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Dzeko al posto di Icardi: è follia Inter! La Roma spera che a Milano ci caschino. In alternativa Duvan Zapata: ma veramente l’Inter vuole comprarlo a quel prezzo, prendendo solo 90 per Icardi? Roberto Mancini: ve l’avevamo detto…

di Tancredi Palmeri
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Il compianto presidente Franco Sensi tra le tante qualità possedeva anche quella della battuta fulminante, come da romano de core d’ordinanza.
Tante perle che con poche parole erano capaci di inquadrare una situazione alla perfezione. Per esempio, nel 2002 durante i giorni caldi dell’offerta del Real Madrid a Totti, a chi gli chiedeva se secondo lui davvero il Pupone potesse andarsene, rispose: “Ma ‘ndo va..”, praticamente fotografando i 15 anni a venire.
Ma una delle migliori fu quando nel 2003 firmò la inaspettata cessione di Batistuta all’Inter nel mercato di gennaio. Operazione che si rivelò una bidonata per l’Inter. E solo un paio di mesi dopo Sensi, prima dell’Inter-Roma che lo opponeva all’ex bomber, a chi gli chiedeva dell’operazione rispose con un epico candore, letteralmente: “E’ stata una operazione di rara paraculaggine”.

Il saporito quanto estemporaneo preambolo si spiega perché se da lassù il presidente Franco Sensi sta ancora guardando le sorti della sua Roma - e sicuramente lo sta facendo - allora probabilmente sta pensando la stessa cosa mentre vede svilupparsi un’altra operazione di rara paraculaggine in cui l’Inter rischia di imbarcarsi da vittima.
Ovvero il tanto strombazzato cambio della guardia in attacco: via Icardi, dentro Dzeko.

Difficile non pensare che - qualora si confermasse - non sarebbe altro che follia pura da parte della dirigenza nerazzurra.
Stante che la situazione con Icardi è difficilmente recuperabile a lungo termine, stante che per questi motivi appaia difficile alzare più di 90 milioni, l’alternativa però a un 26enne che ha segnato 101 gol negli ultimi 5 anni, sarebbe un 33enne che ne ha segnati 61 di gol nello stesso tempo, praticamente la metà.

Un 33enne a cui destinare una quindicina di milioni, con contratto in scadenza tra un anno, e che prenderebbe lo stesso stipendio di Icardi per i prossimi tre anni.

Follia. Follia pura e semplice. Impossibile che l’Inter possa commettere un errore simile.

Ma anche il piano B per ora è altamente preoccupante per i tifosi nerazzurri. Perché se la migliore idea della dirigenza per sostituire Icardi è al momento Duvan Zapata, allora c’è qualcosa che non va.
Per carità, l’ormai 28enne colombiano è utile e prezioso, ma è pur sempre solo al primo anno in carriera in cui fa finalmente registrare numeri da grande attaccante (e in una squadra che ti mette in condizione di farlo come quella di Gasperini). E c’è riuscito solo a 28 anni. Può essere sicuramente da Inter, ma non può essere il nome principale con cui rimpiazzare Icardi.
E considerando che per Zapata sarebbero necessari almeno 45 milioni, allora si capisce come non sia possibile girare ben metà dell’incasso per Icardi.

L’Inter si è giocata Maurito, e se vuole continuare nel progetto di crescita - e nel ripagare i tifosi sempre appassionati - ha il dovere di investire quei possibili 90 milioni di budget in un nome altrettanto grosso.
Altrimenti rischia un passo indietro letale.

Chiusura per Roberto Mancini. E’ bellissimo vedere che stia riportando entusiasmo e fiducia nella Nazionale e negli italiani tifosi della Nazionale.
Permetteteci un pizzico di orgoglio: noi ve l’avevamo detto.
Un anno fa c’erano parecchi dubbi sulla sua nomina, e noi li affrontammo nello specifico uno per uno.
A distanza di un anno, il suo lavoro al di là i risultati in sé, hanno dato ragione.
Dall’articolo di un anno fa, ecco le critiche che gli erano mosse, smontate punto per punto:

“Il Mancio soffre di critiche ingiustificate da tempo, figlie anche del fatto che i suoi successi siano legati ai veleni del post Calciopoli, e dunque che non ci sia serenità di giudizio nei suo confronti.
Ma tutte le critiche principali sono ingiustificate, ed ecco perché:

1. "Non è un vincente".

Falso. Ha vinto 13 titoli, ha vinto in tutte le squadre da cui è passato tranne nell'ultimo anno bislacco allo Zenit. Ha vinto 4 campionati, i 3 con l'Inter e quello con il City che ha rotto un sortilegio di decenni. Ha vinto persino in condizioni disastrate, come le Coppe Italia con Fiorentina e Lazio ai limiti dell'istanza fallimentare. Ovviamente i suoi successi più rilevanti sono quelli all'Inter. Ma nemmeno qui vale la critica sulla strada spianata da Calciopoli, perché in verità Mancini aveva cominciato a vincere dall'anno prima portando Coppa Italia e Supercoppa Italiana, rompendo un digiuno settennale, e assemblando personalmente il cuore della difesa nerazzurra che trascinerà l'Inter fino al Triplete. E in fondo anche nel secondo corso all'Inter girò al termine del campionato d'andata in testa nonostante la squadra non valesse nemmeno i primi 4 posti.

2. "Fa bene solo se ha la squadra forte"

Falso. Le sue lamentele sul calciomercato sono invece vere e proverbiali - peraltro disinnescate con ironia in conferenza stampa dicendo "meno male che in Nazionale il calciomercato non è possibile, ci siamo tolti un problema" - ma allo stesso tempo in tutte le squadre dove è stato ha valorizzato gli elementi che aveva a disposizione, portandoli a un rendimento a cui erano disabituati.

3. "Ha bisogno dei campioni e trascura i giovani"

Falsissimo. Davvero dovunque ha lanciato giovani di qualità, responsabilizzandoli come raramente accade nel calcio italiano. Proprio quello di cui ha bisogno in questo momento la Nazionale. E quando possibile, li ha promossi tra i titolari senza troppi tentennamenti. Certo, anche Ventura lavorava benissimo con i giovani nei club, ma senza mai fare il salto di qualità a livello di costanza e dimensione.

Rimane solo un dubbio su Mancini, ovvero

4. "Perde le grandi partite"

Dovunque, quando si è trovato nelle condizioni di favorito, ha fallito le partite secche senza un domani, che sfortunatamente sono anche il cuore delle avventure della Nazionale.
Magari si può pensare che in fondo la Nazionale ha perso adesso lo status di favorita.
E Mancini ha una sapienza e un'arguzia tattica che gli sono ingiustamente negate, capace di adattarsi alle squadre che ha avuto: un gioco sorprendente con Fiorentina e Lazio, sublime con l'Inter di Veron, implacabile con quella di Ibrahimovic, arioso con il Manchester City, e pragmatico con il Galatasaray e con l'Inter di nessuno.

Adesso Mancini ha la grande occasione di chiudere una questione con la Nazionale che nel suo caso personale ha un debito storico.
Ed è una persona che saprà trasmettere l'importanza di esserci. Lo si capisce dalla dedica al momento della presentazione alla stampa: "Sono contento per i miei genitori".
Perché la Nazionale è nostra, attraversa le generazioni, è condivisa.
In bocca al lupo al Mancio, e a noi”

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