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Il calcio italiano sta precipitando, Juventus, Milan e Inter lo raccontano. Non c'è più tempo: scouting, ius soli sportivo, seconde squadre, diritti tv. I punti improrogabili per non sprofondare ancora

di Marco Conterio
Inviato di Tuttomercatoweb, è in RAI con 90° Minuto, Calcio Totale e Notte Azzurra. Ha lavorato con Radio RAI, Il Messaggero e Radio Sportiva
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Ivan Ilic al Torino è stata l'operazione più costosa di questo disastroso, povero e disgraziato mercato di gennaio italiano e il dato diviene ancor più clamoroso se consideriamo che in tutta questa pochezza, in saldo finale è positivo. Perché siamo quel che non siamo mai stati: una selling league, un campionato di passaggio. Continuiamo a non realizzare, dunque a investire poco e male, che la Serie A è retrocessa tra le leghe di seconda fascia, vittima dei suoi sprechi, dei suoi errori, della sua visione a corto raggio. Ilic al Torino è la spesa più ingente ma recuperata in gran parte con la cessione di Sasa Lukic al Fulham e se tra i venticinque trasferimenti più costosi di tutto questo mercato invernale figurano di fatto solo lui, Vitinha al Marsiglia e Gerson al Flamengo come mosche bianche in mezzo all'invasione inglese, significa che qualcosa di sbagliato c'è.

Il tracollo del nostro calcio: Juventus, Milan e Inter lo raccontano al meglio
Il calcio italiano è precipitato verso il basso, nonostante i proclami, nonostante le prime pagine, nonostante l'aria di grandeur che ancora ci diamo ma che è solo miseria contro la nobiltà inglese. Le situazioni di Juventus, Milan e Inter raccontano al meglio il tracollo della Serie A. Era dall'inverno del 1989 che le tre grandi del nostro campionato non investivano contemporaneamente in una sessione: la Juventus, nel pieno degli scandali e delle inchieste, non sa quale sarà il suo futuro e pure la categoria. Tra i giocatori in rosa serpeggia profonda incertezza, difficile non ascoltare notiziari e pure le sirene del mercato che vogliono i migliori lontani. Così le casse son chiuse, gli investimenti bloccati e ne risente di fatto tutto il sistema: due sere fa Rocco Commisso ha lanciato un profondo j'accuse al calcio italiano e alla Vecchia Signora, quello che però non ha fatto quando la stessa versava nelle casse viola fior di milioni per Federico Chiesa e Dusan Vlahovic. La Juve ha dato il là, negli ultimi anni, all'indotto del calcio italiano e il suo stallo totale ha influito anche sugli affari a cascata del Sassuolo o dell'Empoli o delle altre squadre di turno con club più piccoli di serie minori e via discorrendo. Il Milan, con l'ennesimo passaggio di proprietà controverso e discusso, non ha investito in questo gennaio e le rotture interne, i ruoli ancora da definire verso il futuro, il caso Rafael Leao e il caso stadio, hanno portato a una sessione di totale immobilismo. Sull'Inter la situazione è tanto complessa quanto semplice da spiegare: se Steven Zhang non restituirà gli oltre 300 milioni di debito a Oaktree entro il giugno 2024, che il fondo al momento non rifinanzia a interessi ancor piùa lti dell'attuale 12%, perderà il club. Sicché gli addii, Milan Skriniar su tutti, e i mancati acquisti, e le cessioni che inevitabilmente arriveranno in estate, sono solo la logica conseguenza di tutto ciò.

Come ripartire? Le società inizino a credere davvero nello scouting
Come ripartire, allora? Nello scouting. Ma non solo a parole, perché la verità è che la Serie A è brava a far scommesse solo grazie agli amici degli amici e difficilmente per scelte virtuose. Prendete questo gennaio: senza soldi e senza portafogli, chi ha creduto e scommesso in talenti all'estero, o magari nei nostri giovani? Eppure gli esempi ci sono, sotto gli occhi di tutto: l'Atalanta con Rasmus Hojlund, il Napoli con Kvicha Kvaratskhelia, l'Udinese con Lazar Samardzic, il Milan con Pierre Kalulu, la Juventus con Matias Soulé. Le inglesi, pur con un mercato drogato da investimenti fuori dalla portata e dalla ragione per ogni altro club mondiale, hanno saputo sfruttare le barriere della Brexit per scoprire e puntare sul mercato sudamericano: adesso, per noi, investire in Argentina e Brasile è diventato quasi impossibile, visto che Jhon Duran, centravanti colombiano che giocava in MLS, viene pagato 16 milioni dall'Aston Villa, visto che il mediano ventene del Palmeiras, Danilo, ne costa 20 per il Nottingham Forest, visto che il Bournemouth ne spende 40 per prendere per esempio Dango Ouattara dal Lorient e Ilya Zabarnyi dalla Dinamo Kiev. Però prendete i trasferimenti più costosi di questo mercato, per farvi un'idea. Enzo Fernandez, 22 anni. Mykhaylo Mudryk, 22 anni, Anthony Gordon, 21, Cody Gakpo, 23. Serve uscire dalla top ten per trovare Leandro Trossard, ventotto anni mentre da noi la Salernitana, giusto per fare un esempio, si è rinforzata con un trentasettenne, un ventinovenne, un ventisettenne e un ventiduenne dalla B. Le società italiane hanno scout validissimi, direttori sportivi capaci, ma continuano a investire su un lotto ristretto di calciatori senza credere nelle idee, senza fare scommesse. "Troppa pressione in Italia" è oramai una scusa, perché le pressioni sono ovunque e se vogliamo uscire dal giro delle danarose inglesi, allora prendiamo il Borussia Dortmund, il Salisburgo, il Rennes, il Lione, il Midtjylland, il Benfica, per capire che si può scommettere ovunque sul talento. Basta avere coraggio, capacità e idee. Il fatto che Milan Skriniar e Jakub Kiwior siano costati insieme 3,5 milioni di euro, entrambi dallo Zilina in Slovacchia, è una lezione che continuiamo a non seguire.

