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Campedelli: "Il calcio vive sui debiti ma paga solo il Chievo. Pronto a perdonare i giocatori"

di Luca Bargellini

È sceso il sipario sulla favola del Chievo Verona di Luca Campedelli. La società che per vent'anni ha vissuto la favola più bella del nostro calcio, arrivando fino a calcare il palcoscenico dei preliminari di Champions League, non esiste più dopo l'esclusione arrivata dal Consiglio Federale. "La FIGC - spiega lo stesso Campedelli a La Repubblica - ha deciso che non potevamo iscriverci né in Serie B, dove eravamo, né nei dilettanti. La ragione: alcuni arretrati nei pagamenti IVA. Abbiamo chiesto tempo per pagare a rate. L'ufficio riscossione delle Entrate ha riconosciuto il nostro diritto a frazionare i versamenti, ma a causa delle norme legate al Covid non ha potuto predisporre le necessarie pratiche. La prima rata l'abbiamo pagata il 28 giugno, 800mila euro dei 18 milioni che devo allo Stato. Ma non è bastato. I prossimi step? Giovedì ci presenteremo al Consiglio di Stato che ha accettato di anticipare l'udienza. Chiederemo l'iscrizione alla B in soprannumero. Abbiamo fatto tutto secondo le regole. Il calcio vive sui debiti e li pagherò. Però alla fine paghiamo solo noi. [...] Se il Consiglio di Stato ci darà ragione sono pronto a perdonare i giocatori. Non sono Gesù Cristo, ma per me il Chievo, con l'azienda di famiglia, è la vita".


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