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Tra campo e panchina: Daniele De Rossi e un fuoco che arde ancora

di Ivan Cardia

Il fuoco dentro. Quello che sente Daniele De Rossi, partito in vacanza con la testa da calciatore, chissà come tornerà. Ancora dieci giorni, poi DDR tornerà a pensare al suo futuro. Lo immagina ancora in campo, dopo essere stato costretto a lasciare la Roma nonostante ne fosse stato, seppur a gettone, uno dei migliori giocatori in stagione. Continuare a inseguire il pallone: voglia di andare in campo, mica per soldi.

Ha rifiutato l’Italia. Fiorentina e Milan, anche la Sampdoria: alla corte di Daniele da Ostia si sono presentate in tante. La Roma può tradire, ma non essere tradita da chi l’ha amata e l’ama ancora, nonostante tutto. Per questo, niente Italia. Anche perché non è una questione di soldi ma di sogni: si è sempre immaginato col Boca Juniors, ora che lì c’è un suo ex compagno come Burdisso tutto sembra perfetto perché i pezzi vadano a comporre il puzzle già scritto.

Le difficoltà ci sono. Perché andare in Argentina, o in MLS come ripiego a quel punto non troppo coerente, significherebbe stare lontano dalla famiglia, e rimandare l’ineluttabile. De Rossi è già stato allenatore in campo, tutti assicurano che sarà grande anche in panchina, e chi gli sta vicino gli consiglia di prendere l’occasione, di trasformare una scelta subita nell’opportunità di cambiare direzione. Iniziare i corsi per il patentino, la carriera da allenatore. Sarebbe una scelta saggia, di chi può rimanere vicino agli affetti e approfittare delle scelte altrui per iniziare il proprio corso. È difficile, però, fare i conti con quel fuoco che arde.


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