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Grazie, Mancini: Spalletti ha ridato alla Nazionale una identità e un gioco. Difenderemo il titolo europeo e il ct ha già tante certezze sul gruppo da portare in Germania: da Chiesa a Donnarumma, i dodici nomi

di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per TMW dal 2008, è stato vicedirettore per 10 anni. Inviato al seguito della Nazionale
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In Germania l'Italia difenderà il titolo di campione d'Europa. La nostra Nazionale nella fredda notte di Leverkusen ha staccato il pass per Euro 2024: una qualificazione che in altri tempi non faceva notizia e che invece oggi - dopo due Mondiali visti davanti alla tv - è un non scontato punto di partenza attorno a cui costruire questa squadra nei prossimi mesi.
Difenderemo il titolo conquistato nel 2021 tra due qualificazioni Mondiali fallite. Le magiche notti di Wembley non possiamo dimenticarle, furono figlie di un lungo percorso che portò l'Italia di Mancini a conquistare trentasette risultati utili consecutivi. Una enormità. Ma Mancini che ha avuto il merito di portarci sul trono d'Europa è poi totalmente mancato nei mesi successivi. Dopo Palermo avrebbe dovuto dimettersi e invece ha protratto il suo ciclo per altri 17 mesi perdendo totalmente di vista la direzione verso cui andare. L'Italia dopo il Barbera s'è trascinata per troppo tempo navigando a vista, senza avere una rotta. Siamo passati dalla passerella dei campioni d'Europa contro l'Argentina ai giovani a tutti i costi nelle successive partite di Nations League. Siamo passati dal 'Prima Pafundi e poi tutti gli altri' alla restaurazione e all'usato sicuro appena partito il girone di qualificazione a Euro 2024. Siam passati dalla difesa a quattro alla difesa a tre per poi tornare a quattro. Siam passati da un anno e mezzo di totale confusione in cui valeva tutto e il contrario di tutto e ad agosto siamo giunti alle dimissioni di Mancini che sembravano un ulteriore passo verso il baratro. Invece, si stanno rivelando la nostra fortuna.

Perché Mancini lo è stato per lungo tempo, ma da Palermo in poi non era più adatto per quel ruolo. Non aveva più le motivazioni necessarie per portare avanti nuove idee. Per indicare la via. Fortuna ha voluto che ad agosto fosse libero il tecnico italiano più quotato del momento. Scudettato, all'apice della sua carriera: Luciano Spalletti. Il nome perfetto nel momento perfetto perché anche Spalletti vedeva nell'Italia il proseguo ideale della sua carriera e ha detto sì. Anche a costo di dover andare incontro a problemi legali col suo ex Presidente.
Spalletti ha avuto innanzitutto il merito di riportare ordine. Di indicare di nuovo una direzione che avevamo smarrito nei vicoli ciechi di un Mondiale fallito. Il 4-3-3, la sua idea di calcio. "Perché anche una Nazionale si può allenare, sbaglia chi pensa che sia solo gestione", dice sempre il ct. E la sta allenando con risultati che a livello di prestazioni sono sotto gli occhi di tutti. Contro la Nord Macedonia siamo tornati a segnare cinque gol: non accadeva da oltre due anni. Contro l'Ucraina abbiamo confermato che quello è il calcio che vogliamo offrire. Anche se abbiamo sofferto, abbiamo pareggiato e nel finale anche rischiato grosso per un intervento di Cristante su Mudryk non fischiato.
L'arbitro però ha deciso di non rivedere l'azione dinanzi al monitor e adesso, per nostra fortuna, è già tempo di guardare al futuro.
Perché in fondo non manca poi troppo, perché tra novembre e giugno - almeno ufficialmente - c'è solo la sosta di marzo per ritrovare e riprovare la squadra azzurra. Ma Spalletti la sua Nazionale l'ha già iniziata a costruire in questi tre intensi mesi e da queste scelte ripartirà quando poi dovrà diramare le convocazioni.
E' ancora presto per dire chi saranno tutti i calciatori che voleranno in Germania, esattamente dove poche ore fa abbiamo conquistato la qualificazione e nel 2006 il nostro ultimo Mondiale. Ma dei punti fermi ci sono: Donnarumma e Vicario tra i pali, Acerbi e Bastoni davanti alla difesa, Di Lorenzo e Dimarco come terzini. E poi ancora: a centrocampo Barella, Frattesi e Cristante hanno sempre fatto parte del gruppo di Spalletti e lo saranno ancora, mentre Locatelli o Jorginho o entrambi è valutazione che meriterà ulteriori approfondimenti.
In attacco gli intoccabili sono tre: Chiesa, Raspadori e Scamacca. Tutti gli altri sanno che tanto, tutto passerà dalle prestazioni dei prossimi mesi. Mesi che serviranno al ct anche per capire se Ciro Immobile è ancora utile a questo gruppo. Una scelta delicata, da cui dipenderà anche quella del Capitano. Ma c'è tempo, intanto siamo qualificati. E se oggi abbiamo di nuovo una strada da seguire dobbiamo ringraziare Spalletti quanto... Mancini.

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