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Milan, il paradosso: di buono c’è solo il risultato. Anche le assenze non bastano a spiegare

di Ivan Cardia
Fonte: Inviato a Porto

Il Milan perde la sua terza gara di fila in questa Champions League e il tabellone luminoso del Dragao che segnala l’1-0 finale è l’unica vera buona notizia che arriva dalla trasferta portoghese. Perché una sconfitta così non è una pietra tombale sulle (esigue in partenza, dannata urna) speranze di Pioli di andare avanti in questa competizione e più in generale in Europa. La nota dolente, stranezza per i rossoneri che di solito giocano bene, che vincano o perdano, sta proprio nella prestazione. Lontanissima, per intensità, precisione, pressoché tutto, dagli standard a cui ci hanno abituato Pioli e i suoi da oltre un anno a questa parte. Tanti errori individuali, agli esordienti (o quasi) in difficoltà si sono uniti pure i senatori che stasera non hanno brillato. Il Porto sembra lontanissimo, di un altro pianeta come lo era sembrato solo il Liverpool, trionfatore di un altro risultato bugiardo rispetto alla prestazione, ma arrivato almeno al termine di una partita vissuta e combattuta. Il Milan del Dragao, viceversa, sembra quasi non essere sceso in campo e nemmeno le assenze, neanche il potenziale fallo di Taremi su Bennacer, basta a spiegare un distacco così ampio rispetto all’avversario. C’è ancora il ritorno, nel mezzo c’è la Serie A, un treno che il Diavolo non può certo permettersi di perdere. Forse, a questi livelli, è davvero ancora troppo presto per i ragazzi terribili e bellissimi di Pioli.


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