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La Lazio regala ancora: quanto manca per diventare una grande squadra

di Ivan Cardia

"È successo che nel primo tempo non abbiamo fatto il secondo gol". Simone Inzaghi spiega così la sconfitta della sua Lazio contro la SPAL (2-1), in quella Ferrara che già l'anno scorso fermò la corsa dei biancocelesti della Capitale verso il sogno quarto posto. Alla terza giornata, è ancora presto per dare valutazioni sulle ambizioni della Lazio. Ma dominare il primo tempo e regalare il secondo non sembra davvero una buona idea.

Bella e incompiuta. La Lazio resta quella, almeno per ora. La squadra più coerente della Serie A nella sua manovra, che da tre anni ormai non si indebolisce sul mercato, ma poi vede passarsi davanti la concorrenza, che si chiami Roma o Atalanta. Colpa delle pause, nella partita e nella stagione: i biancocelesti di Inzaghi sono lo specchio dei propri migliori giocatori. Luis Alberto, per esempio: oggi magnifico nei primi 45', mai davvero in partita nella seconda frazione di gara. E potremmo continuare.

Le grandi squadre chiudono le partite. È un vecchio luogo comune del calcio, che come tutti i luoghi comuni ha il suo fondo di verità. Nel derby la Lazio ha giocato meglio della Roma, e non ha vinto. Oggi la Lazio ha giocato molto meglio della SPAL per un tempo, e ha perso. Sono cinque punti in meno in due partite di Serie A, che peseranno nella corsa alla prossima Champions League. E nell'inseguimento della Lazio al suo status: "Forse non siamo ancora una grande squadra", ha detto lo stesso Inzagi nell'immediato post partita. È un compito che tocca anzitutto a lui.


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