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TMW RADIO - Canovi: "Il calcio è un'industria, ma non è trattato come tale dallo Stato”

di Simone Lorini

All’interno di “Piazza Affari”, nel pomeriggio di TMW Radio, è intervenuto l’operatore di mercato Alessandro Canovi.

In Francia lo ius soli sportivo ha portato grandi risultati, ci racconti di più sulle differenze col nostro Paese…
“Oltre il modello francese, va citato quello spagnolo. L’obbligatorietà della creazione delle seconde squadre va affiancato a una profonda riforma e riorganizzazione della Lega Pro. Il contenimento delle spese - in quelle categorie - è fondamentale. Molto importanti saranno le prossime elezioni che si riferiranno alla governance della Lega Pro”.

Come si risolve il problema della rinuncia ai titoli sportivi da parte di molti nel momento del salto di categoria?
“Prendo l’esempio spagnolo. Le squadre dilettantistiche spagnole delle Baleari e delle Canarie, giocano con quelle della comunità valenciana o quella catalana. Non le fanno viaggiare fino a Vigo”.

Una riforma della Coppa Italia, stile FA Cup, potrebbe favorire la crescita degli introiti per le realtà più periferiche?
“Anni fa si pensava a una soluzione alla francese. Noi abbiamo bisogno di far crescere le squadre locali. Prenderei l’esempio spagnolo della Coppa del Re. Il nostro CT Mancini è costretto a usare gli stage per “provocare” delle reazioni, convocando giocatori sconosciuti per portarli agli occhi dei più”.

Il nostro problema è anche meramente economico a livello statale, oltre che di riforme ed idee?
“Secondo me è un problema di attenzione e di armonia. C’è un accordo di base tra la politica sportiva e quella amministrativa. Faccio l’esempio della mia categoria: in Francia siamo “protetti” dall’ultima normativa FIFA da una legge statale francese. In Italia lo sport è un’industria, ma non viene trattato come tale da chi dirige lo Stato”.


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