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Lotito: "Contestazioni non c'entrano nulla col mercato. Vogliono farmi vendere la Lazio"

di Raimondo De Magistris

Il presidente della Lazio Claudio Lotito ha rilasciato una intervista ai taccuini de 'Il Messaggero' per commentare l'inchiesta ultras che ha coinvolto le curve di San Siro: "Non voglio fare il bello, specialmente in questo momento, ma io sono stato il primo ad assumere una posizione molto chiara, ho fatto una scelta di campo: fra consenso e legalità ho scelto la legalità, con le conseguenze che ne sono derivate per la sicurezza personale e della mia famiglia. Ancora oggi vivo con la scorta, ricevo minacce telefoniche, anche 7-8 al giorno, cortei e cori contro, volantini con la mia tomba e le candele, ma tengo il punto e non mi piego".

Lotito questa estate è stato pesantemente contestato dagli ultras della Lazio. Una manifestazione di protesta il 14 luglio a Ponte Milvio, poi i volantini
affissi in giro per la Capitale e infine gli striscioni ad Auronzo durante il ritiro:
"Non c'entra nulla il mercato o la Lazio che, come testimoniano i fatti, non ha subito nessun ridimensionamento e lo sta dimostrando. È una scusa per costringermi a vendere perché io non ho mai ceduto a nessun privilegio. Lo Stato deve prendere dei provvedimenti normativi affinché il calcio non diventi ostaggio di associazioni criminali che utilizzano questo sport e altri per fini che non sono sportivi, come lo spaccio di sostanze stupefacenti, usure e non solo".

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