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L'Atalanta potrebbe essere un piccolo Leicester? Conte vince sempre, la Juventus anche ma non convince. Sarà un gran campionato, in attesa di tornare a sette sorelle

di Andrea Losapio
Nato a Bergamo il 23-06-1984, vive a Firenze. Giornalista per TuttoMercatoWeb dal 2008. Ha collaborato con Odeon TV, SportItalia e Radio Sportiva. Dal 2012 lavora per il Corriere della Sera
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

La copertina è meritata, almeno stavolta. L'Atalanta ha strapazzato il Sassuolo, per meriti suoi, arando le fasce per un tempo, siglando quattro gol, rischiando di farne altri due o tre. Uno a quattro meritato, forse persino stretto. Ed è ancora più impressionante pensare che gli uomini di Gian Piero Gasperini stiano giocando da dodici gare in trasferta, causa inagibilità a Bergamo per il rifacimento della Curva Nord. Tre sconfitte da aprile a oggi: una contro il Torino, con tanti tiri in porta ma zero punti. Una contro la Lazio, in finale di Coppa Italia. L'altra a Zagabria, in Champions League. Il giorno stesso Gasperini abbassava la tensione, dicendo che non era stato un problema di mentalità. Chiedete a un calciatore cosa significa la musichetta, l'avvicinamento, l'impatto. La serata storta sembrava Inter-Atalanta 7-1, da lì in poi un pareggio al novantesimo, contro la Fiorentina, due vittorie contro Roma e Sassuolo, una superiorità schiacciante, il ritorno ad essere l'attacco migliore del campionato. Questione di approccio e di paura, con lo Shakhtar bisogna tornare alla normalità. Può l'Atalanta essere il Leicester di Ranieri? La risposta è no, almeno per il momento. Perché Inter e Juventus non sbagliano un colpo, mentre gli uomini di Ranieri hanno avuto la possibilità di un cortocircuito generale: se il City avesse raggiunto i 97 punti dell'anno scorso, Ranieri non avrebbe vinto. La Juventus ha le potenzialità per farlo, l'Inter ci sta lavorando, l'Atalanta no, anche se ha il record di punti nell'anno solare 2019. Ma la bellezza fa parte del calcio, i nerazzurri sono un patrimonio, così come Gasperini, tanto burbero quanto straordinario protagonista di questo piccolo miracolo sportivo.

Intanto Antonio Conte vince. Sempre. Con regolarità. Anche lui ha fatto un passo falso contro lo Slavia Praga, c'è il Barcellona ad aspettarlo nei prossimi giorni, sarà la misura della Champions dell'Inter. Sei vittorie in sei partite, sulla scia di Klopp del Liverpool, sette su sette. Peccato che fra una settimana, domenica sera, sarà tempo di Inter-Juventus, a San Siro. Un grande capitolo del calcio. Nel frattempo la gara contro la Sampdoria ha fatto capire delle cose: Lautaro deve crescere, Sanchez ha ancora un po' di ruggine addosso, Sensi trasforma in oro quello che tocca. Bastoni può essere importante, Handanovic qualche volta prende gol (ma poi torna decisivo), Brozovic può essere un fattore. Dall'altra parte la consistenza del primo tempo sampdoriano ha la stessa di quella del Sassuolo, con la fortuna di un paio di imprecisioni (Lautaro su tutti) e l'incredulità di tiri deviati e smorzati che alla fine terminano in rete. Conte vince, lo fa sempre, non ha intenzione di mollare. Il campionato è lungo, lo sa bene.

Così come lo sa bene la Juventus che, però, non convince. Soffre, va sotto con il Brescia e con il Verona, vince uguale. Con la SPAL ha 42-43 minuti di passaggio a vuoto, poi accelera e vince senza grossi problemi. Sarà il primo banco di prova anche per le ambizioni di Maurizio Sarri, visto che con la Fiorentina ha faticato e non poco, meritando probabilmente la sconfitta, non arrivata anche per un questioni di centimetri. La Juventus rimane superiore a tutte, per una questione tecnica. I dettami di Sarri sono difficili da assimilare, ma se non dovesse vincere, pur trasmettendo spettacolo, ci sarebbe un'analisi serena del suo operato? Rimane una sensazione: la Juventus vincerà, ma avremo un grande campionato al vertice. Napoli compreso, anche se è un pelino indietro rispetto agli altri.

E la cosa bella sarebbe proprio quella di tornare a sette sorelle. Che il Milan riuscisse a comprare campioni, al di là delle smentite di Elliott e Louis Vuitton - molti contatti negli scorsi mesi, nonostante le smentite di rito, e una due diligence che ha frenato molte cose - praticamente congiunte nei tempi. Un fondo solitamente tenta di vendere e farci soldi, impegnare tempo e risorse porta a meno profitto, soprattutto se non finisci in Champions League. La Lazio soffre del solito problema di non volere crescere, facendo un mercato fin troppo oculato, al di là dei trofei alzati da Lotito. Mentre Fonseca dovrà ricostruire la Roma dopo un paio di passaggi a vuoto: la Capitale è piazza emotiva, arrivare al quarto posto sarebbe già un grande risultato.

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