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Il Milan affonda, la ciambella Ibrahimovic può salvarlo? Come bruciare Higuain, Piatek e Leao, quasi 90 milioni di euro in un anno e mezzo. Capitolo Pogba: è lui il motivo per cui la Juventus non ha bisogno di Kulusevski?

di Andrea Losapio
Nato a Bergamo il 23-06-1984, vive a Firenze. Inviato e prima firma per TuttoMercatoWeb. Dal 2012 collabora per il Corriere della Sera
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

Il Milan in questo momento è come il Manchester United. In balia del vento e delle onde, con calciatori di buon livello che diventano all'improvviso dei brocchi (e sono considerati come tali dai tifosi) e una barra che non rimane dritta. L'addio di Sir Alex Ferguson è iconico almeno quanto a quello di Berlusconi e Galliani, trattati come gli ultimi della catena alimentare ma dirigenti scafati che per tre decenni hanno tracciato un solco. Poi i tempi sono cambiati, i soldi anche, chi è abituato a primeggiare e non riesce a trasformarsi viene inghiottito. Non è un caso se nel 2010 Galliani aveva preso Ibrahimovic. Il giocatore più dominante dei cinque anni precedenti in Italia, passato al Barcellona e trattato come uno dei tanti, più che altro per le divergenze comportamentali e caratteriali con Messi e Guardiola. Lì bastava un giocatore, peraltro inserito in una squadra che arrivava costantemente tra le prime quattro, per fare il salto di qualità.

E ora? Ibrahimovic è stato preso come ultima spiaggia, come ciambella alla quale aggrapparsi. Però lui stesso ha detto di non avere più ventotto anni, che non può correre come dieci anni fa, magari tirare da quaranta metri sì. Insomma, da super uomo - come lo dipinge il suo bravissimo social media manager - è diventato uno normale. Conscio dei propri mezzi e dei limiti che sono inevitabili. Guardando in faccia alla realtà il Milan è a quota 21, la metà di Juventus e Inter, meno quattordici rispetto alla Roma quarta in classifica. Lontana dall'Europa, con la speranza Coppa Italia, ma destinato probabilmente a una stagione anonima.

Anche perché in un anno e mezzo sono arrivati (e bocciati) Higuain, Piatek e Leao. E se per i primi due ci può essere il mancato confronto con un palcoscenico da mille e una notte, il Pipita era abituato a giocare e segnare nei grandi stadi, giocando (male) finali Mondiali, sudamericane e di Champions League. Cosa che attualmente sembra distante anni luce dal piccolo Milan di Boban e Maldini. Per il croato la botta di Bergamo è una ferita apertissima, difficilmente si rimarginerà. Magari sarà il punto di partenza di una nuova storia, capendo i propri limiti e sperando di ripartire. Per Maldini questa stagione rischia di essere tombale: dopo Leonardo è salito lui sul carro degli imputati, poi sarà cronologicamente il turno di Gazidis (che però fa altro, guarda i conti) e solamente infine quello di Boban. Quindi Ibra è la mossa disperata per salvarsi e sperare di avere un'altra stagione. Ma al Milan l'apprendistato è decisamente corto, o sai cosa c'è da fare oppure rischi di saltare. E questo è lo scenario.

Infine a Manchester c'è un caso più o meno simile a quello di Higuain lo scorso anno. Pogba vuole andare via. Il Real Madrid sembra su di lui, sebbene non rovente, la Juventus ci sta pensando. Che siano proprio i bianconeri la svolta? Perché la realtà è che i centrocampisti attuali non convincono fino in fondo, per Kulusevski i soldi verranno spesi rateizzando. E le carte per Pogba ci sono: Rabiot, in primis, ma anche Emre Can. I contatti con il PSG si sono raffreddati, si parlava di uno scambio secco con valutazioni a 40. Tutti giocatori per cui ci sarà plusvalenza secca - rientrerebbe pure Ramsey - e che abbasserebbero la valutazione di Pogba. C'è una differenza enorme fra il Milan e lo United. Il primo fattura da anni tra i 200 milioni e i 250, con outlook addirittura negativo rispetto al 2010. I Red Devils sono i più ricchi al mondo, senza i premi UEFA. Ecco perché Pogba può essere il motivo per cui Kulusevski rimane a Parma altri sei mesi, ma non sarà per niente semplice.

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Martedì 30 Aprile 2024
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