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Quattro mosse per cambiare il calciomercato. Dalla A alla D. A volte è meglio tornare indietro che guardare avanti...

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Spesso ci lamentiamo che il calcio non funziona. In Italia. Ma se non funziona lo Stato, cosa ci dobbiamo aspettare dal nostro calcio che comunque prova a difendersi? Gli altri Sport si sono fermati? Giusto. Basta ipocrisia. Il calcio non è uno sport. Il calcio non è 22 giocatori che corrono dietro ad un pallone e non è solo l'esultanza per un gol. Il calcio, con tutto il rispetto per gli altri sport, si muove come un'azienda tra le prime 5 del nostro Paese ed è giusto che quando si parla di aprire fabbriche e porti si discuta anche di come far ripartire il campionato di serie A. La Nazionale, forse, è sport ed aggregazione per Mondiali ed Europei. La serie A è un'industria. Sponsor, gente che lavora, soldi che girano. E da un mese, a questa parte, si è fermato tutto. Non possiamo permettercelo. Giustamente bisogna pensare alla salute di calciatori e dipendenti. Perfettamente d'accordo. Troviamo la soluzione per tutelarli ma non è fermare tutto fino a settembre l'idea giusta. I calciatori sono esseri umani, certo. Anche Dottori e infermieri, a 1.200 euro al mese, sono esseri umani e sicuramente stanno lavorando dall'inizio con rischi maggiori rispetto ai calciatori. Quando parliamo di campionati mi riferisco alla serie A e alla serie B. La C e la D meritano approfondimenti diversi perché non possono avere le agevolazioni delle altre categorie, in quanto (quasi tutti) gli impianti non sono a norma sanitaria. Alcuni neanche a norma di legge ma facciamo finta che non sappiamo leggere e scrivere. Da un Governo che ordina una cosa e le Regioni (Veneto, Lombardia e Campania) ne fanno un'altra non possiamo aspettarci aiuti concreti per il sistema calcio. Abbiamo il Ministro dello Sport che ostacola il calcio. In Italia sembra una barzelletta. In Inghilterra si stanno facendo già due calcoli su come salvare i club e le prime mosse sapete quali sono? I proventi dal betting, bannato in Italia dal Ministro Luigi Di Maio. Soldi persi per lo Stato e per le società di calcio. Lasciamoli agli stranieri che ne hanno più bisogno di noi.
Nel frattempo, al sistema calcio, chiediamo di fare l'opposto di quello che sta facendo il Governo oggi. Meno politica e più sistema. Bene la coesione tra le Leghe ma meglio ancora adesso fare i fatti. Il calciomercato fa sognare ma, oltre ai sogni dei tifosi, c'è anche un business sui bilanci dei club. Mai come quest'anno serve cambiare. Quattro aspetti che Gravina dovrebbe prendere seriamente in considerazione; anche alla luce di un mandato che non sarà eterno. Anzi.

Gravina deve essere Presidente del fare e non del rinvio... in tribuna. Ha ancora poco tempo per lasciare il segno e deve farlo; subito. Basta dialogo con Tommasi. Abbiamo capito che è inutile. Deve coalizzarsi con le Leghe e prendere decisioni. La richiesta dell'1% su ulteriore tassazione betting è follia. Un boomerang che costerebbe caro a tutti. Il dialogo FIGC-Governo non ha preso la giusta strada. Serve l'aiuto di Malagò che, in questo momento, sembra più vicino a Spadafora che a Gravina per intenderci. Il mercato va cambiato: riapriamo alle comproprietà. In Italia avevamo trovato un sistema che gli altri Paesi ci invidiavano. Serve a valorizzare i calciatori ma, allo stesso tempo, aiuta non poco i bilanci dei club. Certo, se poi nei fai un abuso sbagliato, tutto diventa deleterio. Anche le compartecipazioni. Secondo punto: aprire una terza finestra di calciomercato, almeno, per il prossimo campionato. La Fifa ci sta pensando ma lo avevamo già scritto qualche settimana fa. C'è bisogno di allungare queste sessioni. Almeno di 4 settimane, dopo la finestra di gennaio e prima della chiusura dei bilanci di giugno. Terzo elemento: dare la possibilità alle società di fare prestiti pluriennali. Senza giri strani tra i club ma tutto alla luce del sole. Un prestito può essere anche pluriennale se aiuta le società negli ingaggi. Infine, quarto punto, non è più ammissibile che un giocatore che esce dalla Primavera di un club professionistico si trovi costretto a rescindere il contratto per andare in prestito in serie D. Molti, giustamente, rifiutano e non capiscono che giocare in D è più formativo che restare nei vivai a non giocare o perdersi in squadre disastrate di serie C. Sì ai prestiti dai professionisti ai dilettanti. Anche così si aiutano le società di serie D con la valorizzazione dei giovani pagati dai club Pro. Anche perchè la differenza tra C e D ormai è nulla se escludiamo le grandi società e piazze che in C sono solo di passaggio: Monza, Bari, Vicenza, Reggina e poche altre.
Vietare... no vabbè fermiamoci qui. Un'altra idea da sottoporre a Sibilia e Barbiero ce l'avrei ma poi mi troverei troppa gente fuori dalla mia abitazione. Buona Pasquetta! Uscite... sul terrazzo o in giardino.

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Sabato 4 Maggio 2024
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