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Inter, sfida totale alla Juve. Torna Lukaku con Politano, Ronaldo con Higuain e Ramsey. Sarri-Conte dall’Arezzo allo scudetto. Milan, confusione totale: Elliott deve vendere nonostante le smentite. Insigne, ecco cosa è successo con Ancelotti

di Enzo Bucchioni
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© foto di Federico De Luca

Sarri e Conte, due allenatori che dodici anni fa non riuscirono a salvare l’Arezzo dalla retrocessione in serie C, domenica si ritrovano a ragionare di scudetto. E’ un’altra bella storia o favola, fate voi, confezionata dal Dio del Pallone. Quell’anno si divisero il lavoro su una panchina di serie B (parte Conte, arriva Sarri, torna Conte) e andò male, oggi è tutta un’altra storia e un’altra vita per due fra i tecnici più apprezzati nel macrocosmo calcistico.

Sarri guida la Juve, una delle squadre più forti al mondo, Conte pilota l’Inter che sta lavorando per diventarla. Ma le domande sono altre tipo: oggi l’Inter vale già la Juve? Oppure, è diventata più Sarriana la Juve o più Contiana l’Inter?

Difficile capirci qualcosa, ma vale la pena provarci. Il giochino è divertente.

Comincio dall’Inter perché l’altra sera a Barcellona s’è vista sbocciare una grande squadra. Fantastica per un tempo, d’accordo, ma con tanta gente che il Camp Nou l’aveva visto soltanto in fotografia e un gruppo che lavora da appena due mesi, mi sembra comunque tanta roba. L’Inter è già Contiana e non c’è dubbio. Mentalità, carattere, interpretazione della partita, la rabbia, la voglia, sono tutte cose che Conte versa ogni giorno nella testa dei giocatori e la riempie: l’evoluzione s’è vista nettamente. Alla faccia di quelli che parlano di barricate e contropiede (fatevi un corso di rieducazione calcistica o fatevi ricoverare in una clinica di Coverciano), s’è visto un grosso lavoro di squadra nel pressing alto, nel recupero palla, nelle ripartenze manovrate accompagnate da sette-otto giocatori, ma anche la voglia e la capacità di gestire la palla, di far ripartire l’azione usando anche il portiere, il tutto unito a una grande intensità, raddoppi, chiusure delle linee di passaggio. Nella ripresa il Barca ha cambiato (Vidal in mezzo con De Jong regista e uno spento Busquets fuori) e l’Inter ha perso qualcosa strada facendo, ma ha pagato solo per le giocate di un Fenomeno vero (Messi) e i gol di un grande campione (Suarez). L’Inter è sicuramente Contiana e in quanto tale alla Juventus può far male. In questi mesi ha fatto più passi l’Inter nel mondo di Conte che non la Juve nel mondo di Sarri. Questo è abbastanza evidente. Il processo di rieducazione calcistica è stato più facile per Conte che guida un gruppo che ha fame di risultati e di gloria, più complicato il lavoro di Sarri dentro una squadra che vince da otto anni e deve raschiare il barile delle motivazioni per rimettersi in gioco su strade nuove. La malattia di Sarri con un mese difficile, ha complicato il tutto. La Juve sembra affascinata dalle nuove strade del pallone portate in società per andare oltre Allegri, ma serve ancora tempo per ottenere il massimo del gioco con il massimo del rendimento. Oggi è più assemblata l’Inter, ma non per questo me la sento di dire che i nerazzurri sono i favoriti. Oggi, al miglior assetto dei nerazzurri la Juve oppone un organico straordinario e un numero ben superiore di giocatori che possono vincere la partita con una giocata o un’invenzione. Non a caso il valore della rosa della Juve è di 864 milioni, quella dell’Inter 536.

