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La paura di Allegri, il rinnovo di Marotta, l’errore di Mou, il delirio arbitrale, l’autogestione di Ibra, la scelta di Conte, il futuro di Vlahovic e Brozovic, un pizzico di Empoli. E altre boiate

di Fabrizio Biasin
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Oggi giochiamo con i nomi. Una roba facile facile.

Reina
Bravo Reina, perché un altro al posto suo, forse, avrebbe fatto la sceneggiata. Si è preso la monetina in testa, è andato avanti a fare il suo mestiere. E brava anche Atalanta: ha individuato i tre pistola responsabili dei casini, li ha daspati. Il tutto in 48 ore. E meno male. 

Conte
Antò, il tecnico campione d’Italia, guiderà il Tottenham. Ha trovato l’accordo. Guadagnerà una cifra tra il tanto e il tantissimo fino al 2023 + opzione per l’anno successivo. Torna in Premier e, francamente, la sua decisione fa un po’ pensare. Ha mollato l’Inter perché temeva il ridimensionamento, sceglie il Tottenham che investirà milioni e milioni sul mercato. Ci sta. Alla fine, semplicemente, Conte applica il solito schema: sceglie una piazza dove probabilmente potrà fare meglio di chi l’ha preceduto. Gli riesce quasi sempre. All’Inter, invece, avrebbe dovuto mettersi in gioco. Per farlo bastava un po’ di coraggio. Neanche troppo, tra l’altro: il gruppo di Simone Inzaghi non è più forte di quello campione d’Italia, ma neppure così tanto inferiore.

Mourinho
Il qui presente è iscritto alla Chiesa di San José dall’Anno Domini 2008. Il qui presente ama incondizionatamente il Vate venuto da Setubal e, però, non può far finta che ogni cosa griffata Mou sia sempre perfetta e meravigliosa. Mou che si incazza come una biscia con gli arbitri ha tante ragioni (ne parliamo qui sotto), ma i “fiaschi” degli arbitri non devono diventare alibi per nascondere alcune chiarissime mancanze “di campo”. Il Milan, domenica, ha giocato assai meglio dei giallorossi e questo il tecnico portoghese lo sa. Anche solo perché – la cosa è nota - non è un pirla. Meno incazzature e più fatti, altrimenti rischia di trasformare la sua esperienza romana in una stucchevole e poco redditizia lamentela continua.

Allegri
La Juve è andata in ritiro. Il ritiro andava di moda ai tempi della Longobarda, ora pare francamente una misura di scarsissima utilità. La sensazione è che Allegri le stia provando tutte per dare una scossa a un gruppo senza arte né parte. Due settimane fa parlavamo di “rinascita allegriana”, quella che passava dagli 1-0 a raffica. Ebbene, ci sbagliavamo: quegli 1-0 non erano la perfetta espressione della filosofia del tecnico, ma la massima capacità di resa del gruppo bianconero. Sono due cose molto diverse. Ecco, limiti del gruppo a parte, la cosa che non può passare è l’atteggiamento di troppi tra i singoli. La Juve che è sempre stata maestra di gestione, da questo punto di vista sembra diventata la società dove tutto è permesso. L’atteggiamento della squadra contro il Verona, soprattutto all’inizio, è stato imbarazzante. Certe cose sono imperdonabili in Seconda Categoria, figuriamoci nel club che ha dominato in Italia nell’ultimo decennio.

Maresca
L’arbitro Maresca, protagonista in negativo di Roma-Milan 1-2, è stato fermato dai suoi grandi capi (il designatore Gianluca Rocchi). Lo avevamo scritto nei giorni precedenti alla partita: “Hanno scelto Maresca per questioni di par condicio: scontenta entrambi i club”. Così è andata: si sono arrabbiati sia i milanisti che i giallorossi.
Pare che, a monte, abbiano deciso che questo debba diventare il campionato del “non si capisce una fava”. Perché francamente al momento è così: non si capisce una fava. Situazioni simili, una volta si trasformano in rigori e la volta successiva no, una volta contemplano l’intervento del var e quella successiva… buonanotte ai suonatori. Capite bene che poi è normale che la gente si incazzi. Il tutto nel silenzio agghiacciante dei grandi capi dell’Aia che si limitano a dire “gli arbitri sono stati bravi”, ma non ci spiegano perché una volta si segue il protocollo alla lettera e quella dopo… l’opposto.
Ecco, più che “siamo stati bravi” o abbiamo fermato l’arbitro Tizio”, sarebbe bello che finalmente gli arbitri potessero metterci la faccia. Ci avevano detto “accadrà”, ma a parte un paio di tele-chiacchierate l’esperimento è stato tristemente accantonato. Nel frattempo la serie A è il campionato che moltiplica i calci di rigore, abbatte il tempo effettivo delle partite e stravolge i protocolli. E questo mica perché gli arbitri siano a favore di questa o quella squadra (chi lo pensa andrebbe internato), ma perché anche loro - tra una revisione e l’altra del regolamento - non ci capiscono più nulla.

Marotta
Marotta ha trovato l’accordo con l’Inter, rinnoverà fino al 2025 quando Steven Zhang - che lo contattò poche ore dopo il suo addio dalla Juve, mica scemo - tornerà a Milano. Questa, per i campioni d’Italia, è la miglior notizia in assoluto. Anche meglio di un grande attaccante in rosa che, peraltro, nel frattempo ha rinnovato. E stiamo parlando di Lautaro (un giocatore che mantiene la parola, incredibile).

Ibra
È impressionante. Cioè, altri grandi “vecchi” hanno lasciato il segno, ma lui ci riesce “di più”. La cosa che impressiona dei suoi minuti in campo è la “gestione delle forze”. Ibra sa di non poter reggere i ritmi imposti da ragazzi che hanno 20 anni meno di lui, ma sa anche di avere colpi che nessuno dei suoi “compagni di giuoco” ha. Ecco, Ibra non impressiona tanto per le sue qualità (ben le conosciamo), ma per la sua capacità di auto-gestirsi.

Andreazzoli
Complimenti all’Empoli, gioca un gran calcio. Ma complimenti soprattutto alla “società Empoli”: ogni tanto “cade”, torna in B, ma raramente sbaglia e trova sempre il modo di tornare nel calcio dei grandi. E lo fa con un’idea di gioco che non è mai speculativa, fin dai tempi di Sarri. Bravi davvero.

Vlahovic
Porca miseria, dicevano che era in crisi. E forse lo è anche stato per 5 minuti. Possiamo dire che ne è uscito alla grande. Questo qui è un fenomeno, ma mica per i gol, per l’atteggiamento. Ecco perché la Fiorentina se lo deve tenere stretto fino a fine stagione: disporrà di un giocatore che ha dimostrato di saper dare il 100% e alla fine guadagnerà anche un pacco di milioni. In più potrà ambire a un posto in Europa, cosa tutt’altro che impossibile.

Brozovic
Il rendimento di quest’uomo è impressionante. Corre 13 km a partita con regolarità, non ci riesce praticamente nessuno. Lo fa da anni. Sbaglia raramente partita. Appare sempre fuori dal mondo. Se ne fotte di tutto. Ha il contratto in scadenza e gli occhi di questo e quel club che lo puntano come se fosse un tartufone bianco. Nessun giocatore è indispensabile, ma lui è “quasi indispensabile”. La fortuna dell’Inter è che Brozovic adora la sua squadra. La fortuna di Brozovic è che l’Inter lo adora. Un punto d’incontro si troverà, altrimenti mi faccio brillare.
 
Nessun bambino ha citofonato a casa mia per Halloween. Bravi.

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