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Inter, c’è Allegri. Ma Zhang è prigioniero di Conte. Non si può buttare la stagione per un contratto. Eriksen umilato, Isco aspetta. Vidal flop. Diego, subito lo stadio di Napoli dedicato a lui

di Enzo Bucchioni
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© foto di Federico De Luca

La sensazione che Antonio Conte, consciamente o inconsciamente, voglia farsi cacciare dall’Inter è sempre più forte dopo ogni partita che passa, che vedo. Ma la stessa sensazione era già netta quella notte d’agosto, dopo la finale di Europa League, quando l’allenatore nerazzurro si lasciò andare a uno sfogo senza ritorno. “Non vedi, questo un addio…” diceva il poeta e raccontavano le parole di Conte.

Ma la realtà a volte è diversa e più dura, e le conseguenze poi sono quelle che stiamo vedendo da due mesi a questa parte: l’Inter s’è tenuta Conte, ma rischia di buttare via una stagione.

Un proverbio popolare toscano dice che “per forza non si fa nemmeno l’aceto” e se anche i proverbi non vanno più di moda, la sostanza penso sia quella. Conte probabilmente sperava di essere cacciato proprio in agosto, l’Inter che ha già a libro paga Spalletti, invece ha ritenuto semplicemente folle spendere altri cinquanta milioni lordi per licenziarlo, più sborsarne una trentina (e dico poco) per prendere un altro tecnico, un’operazione da quasi cento milioni, e tutto è rimasto così com’è. Magari diranno di no, che non è vero, magari arriveranno smentite, ma allora qualcuno spieghi perché Conte è un altro allenatore, un’altra persona, e l’Inter non è una squadra contiana. L’idea che ho in testa è quella di un matrimonio finito, con due persone che fanno la propria vita, ma stanno ancora insieme per i figli o per interesse. Manca tutto, non soltanto la passione, e andare avanti così, per abitudine, diventa una prigione.

L’Inter e Conte sono prigionieri l’uno dell’altro?

O meglio Zhang è prigioniero di Conte? Ripeto, la mia sensazione è proprio questa perché non ho altri argomenti per spiegare quello che Conte fa e soprattutto quello che non fa in panchina e per comprendere come mai l’Inter sia lontana da quella squadra che avevamo pronosticato protagonista della stagione in campionato e in Champions.

In Champions la delusione è totale. E’ vero che il girone è difficile, ma i nerazzurri si sono buttati via con il Borussia prima e non hanno saputo battere lo Shakhtar dopo. Per non parlare delle due gare con questo Real che non è più fatto di extraterrestri. Non riuscire a tenere il pari a Madrid, fare rigore dopo sei minuti l’altra sera, tutti frutti di gare scriteriate dove manca il senso di squadra, l’equilibrio e il senso del gioco. L’Inter è una squadra con tanti difetti soprattutto nella fase di non possesso e Conte non li corregge. Spesso in panchina restano giocatori più forti di quelli che giocano. Altrettanto spesso i cambi non convincono o sono banali. Sembra quasi che Conte, diverso anche nel linguaggio del corpo, quasi assente in panchina dove prima c’era un vulcano, non sia il leader del gruppo come è sempre stato. E questo è incredibile per uno come Conte che stimo tantissimo, che dopo averlo apprezzato da giocatore, conosco come allenatore dalla sua prima esperienza all’Arezzo e so della sua maniacalità, del suo perfezionismo, della sua dedizione totale, oltre che della sua bravura. Del resto la storia parla.

Quello che sta accadendo è incredibile e proprio per questo cerco spiegazioni che vadano oltre la partita, i novanta minuti.

In campionato cinque punti di distacco non sono molti, ma non c’è un percorso di una squadra che cresce, che può dare di più, è vivo invece il ricordo di troppe partite recuperate per la forza dei singoli o per disperazione (l’ultima con il Toro), piuttosto che attraverso il gioco o la forza di un organico di prim’ordine. E forse anche nell’organico sono i problemi. Siamo sicuri che Conte gradisca di avere in rosa Perisic e Naingollan che l’anno scorso aveva volentieri liberato? Ma dubbi mi vengono anche su Skriniar (non doveva andare al Tottenham?) e soprattutto su Eriksen umiliato l’altra sera con un finale simile a quello di Rivera a Città del Messico. Minuti che passano alla storia.

