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La forza dell’Inter, la strada di Mazzarri e i dubbi rossoneri

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

La formazione schierata da Inzaghi per la trasferta in Portogallo è servita a tante cose. Prima di tutto ancora a far capire quanto la rosa nerazzurra sia profonda e di qualità. Cambiare cosi tanti giocatori e riuscire comunque a fornire una prestazione del genere non è affatto scontato. Se soprattutto alla fine del primo tempo sei sotto di 3 gol. Se l'Inter avesse perso avremmo certamente avuto da ridire: l’approccio, l’incapacità di sfruttare le occasioni di una stagione, aver sottovalutato un avversario. E invece la partita da tragica diventa qusi eroica. Gli stessi 11 la rimettono in piedi, le prime altermative griffano la gara (Arnautovic, Frattesi e Sanchez) lasciando spazio addirittura alla fine alla possibilità che gli "altri" dopo i cambi potessero completare l’opera, con un uomo in più e il maxirecupero. L’Inter dalla Champions manda un segnale anche al campionato. Di solidità, calma, forza, praticità. Probabilmente sapevamo già di queste doti, ma bederle anche in una partita dove le cose si erano messe così male che forse valeva la pena lasciar perdere… ora per completare l’opera ci vuole da prendersi definitivamente il primo posto del girone, senza fare troppi conti. Di sicuro si eviterebbero Bayern, Arsenal, Real Madrid, City e Barcellona…
Anche il Napoli ha mandato segnali da Madrid. Non è una squadra allo sbando. Ha semplicemente incontrato una squadra dalle individualità fortissime e quando ha avuto le occasioni non ha saputo sfruttarle fino in fondo. Ma ci è sembrato un Napoli determinato, cattivo, rapido, con le idee chiare e con grande coraggio. Ha osato e ha pagato la squadra di Mazzarri. Che si è arresa è vero, ma cercando di vincere. Si è piegata alla forza dei blancos, ha provato a portare via punti. Ma quando in Champions sbagli, in certe gare, è difficile che l’errore venga perdonato. Per cui i ounti non ci sono ma rimane la prestazione e un cammino, quello iniziato da Mazzarri, che sapevamo fosse in salita ma ha molte cose buone da poter ancora sviluppare. Si troveranno contro ora Napoli e Inter per un altro crash test: tutto da gustare.
Strada in salita, anzi forse di più anche al Milan. Se volete per forza trovare un unico colpevole lo avete a portata di mano.

L’allenatore in questi casi diventa il bersaglio più facile, più grande, più scontato. L’importante è che sappiate che una volta colpito Pioli (e magari mandato via) non si risolveranno d’incanto tutti i problemi del Milan: sarebbe ingeneroso addossare a lui tutte le responsabilità, posto che certamente c’è anche una sua responsabilità rispetto a questa situazione sportivamente drammatica che il Milan sta vivendo. Basta guardare i numeri. Da poco più di un mese a questa parte il Milan ha vinto due partite (PSG e Fiorentina). Ha perso con Juve, PSG, Udinese e Borussia. Ha subito 13 gol. Sono numeri che fanno male ai tifosi rossoneri. Male tanto quanto gli infortuni: Thiaw è il nono indisponibile di questo periodo e contro il Frosinone mancherà ancora Giroud. Gli altri temi da prendere in considerazione sono il mercato (e quindi la profondità della rosa e la competitività in generale della squadra rossonera), la società (e la capacità di essere presente e di confrontarsi con Pioli anche sui temi tecnici) e naturalmente il rendimento dei giocatori, che non può essere soltanto di responsabilità diretta di Pioli. Ora la Champions è praticamente andata: il rischio è di uscire proprio direttamente dall’Europa. E sarebbe un bruttissimo colpo per il Milan che avrebbe proprio bisogno di un’altra immagine internazionale. E quindi rimarrebbe il campionato: dove non si può sbagliare affatto. Il dubbio nella testa della proprietà rimane e probabilmente si ingigantisce ogni giorno di più: è sempre Pioli l’uomo giusto? Al di là delle difficoltà e al netto di tutte le considerazioni da fare questa è l’unica domanda da porsi, senza guardare i risultati.
La Lazio si è aggrappata al suo bomber per eccellenza Ciro Immobile. E ha strappato il biglietto per gli ottavi. Non era scontato, non era facile, non era neanche così banale farlo con un turno di anticipo. Questo non significa che siano stati risolti i problemi di Sarri d’incanto, ma aiuta eccome, potersi ora concentrare sul campionato e una rimonta necessaria non fosse altro che per le aspettative della società. Di sicuro le parole di Sarri non possono che lasciare il segno: è sempre stato molto crudo nelle sue uscite. In questo caso la difficoltà vissuta dall’allenatore biancoceleste è venuta tutta fuori. Gli strumenti per poterne uscire a testa alta ci sono. Il supporto della società è fondamentale.

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