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Roma, ecco Kalinic e l’insostenibile peso di essere il vice Dzeko

di Dario Marchetti

Ci si accorge dell’importanza di una persona solo quando la si sta per perdere. Tra la Roma e Dzeko è andata esattamente così quest’estate. Le parti erano a un passo dal salutarsi dopo 4 anni di gioie e dolori. Poi la scintilla si è accesa nuovamente e il rinnovo di contratto ha fatto il resto. Il bosniaco, dati alla mano, è imprescindibile per il gioco di Fonseca. Nelle prime sette partite ufficiali ha saltato solamente gli ultimi 15 minuti con l’Istanbul di Basaksehir. In campionato non conosce cambi ed è tra i giocatori più utilizzati e decisivi di questa Serie A. Numeri che fanno felice il tecnico portoghese, ma che spostano l’attenzione anche su un altro tema: ovvero il perché i giallorossi non possano fare a meno di Dzeko. Fonseca lo ha detto: “Il nostro gioco verte su di lui” e questo spiega la situazione attuale, ma nelle precedenti quattro stagioni, al netto delle prime due in cui condivideva la poltrona con Totti, non ha mai avuto alternative di livello.
RICAMBI - Essere il vice non è facile. Soprattutto di chi realizza 92 reti con la maglia della Roma diventando il settimo marcatore più prolifico della storia del club. Per questo a Trigoria avevano puntato su Schick: il giovane talento da affiancare a Dzeko per farlo crescere e con il tempo fargli prendere il suo posto. Le poche chances e una figura così ingombrante, invece, hanno prodotto esattamente l’effetto opposto. Dopo due anni l’ex Sampdoria è passato dall’essere l’acquisto più costoso della storia della Roma, a uno dei più grandi flop di calciomercato dell’epoca moderna. Il ct dell’U23 della Repubblica Ceca tempo fa disse: “Patrik ha avuto problemi con Dzeko. Lui era il leader e lo costringeva a spostarsi sull’esterno”. Da qui scaturisce anche la necessità di Schick di cambiare aria in estate, provando una nuova avventura con il Lipsia. Ora tocca a Kalinic gestire il dualismo con il centravanti bosniaco. L’ex Atletico Madrid non è entrato subito nelle rotative di Fonseca a causa di una condizione atletica latente. Oggi contro il Wolfsberger toccherà a lui per la prima da titolare. Certo l’Europa League rievoca ricordi dolci e amari. Risalgono ai tempi del Dnipro, alla finale persa contro il Siviglia e al gol che diede l'illusione a Kalinic di poter alzare la coppa. Quello, però, era un giocatore in grado di convivere con l’ombra di Dzeko e la Roma si augura proprio questo, di aver trovato l’uomo giusto per far rendere l’ex City al meglio senza stressarlo più di quanto non si faccia già.


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