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Seconda stella a destra, è questo il cammino. All'Inter segnano tutti: eppure sembrava un calesse

di Ivan Cardia

Altri diciannove punti e poi sarà scudetto. Impressionante, se si considera che me mancano trentatré alla fine del campionato. Se poi le altre continueranno col passo del granchio e l'Inter non mollerà mezzo colpo, ai nerazzurri potrebbero bastarne anche meno. È la storia di una Serie A che storia ormai non ne ha più, almeno quanto alla prossima vincitrice. Cade pure la scaramanzia, inizia a volare qualche sassolino dalle scarpe di Simone Inzaghi: fisiologico, quando si inizia a vedere il traguardo.

I giudizi corrono veloci come una Red Bull. Giocando sui titoli: pensavamo fosse un calesse, invece era una fuoriserie. Ma è davvero così? Il tecnico dell'Inter, dopo il 2-1 sul Genoa, non scevro di polemiche in una giornata da incubo per la classe arbitrale, ha ricordato i dubbi che circolavano a fine stagione sul volante tra le sue mani. E si è preso una piccola grande vendetta mediatica: sono i nodi che vengono al pettine. È che, nel calcio di oggi, i giudizi volano e cambiano veloci, persino più della fuoriserie di Verstappen. Inzaghi lo sa, nella tormenta ha tenuto la barra dritta e ora viene esaltato per qualsiasi cosa. La verità, come sempre, sta nel mezzo: l'Inter era forte, il suo allenatore l'ha migliorata. Di parecchio, anche.

La mia banda suona il gol. Restiamo in tema di citazionismo: Asllani è il diciassettesimo giocatore dell'Inter in rete in questa stagione, considerando tutte le competizioni. Non è un numero straordinario di per sé: lo diventa se si considera che Inzaghi ha una rosa molto ampia per qualità ma non per forza in termini di quantità. Basti pensare che all'appello, tra chi ha giocato almeno 300 minuti - cioè un decimo di quelli stagionali - manca soltanto Pavard. Poi i vari Sensi, Cuadrado, Klaassen e Buchanan, nulla più: il miracolo di far segnare anche Sommer e Audero è un po' più complicato da c'entrare. È il manifesto di un collettivo in cui ci sono delle stelle (Lautaro, Thuram, Calhanoglu) e c'è un frontman, Inzaghi. Non è un caso che i sassolini siano volati pensando ad Arnautovic e Sanchez: erano dati per finiti, il cileno sembra tornato quello dei tempi migliori. Del resto in questa Inter, a ben vedere, non c'è un giocatore che non stia rendendo al massimo delle proprie possibilità.


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