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Il clamoroso acquisto di Osimhen, il ponderato cambio di modulo, la forza delle rivali: Juve e Inter attente: Napoli mai così competitivo per il titolo nell'era De Laurentiis

di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per Tuttomercatoweb.com dal 2008, è il vice direttore dal 2012
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E il Napoli di Sarri che ha chiuso il campionato con 91 punti? No, nemmeno quella squadra aveva le possibilità di questo Napoli.
Inizio da qui, dall'obiezione più scontata e giustificata a un titolo che oggi può sembrare forzato, un commento a caldo dopo la vittoria di ieri contro l'Atalanta, ma che invece è frutto di una riflessione più ragionata e articolata. Questo Napoli è più competitivo di quello di tre anni fa nella lotta per il titolo.
Considerazioni che nascono da un'estate in cui il Napoli, senza strappare titoli, ha portato avanti un mercato funzionale alle idee dell'allenatore e alle caratteristiche degli attaccanti che già erano in rosa. Ha avuto difficoltà sul mercato in uscita (ma non è stata l'unica) e ha sbagliato completamente la gestione del caso Milik. Ma adesso, tutto sommato, si ritrova con una squadra che mai era stata così competitiva per il titolo nell'era De Laurentiis.

Il confronto con la rosa del Napoli dei 91 punti - Sarri arrivò a quella stagione dopo due anni alla guida del Napoli. Quella squadra - che per certi versi ha un po' ricordato la Lazio 2019/20 - decise in maniera più o meno deliberata di abbandonare tutte le altre competizioni per concentrarsi solo sul campionato. Lo fece perché non aveva alternative, aveva un formidabile undici e riserve non all'altezza dei titolari.
Questa squadra ha invece un ventaglio di scelte che nella rosa di tre anni fa non era nemmeno ipotizzabile. Senza Insigne, Zielinski ed Elmas, ieri il Napoli è sceso in campo con Lozano, Osimhen, Mertens e Politano dal primo minuto. Può permettersi Milik in tribuna e Llorente in panchina, ha in Petagna l'alternativa al nigeriano e tante soluzioni per cambiare il centrocampo a gara in corso. Nella stagione dei 5 cambi, la vastità della rosa partenopea sarà un valore aggiunto importantissimo.

Koulibaly ritrovato, Bakayoko il centrocampista che serviva che il cambio modulo anche in partite come quella di ieri - Quella di Sarri era una squadra a vocazione offensiva, che poteva permettersi quel gioco così propositivo soprattutto perché basato su solide basi difensive. Proprio come il Napoli di questa stagione, che gioca in modo molto diverso da quello di Sarri ma che con quella squadra condivide la voglia di dominare il gioco senza però mai perdere le distanze tra i reparti. Non aver ceduto Koulibaly, e aver soprattutto ritrovato il vero Koulibaly, ha agevolato un cambio di modulo che ad oggi rappresenta la vera chiave di volta di una squadra spregiudicata. L'altro passaggio fondamentale è stato l'acquisto di Bakayoko: al suo esordio, il centrocampista francese ha fatto subito capire perché Gattuso fino alla fine ha spinto per il suo arrivo. In un Napoli che in fase di non possesso mira al recupero della palla già nella metà campo avversaria, Bakayoko è giocatore fondamentale se gli avversari (soprattutto quelli dotati di giocatori con buona tecnica individuale, come l'Atalanta) eludono la prima linea di pressing.

Osimhen acquisto clamoroso - Dei dodici gol fin qui realizzati dal Napoli solo uno porta la firma di Victor Osimhen, l'ha messo a segno ieri quando il Napoli era già avanti di tre gol. Sono numeri che non fotografano in alcun modo l'importanza del centravanti nigeriano, un vero e proprio acquisto svolta per la squadra partenopea. La sua capacità di dare profondità alla squadra, di essere sempre presente sia sui passaggi rasoterra che sulle palle alte e il saper smistare poi il pallone con rapidità e accuratezza è ciò che serviva a Gattuso per esaltare le caratteristiche di tutti gli altri attaccanti. Con Osimhen, ad esempio, Lozano ha a disposizione gli spazi necessari per tornare ad essere quel giocatore devastante che tutti conoscono in Olanda. Con Osimhen, Politano e Insigne avranno in ogni partita 10-15 opportunità a disposizione per puntare il diretto marcatore in uno contro uno al limite dell'area avversaria. Con Osimhen, Mertens s'è reinventato un'altra volta: non più centravanti, adesso, ma seconda punta.
Imprevisti (e infortuni permettendo) quest'anno il Napoli contenderà all'Atalanta lo scettro di miglior attacco della Serie A. E non a caso ieri la Dea ha patito gli avversari come mai accaduto in passato: quella di Gasperini è squadra devastante nel recuperare pallone e nel ripartire velocemente lanciando le catene esterne. Ma se gli avversari, come il Napoli ieri, riescono con 3-4 passaggi veloci ed accurati a eludere gli uno contro uno a tutto campo ecco che ad emergere sono tutti i limiti difensivi dell'Atalanta di Gasp. Non le sue virtù offensive.

Non esiste quest'anno una squadra da 95 punti - C'è poi un ulteriore dettaglio da non sottovalutare. Che è poi il più importante: le rivali. Quel Napoli che arrivò secondo con 91 punti non vinse il campionato perché la Juve chiuse con 95 punti.
Ma nelle ultime due stagioni il campionato di Serie A è cambiato, s'è livellato verso l'alto. E la prima conseguenza è stato un abbassamento dei punti della capolista dopo 38 giornate: due anni fa la Juve vinse con 90 punti, nella scorsa stagione con 83. Ed è pensabile che anche quest'anno né la Juve né l'Inter andranno oltre i 90 punti. Superare quota 90 sarebbe clamoroso in una stagione in cui non c'è più il gap abissale tra la Juventus e le altre e in molti danno l'Inter come favorita. In una stagione in cui anche Atalanta e Milan non sono a priori fuori dalla corsa per il vertice e la pandemia mondiale decuplicherà imprevisti e incertezze. In una stagione che si preannuncia, insomma, diversa dalle precedenti, il Napoli ha basi solide e opportunità uniche. E potrà dire la sua fino alla fine nella corsa per il titolo. Sempre se la Serie A riuscirà ad arrivare alla fine...

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