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ESCLUSIVA TMW - Pasquale: "A 40 anni gioco e alleno nei dilettanti. Il gol ad Anfield la mia notte magica"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Federico De Luca

Giovanni Pasquale è tornato a casa, dopo una carriera spesa fra Inter, Siena, Parma, Livorno e Udinese. L'ex terzino sinistro oggi ha 40 anni e ha deciso, in controtendenza con le mode attuali, di chiudere la carriera lì dove ha mosso i primi passi, a Venaria, alle porte di Torino. Per poi iniziare una nuova avventura. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua storia:

Cosa fa oggi Giovanni Pasquale?
"Sono tornato a Venaria, la mia città natale. Quando avevo smesso di giocare ho rifiutato alcune proposte aspettando qualcosa di più importante che non è arrivato. Ho quindi deciso di tornare a Venaria, dove ho iniziato ad allenare la prima squadra. Per la verità gioco ancora, faccio l'allenatore-giocatore. Abbiamo ottenuto due promozioni di fila e oggi siamo Eccellenza con l'obiettivo di salvarci, obiettivo quasi raggiunto. Anzi. C'è la possibilità di andare ai playoff".

In che ruolo mister Pasquale schiera Giovanni Pasquale giocatore?
"Quando gioco faccio il centrale, non posso più permettermi di correre sulla fascia, lo faccio fare ai più giovani (ride)".

Come chiusura di carriera hai scelto casa, il che di questi tempi è inconsueto considerando che molti scelgono mete esotiche
"Ti dico a verità, io sono sempre stato legato all'Italia. Ho ricevuto delle proposte, diversi anni fa ma non era il momento di accettare. Quando ho smesso con l'Udinese invece avrei preso in considerazione l'idea molto volentieri, ma non è arrivata. C'erano richieste dalla B ma da svincolato ho aspettato qualche mese prima di dare qualche risposta, ma col passare del tempo le squadre si completano ed è più complicato. Poi mia moglie è rimasta incinta, ho deciso di restre qui. A malincuore, perché ho ancora la voglia di un ragazzino".

A livello giovanile e dilettantistco come si sta evolvendo la situazione?
"A causa del Covid le società sono state fortemente penalizzate. C'è un discorso di costi non facile da affrontare. Noi come Venaria abbiamo sempre avuto un presidente che ha saputo gestire il tutto. Ora c'è un altro presidente e siamo partiti quasi da zero. Da parte nostra possiamo dire di avere un impianto che fa invidia a mezzo Piemonte, ma puoi andare avanti se esso è aperto, altrimenti con le utenze che arrivano è dura. Se non hai qualcuno dietro è difficile restare a galla, le entrate con la domenica non ti bastano più".

Sul piano squisitamente del gioco più di un anno è stato buttato
"L'anno scorso avevamo giocato 8 partite, poi la sospensione del torneo che è ripartito successivamente con un mini campionato in cui partecipava chi voleva e poteva iscriversi. Considerate che dovevamo pagarci i tamponi".

È la panchina il tuo futuro?
"Il mio obiettivo è quello di prendere il secondo patentino, quello UEFA A e far parte di qualche staff per poi tornare a buttarmi dentro a livelli alti, o almeno provarci. Non è presunzione, ma dopo una carriera spesa in Serie A sei abituato a quell'ambiente".

C'è un allenatore al quale ti ispiri, magari tra quelli che hai avuto?
"Ti dico, ne ho avuti diversi. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosina. Cerco anche con i ragazzi di portare in settimana gli esercizi che facevo in passato. Certo, parliamo di ragazzi che arrivano dopo il lavoro. Siamo comunque un gruppo affiatato che da quando sono arrivato mi porto dietro".

Modulo preferito?
"Da ex terzino il 4-3-3 è il modulo quello che mi piace di più, ma chiaramente servono i giocatori giusti nei reparti. Quest'anno per forza di causa maggiore ho utilizzato il 3-5-2".

Sei l'esempio di come si possa realizzare il sogno da bambino: interista di fede, fai l'esordio in Serie A con i nerazzurri
"Avevo 15 anni quando sono andato all'Inter, sono salito in Primavera a giocare con i più grandi e ho fatto 3 anni. L'ultimo anno abbiamo vinto sia lo scudetto che il Viareggio. Alla fine della stagione mi aspettavo una chiamata di qualche società di Serie B per farmi le ossa in prestito, invece Hector Cuper portò me, Cordaz e Beati in ritiro. E da lì è partito tutto. Ho avuto la fortuna di giocare parecchio, soprattutto il primo anno".

Per un giovane, specie di una grande del nostro calcio, non è così semplice trovare spazio. Sei stato uno dei pochi ad avere immediatamente fiducia
"Sono stato bravo a farmi trovare pronto, poi le cose hanno iniziato a girare per il verso giusto. Certo è che le grandi squadre non ti aspettano, il giovane deve essere già pronto ed è piuttosto penalizzante perché servirebbe tempo per far maturare i ragazzi".

Quando eri in Primavera c'era Ronaldo il Fenomeno, ma anche Vieri e poi Adriano. Per te una bella palestra anche da allenatore
"Ho avuto la fortuna di giocare quegli anni e anche contro dei campioni. Adesso invece vedo più atleti, fondamentalmente. Giocatori che corrono ma hanno dei limiti e non trasmettono quelle emozioni che trovavi nei fuoriclasse di quei tempi. Gente come Vieri o Zanetti, giocatori che vedevi guardare e cercavi di rubare il mestiere".

Da terzino sinistro chi era il tuo modello?
"Roberto Carlos era un idolo, l'Inter purtroppo l'ha scartato. C'è stato Marcelo del Real Madrid che è stato devastante. Sono quei giocatori che li vedi che fa piacere guardarli e provi a imitarli".

Ricordo più bello della tua carriera?
"Il gol che ho fatto ad Anfield con la maglia dell'Udinese in Europa League, senza dubbio. Ci siamo ritrovati in questo stadio impressionante, ho provato emozioni incredibili. Come pubblico ti trasmette veramente tanto. Per noi fu la partita perfetta, eravamo stati sotto 1-0 poi l'abbiamo ribaltata 1-3 e poi loro hanno fatto il 2-3. È personalmente il ricordo più bello perché ho dato e trasmesso qualcosa ai tifosi dell'Udinese. Non è da tutti vincere in quello stadio, che fa davvero paura".

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