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Sembra la fine, ma non sarà la fine. L'Inter a Udine per rialzare la testa

di Alessandro Rimi

Sarebbe fitto l'elenco dei portieri, non solo titolari ma anche grandi, che in Serie A ne hanno combinate di grosse. Quella di Radu era meglio non accadesse, sono purtroppo questi i fattori che qualche volta minano le certezze e la fiducia nei confronti di un obiettivo già tosto da raggiungere. Ma tant'è. Il portiere rumeno quest'anno in campionato non aveva raccolto neppure un minuto e paga il problema dei secondi non il campo non lo vedono mai, salvo poi essere chiamati in momenti pure cruciali.

A Bologna è sembrata la fine, ma non è stata e non sarà la fine per l'Inter. A meno due dal Milan con quattro giornate dal termine del torneo. Un'inezia pure di fronte a una stagione che definire imprevedibile sarebbe troppo riduttivo. Protagonista di un andirivieni di massa che per forza lascia spazio a tutte le speranze del mondo. In più c'è un calendario che rispetto ai rossoneri sorride a Simone Inzaghi, anche se l'Empoli insegna che tutte se la giocano fino all'ultimo respiro.

Detto questo Fiorentina, Verona, Atalanta e Sassuolo per Pioli saranno tutto fuorché una passeggiata. Le vincerà tutte? Può darsi, ma intanto è quello che dovrà fare anche la squadra campione d'Italia in carica. Che può risollevarsi a Udine, senza Bastoni e Calhanoglu e con un Handanovic in forse, ma con Vidal, (probabilmente) Gosens e Caicedo che tornano in gruppo. Per la frustata che serve a rialzare la testa. Due punti sono un'inezia. E no, non è ancora la fine.


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