E poi, fra i giocatori voluti, è evidente il flop di Vidal che sarà multato, ma il danno è fatto. Siamo sicuri che Naingollan sia meno forte di questo Vidal?

E poi, come mai Conte insiste sempre dall’inizio e cambia rarissimamente, con questo 3-4-1-2 con il trequartista mobile, tutto molto scontato e prevedibile? Nel suo bagaglio c’è ben altro genio calcistico che quest’anno ha deciso di non usare.

Questa è l’analisi, ma la domanda ora è un’altra: che fare?

Non credo che l’idea di Zhang sia cambiata, oggi ci sarà l’assemblea dei soci, ma i conti sono in rosso e i tempi grami tanto che è stato fatto un accordo con i giocatori per spalmare gli stipendi estivi. Cacciare Conte sembra ancora impossibile, però mi chiedo: l’Inter può permettersi un’altra stagione fra alti e bassi, lontana dagli obiettivi?

Lui ieri se l’è cavata con una battuta ricevendo il Tapiro d’Oro,”se non mangerò il panettone vorrà dire che non l’ho meritato”. Ma non è questo il discorso.

Questo sembrava davvero l’anno buono, dopo il secondo posto in campionato e la finale di Europa League, ci si aspettava l’assalto allo scudetto e ben altra storia, e invece le incertezze sono evidenti.

Allegri è libero, sarebbe forse l’uomo giusto in questo momento, uno capace di dare equilibrio a tutto, ma forse Zhang oltre ai soldi da spendere, ha in testa anche un altro calcio? Fosse per Marotta tutta sarebbe più semplice, ma il momento economico è durissimo per tutti.

Forse non resta che cercare di recuperare Conte, magari intervenendo nel mercato di gennaio oramai vicinissimo. Eriksen deve andar via, non c’è altra strada. L’idea dello scambio con Isco è da applausi, ma ci sono i margini per un’operazione del genere? Servirebbe un difensore veloce nel breve, si può imbastire qualche scambio? Sarebbe necessario anche un vice Lukaku, un Giroud piace sempre?

Insomma, se non c’è la forza per cambiare allenatore, bisogna sterzare per cercare di riprendere la strada giusta. Palla a Marotta, ovviamente, che conosce Conte come nessun altro nei pregi e nei difetti e sa quel che vuole. Un bel test per capire se almeno l’Inter ha voglia di reagire c’è già domani pomeriggio a Sassuolo contro una delle squadra che giocano meglio in questo inizio stagione. Vedremo.

Non ho cominciato l’articolo parlando di Maradona non per mancanza di rispetto, ma per pudore. Lo conoscevo, da giornalista ovvio. L’ho incontrato anche privatamente un paio di volte. Ma cosa posso aggiungere io alla storia di Diego? Non scrivo anche perché ne ho lette e sentite di tutti i colori da gente che neppure lo conosceva, che parla per sentito dire, che spara cazzate. Nel calcio era un Dio e un dio va venerato. Stop. Andatevi a rivedere le immagini. L’uomo era pubblicamente forte e privatamente debole, ma chi non ha debolezze più o meno grandi? Vorrei vedere i moralisti reggere l’urto devastante dell’essere in pubblico Maradona con tutto quello che psicologicamente comporta la ricerca di una normalità e di un equilibrio in certe situazioni e con una storia come quella di Diego. La fragilità dell’uomo va solo compresa e rispettata. Stop. Magari qualcuno avrebbe potuto costruirgli in tempo una rete di protezione e di supporto, ma erano altri tempi, c’era meno sensibilità e a troppi, in fondo, Maradona stava bene così. E poi stava bene anche a lui. Ha dato gioia e felicità a milioni di persone, ha fatto sognare? Ricordiamolo così. Ma se le parole sono inutili e insopportabili, per ricordarlo e celebrarlo ben vengano i fatti.

Lo stadio di Napoli per me è già da oggi lo stadio Diego Armando Maradona, sbrigatevi con la burocrazia. E non abbiate dubbi, anche San Paolo sicuramente è d’accordo.

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