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Mancini e Gravina probabilmente dovevano dare le dimissioni prima, però c'è una rivoluzione in corso... Un mercato che parte a rilento, ma solo in Italia. Il PSG è un immenso rebus (ma chi decide?)

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

La partita con l'Argentina ha chiuso definitivamente un ciclo. Quello della prima Italia di Roberto Mancini, che andava in Portogallo e non faceva un tiro in porta - gol di André Silva, a Lisbona - ma poi 37 partite utili consecutive fino alla semifinale contro la Spagna in Nations League. Un Europeo vinto che mancava dal 1968, una striscia straordinaria, al limite dell'epico. Vittorie facili contro la Grecia, fuori casa, ma anche l'Armenia a Palermo, oppure Bosnia e Finlandia. Era un tiro al bersaglio, la Nazionale di Jorginho e Verratti incantava. L'Europeo vinto è tutt'altro che una casualità, come in molti cercano di far passare ora. Non era il canto del cigno.

Dopo però è subentrata la paura. Di non vincere mai, nemmeno contro l'Irlanda del Nord. Di prendere gol al novantesimo con la Macedonia. Di uscire dal Mondiale, più di tutto. Purtroppo, alla fine, è successo. Italia-Argentina è stato il manifesto dell'imbarazzo. Sembrava di rivivere quella dell'Etihad Stadium, nel 2018, la prima partita di Di Biagio come ct. 2-0 e zero tiri in porta quella volta, 3-0 e un paio questa. Là non c'era nemmeno Messi, qui sì e ha fatto tutta la differenza del mondo... Ma non è solo Belotti il problema, così come non è Bernardeschi. È una Nazionale da ricostruire, al di là di quanto visto oggi con la Germania, buon pari e con tanti giocatori che hanno esordito bene.

Ma è possibile che Mancini la ricostruisca? Detto che è stato straordinario nel suo primo cammino, che corde può toccare per una squadra che sembra seduta, arrivata, senza più Chiellini e con il problema centravanti? Francamente sembra che la sua stagione sia finita, tanto che ora parla di quotidianità che manca (che siano arrivate offerte?), ma il 3-0 con l'Argentina è un segnale netto. Siamo ritornati alla distanza dalle grandi del Mondo senza nemmeno avere la fortuna di accorgerci. In avanti giocavamo con calciatori del Sassuolo e del Torino. Chiellini è stato cambiato nell'intervallo (boh?) e senza la standing ovation. Insigne va a Toronto e quando tornerà? Però è incredibile che né Mancini né Gravina abbiano sentito la necessità di dimettersi. Non lo avevano fatto né Tavecchio né Ventura, protagonisti di Spagna e Svezia, quindi perché dovrebbero farlo loro, che han vinto un Europeo? Il calcio italiano è cambiato zero da quattro anni fa, a parte vincere un Europeo. Non è roba da poco, meglio sottolinearlo, la gratitudine ci sarà sempre. Ma in nome di una poltrona tutto rimane quello che è, nella gattopardesca Italia del 2022.

Il mercato non va, in Italia. RedBird non ha ancora avuto la forza per incidere, ma ha detto ok per Origi. La Juventus nicchia per Di Maria, è vicinissima a Pogba, davanti si vedrà. L'Inter nicchia per Lukaku, è vicinissima a Dybala, ma chi venderà? La Lazio ha invece le idee chiare sui calciatori, un po' meno sulla dirigenza. Il Napoli aspetta le offerte, l'Atalanta anche, la Fiorentina litiga per le commissioni. E la Roma? La notizia di Mourinho ambito dal PSG non è un fulmine a ciel sereno, considerando Antero Henrique e Luis Campos come artefici del prossimo PSG. Però c'è Galtier in primissima fila, Zidane non è rimasto convinto dell'incontro con l'emiro, Pochettino aspetta un esonero più volte paventato ma mai comunicato, dietro ci sono anche Gallardo e Thiago Motta come nomi. Ma chi decide al Paris Saint Germain? La verità è che probabilmente non lo sanno nemmeno loro, visto che è frazionato in alcune regioni di potere. L'emiro, ok, ma ognuno cerca di ritagliarsi il proprio spazio invece di lavorare per la causa. Magari sceglierà davvero Mbappé.

Chiusura per i fatti di Saint Denis. La UEFA ha deciso di spostare la sede da San Pietroburgo a Parigi. La polizia francese, molto brava a Euro2016, ha deciso di chiudere in un cul de sac i supporter del Liverpool, arrivati tre ore prima della partita e finiti in una coda immensa. Alle 21 i cancelli erano chiuso e tutti erano fuori, solo alcuni tifosi Reds hanno evitato il peggio, perché c'era chi stava cercando di buttarli giù, i cancelli. A quel punto poteva essere un Heysel 2, fortunatamente c'è stata l'intelligenza di evitare situazioni fuori controllo. Non da parte delle autorità, né della UEFA, che hanno responsabilità gravissime. Alle 21.25 i cancelli si sono magicamente aperti e la festa non ha più avuto intoppi. A parte gas lacrimogeni, spray al pepe e una vergogna che si è vista sì e no.

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Giovedì 2 Maggio 2024
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