ma alla fine è stato risucchiato dalle aspettative: troppo alte.
In un mare di guai è finita la Fiorentina. Sconfitta anche a Torino, Commisso sta dando ancora fiducia a Daniele Pradè che, a sua volta, blinda l'allenatore. I problemi non sono solo di Montella ma così la Fiorentina non può andare avanti. Si sta perdendo tutto l'entusiasmo generato dall'arrivo di Commisso e Barone. Persone serie e grandi imprenditori. Purtroppo il calcio è l'unica azienda senza regole. Se ne stanno accorgendo anche loro. Complimenti a Pradè che riesce a tenere inchiodato in panchina Montella. In altre situazioni si era cambiato per molto meno. I viola non hanno gioco e non ottengono risultati. La squadra non c'è con la testa e neanche con le gambe. Il tempo sta scadendo, anche qui, ma Commisso non può pensare di arrendersi già a inizio dicembre.
Dopo la cavalcata dalla C alla A e le belle stagioni vissute da protagonista ottenendo salvezze brillanti, quest'anno sembra andare tutto storto alla Spal. Si riflette sul futuro di Leonardo Semplici ma l'allenatore ha poche colpe. Forse la più grande è quella di non aver capito, in tempo, che a Ferrara era finito un ciclo. La Spal dei miracoli, quest'anno, non si è presentata al nastro di partenza. Se perdi in casa con il Brescia e sbagli un rigore al 97esimo a Udine, gentile omaggio del Var, significa che prendi la salvezza e la scaraventi dal balcone. Peccato perché la società, finora, ha fatto grandi cose: dal mercato allo stadio. La Spal è una realtà che ormai si è consolidata e cambiare allenatore non avrebbe molto senso anche perché la domanda successiva sarebbe: chi prendi meglio di Semplici oggi su piazza? Ci vuole fiducia e pazienza sapendo che, ogni anno, questo è il triste destino della Spal. Si resta in A o si va in B con Semplici o senza Semplici. Piuttosto, a gennaio, questa squadra sarebbe da rinforzare con gente di qualità e fame. Quella che sta venendo un po' meno ai ferraresi.

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