Lo ius soli sportivo, una misura necessaria per la Nazionale
Una delle grandi forze motrici della Francia, nel mondo globalizzato in cui viviamo, è la possibilità di attingere a piene mani dai territori che storicamente sono stati sue colonie ma di poter altrettanto considerare a tutti gli effetti cittadini francesi (una forza anche dal punto di vista sociale per gli stessi, oltre che per i benefici sportivi dei singoli movimenti) anche tutti i bambini nati in Francia da almeno un genitore straniero a sua volta nato nel paese. Il problema, per il movimento calcistico nazionale, e per la Nazionale azzurra, è che la legge del 2016 sullo ius soli sportivo prevedere che gli immigrati under 18 residenti in Italia ma non cittadini italiani, non possano essere convocati per le selezioni nazionali. Solo allora potrà essere avviata una pratica ma finora si sono arenati i tentativi di allargare le maglie della possibilità di essere cittadini italiani ai ragazzi immigrati come lo ius culturae del 2015, o del 2018 presentato dalla parlamentare Boldrini: l'obiettivo è arrivare a una situazione simile a quella francese, questione che porterebbe benefici in primis dal punto di vista sociale per migliaia di persone e a cascata anche per i movimenti sportivi come le rappresentative nazionali azzurre. Perché, urge ricordarlo, l'Italia è fuori dal Mondiale da due edizioni e ogni tentativo fatto finora per far ripartire il calcio italiano è fallito e anche l'idea che sta maturando di dare premi e contributi a chi fa giocare talenti azzurri pare solo un palliativo che mira all'oggi ma non alla prospettiva futura del nostro movimento.

Le seconde squadre e l'esempio della Spagna
Scouting e valorizzazione del talento autoctono non devono essere due cose in contrasto ma, piuttosto, complementari. Lo dimostra il calcio tedesco, lo conferma quello britannico, ne è la riprova quello francese. Integrazione e valorizzazione, vera, non mirata solo a far cassa ora e scappare con un misero bottino. E tutto può essere conciliato e sublimato da una misura che non può più tardare ad arrivare. Nella recente riunione coi direttori a Milano, quella delle seconde squadre (tema dibattuto anche in un recente incontro allo Stadium di Torino) è stata una tematica centrale. Sembra che la Federazione sia pronta anche ad abbassare la quota di iscrizione, frontiera che per adesso ha deciso, con risultati e benefici evidenti, di superare solo la Juventus. Che il campionato Primavera non sia più in grado di produrre talento pronto subito, è sotto gli occhi di tutti e i dati lo dimostrano. Che la Juventus Next Gen sia un passaggio oramai indispensabile, altrettanto. Molte squadre, dalla prossima stagione, potrebbero far più che una riflessione sul tema, necessario, improrogabile e questo dovrà essere uno dei temi centrali anche nel domani della Lega Pro. Oltre la propaganda, oltre i voti, i candidati dovranno gioco forza capire che l'attuale sistema di valorizzazione e crescita del talento, nella terza lega italiana, non soddisfa più la necessità di crescita di tutto il nostro movimento.

Due partite fondamentali: i fondi d'investimento, i diritti tv
L'ultimo calciomercato è lo specchio del nostro paese che ora dovrà aprirsi anche ai fondi d'investimento, che dovrà giocare la partita più importante sui diritti tv del prossimo triennio. Luigi De Siervo, ad della Lega, ha spiegato all'Assemblea tutto il suo piano e sembra aver raccolto consensi e approvazione attorno al complicatissimo tavolo di Presidenti, dirigenti e legali dei club. Ripartire non sarà facile. Ma questi punti sono necessari e indispensabili per farlo. L'Inghilterra è andata, la Germania quasi, la Spagna ci è lontana e anche la Francia, un tempo molto dietro a noi, è in fuga. Rischiamo di venire superati anche da altre leghe europee, i dati del mercato d'inverno dicono che siamo sul piano di Olanda, Portogallo e Turchia. E' l'ora di svegliarsi.

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Domenica 28 Aprile 2024
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