Il tema è tutto qui: vinceranno la ferocia, la voglia e il gioco d’assieme o la consapevolezza e la maturità di chi sa di essere tecnicamente superiore. Non pensate a Davide conto Golia, per carità, le distanze sono diminuite, però calcisticamente il divario c’è, esiste e c’è da capire quanta forza ha dentro l’Inter colmare il fossato. Due punti di vantaggio sono nulla. Domenica mi immagino un braccio di ferro con in palio più un pezzo del futuro che del presente: il campionato è appena cominciato. Ma la Juve dovrà iniziare da domenica a marcare il territorio, se consentirà sconfinamenti darà all’avversario nuova forza e nuove certezze. Questa partita potrebbe diventare quasi un crocevia per la recente storia calcistica, un appuntamento rinnovato con la tradizione bianconera, la continuità, o l’inizio di una vicenda nuova, capace di far saltare gli equilibri, la rivoluzione.

Tutto questo fa capire quanta roba c’è dietro questa gara.

Sarri ha già deciso che la coppia migliore in attacco è Ronaldo-Higuain. Giocherà con il trequartista, ma stavolta sarà Ramsey. Tutti gli altri confermati, da Szczesny a Cuadrado, Bonucci, De Ligt e Alex Sandro in difesa, Khedira, Pjanic e Matuidi in mezzo al campo.

Conte sta pensando a un po’ di turn over dopo le fatiche di Barcellona. In attacco torna Lukaku e con Sanchez squalificato, la rapidità di Politano è un’opzione in pole position. Lautaro ha speso moltissimo. Ma i test atletici aiuteranno nelle scelte. Potrebbe uscire anche Candreva per favorire D’Ambrosio sull’esterno. A centrocampo tutti confermati con Vecino in stand by.

E se l’Inter studia da Grande, l’altra faccia di Milano soffre e discute. Fa male vedere il Milan incartarsi ormai da anni su manager nuovi, allenatori di tutti i tipi, giocatori diversi, mentre le cose restano più o meno sempre le stesse. Cosa manca? Semplice: la società. Fino a quando il proprietario del Milan sarà un lontano fondo di investimento che ha soltanto obiettivi economici, il provare a rilanciare per poi rivendere e recuperare il denaro investito, da questo pantano non si uscirà. Spero che Elliott si decida a vendere prima possibile. Non so se c’è davvero l’interesse (smentito) del signor Arnault (il signor Vuitton), ma una cosa è certa: serve al più presto una proprietà che metta soldi, ma anche impegno personale, partecipazione, passione e un po’ di cuore, naturalmente con programmi seri e davanti il tempo necessario per attuarli. Trovatela, nell’interesse di tutti.

In attesa, cambiare Giampaolo sarebbe solo un altro inutile giro di giostra, un altro allenatore bruciato verde. Per prendere chi? Probabilmente in questa situazione senza certezze, faticherebbe anche Messi a fare la differenza, ma di cosa parliamo?

Di cosa parleranno oggi, invece, Ancelotti e Insigne? Dovrebbe esserci un incontro fra i due per cercare di ritrovare un rapporto e proseguire il lavoro appena iniziato. Ma cosa è successo? Insigne non vuole giocare esterno nel 4-4-2. Si sente la punta sinistra nel tridente, ma anche la seconda punta del 4-4-2 adottato nelle ultime settimane. Ancelotti invece ha in mente Milik e Llorente come prima punta, Lozano e Mertens come seconda. Su questo c’è stato l’irrigidimento di Insigne che teme di snaturarsi sull’esterno, deve lavorare di più, arriva meno lucido in zona gol e non ultimo teme per la Nazionale. Non gradendo le idee di Ancelotti, Insigne si sarebbe allenato più blandamente, con minor partecipazione scatenando così l’ira del tecnico che l’ha mandato in tribuna col Genk. Riuscirà De Laurentiis a ricomporre la vicenda? E’ un obbligo se davvero il Napoli vuol continuare a crescere e crede (come è giusto) in una stagione da protagonista in tutte le competizioni. Non c’è altra strada.

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Domenica 5 Maggio 2024
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