.

Le grandi trattative dell’Inter - 1992, la scommessa del principito Rubén Sosa

di Alessandro Rimi

E chi se lo scorda quel mancino tanto elegante, quanto violento. Chi potrà mai dimenticare quel sinistro-destro-sinistro che finiva prepotente dritto in porta. Quelle punizioni che parevano saette divine, lampi nel cielo, cascate impetuose e incontrollabili. Le sforbiciate di classe, le cavalcate inarrestabili, le conclusioni dalla distanza. Rete. Uruguagio, portatore sano di Garra Charrúa, seconda punta esplosiva che tutto può. Se negli anni bui con la maglia della Lazio, appunto, Rubén Sosa Ardaiz non vince nulla nonostante gol e leadership pura, si rifà col marchio internazionale grazie all’Inter. I nerazzurri, dopo anni di osservazione e stima per El Principito nato a est del Rio de la Plata, scelgono finalmente lui per dare la caccia al titolo e affiancare Totò Schillaci in attacco.

Al tecnico Osvaldo Bagnoli (dominatore con il Verona dell’85) piace parecchio e perciò dà subito l’assenso. Così dopo settimane di trattative, Cragnotti dice sì per 2 miliardi e mezzo di lire. Il giocatore e l’agente Paco Casal avevano passato ore e ore a discutere dello stipendio con il presidente Pellegrini. Dirà, Sosa, al numero uno dell’Inter: “Se faccio almeno 20 gol, mi dà i soldi che chiediamo, altrimenti la cifra la deciderà lei”. Così sarà. Il ventesimo gol in A, Rubencito lo segna all’ultima giornata (doppietta) al Torino. Altri due centri in Coppa Italia. Una scommessa vinta, come quella della vittoria della Coppa Uefa, appena dodici mesi dopo. Una coppa che per lui, dirà, fu come vincere la Champions League.


Altre notizie