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Inter, si chiude l'era Suning: la top 11, in attacco c'è la LuLa. Brozovic o Calhanoglu?

di Ivan Cardia

Si chiude l'era di Suning alla guida dell'Inter. Dopo aver rilevato il club nerazzurro nel 2016 da Erick Thohir, la holding cinese cede il passo a Oaktree, che ha comunicato l'escussione delle quote societarie date in pegno a garanzia del finanziamento contratto dalla famiglia Zhang nel 2021 e il conseguente passaggio di proprietà. Si chiude così il secondo ciclo più vincente nella storia della società di viale della Liberazione, caratterizzato da due scudetti, tre Coppe Italia e due Supercoppe italiane.

La top 11. In parte dati oggettivi, in parte giudizi. Non può essere altrimenti. Abbiamo provato a mettere in fila gli undici giocatori più determinanti nell'era Zhang. La scelta più facile? Il modulo: 3-5-2.

Portiere: André Onana. L'estremo difensore più impiegato e più vincente nell'era Suning è Samir Handanovic, che però vestiva il nerazzurro già prima dell'avvento degli Zhang e quindi non possiamo considerare. Inevitabile citare il camerunese.

Braccetto destro: Matteo Darmian. Supera al fotofinish Skriniar e Pavard, titolari negli anni dei due scudetti conquistati da Zhang e in senso assoluto probabilmente superiori. In questo ruolo, però, il ragazzo arrivato quasi per caso dal Parma nel 2020 ha conquistato e giocato una finale di Champions League. Un simbolo soprattutto della gestione Inzaghi.

Difensore centrale: Francesco Acerbi. Negli occhi abbiamo soprattutto la macchina perfetta del tecnico piacentino, che ha costruito la sua chiesa sull'ex Lazio come prima pietra.

Braccetto sinistro: Alessandro Bastoni. Un elemento di continuità da Conte a Inzaghi, in una crescita ininterrotta. E pensare che i soldi spesi per "scipparlo" all'Atalanta sembravano troppi.

Esterno destro: Achraf Hakimi. Nulla contro Dumfries: per carità, il laterale marocchino è rimasto soltanto una stagione. Di quelle che non si dimenticano.

Interno destro: Nicolò Barella. Il centrocampista sardo inaugura un terzetto intoccabile. O forse no. Servono davvero spiegazioni?

Regista: Marcelo Brozovic. Più di Calhanoglu, che pure ha rappresentato la svolta nell'esperienza di Inzaghi, che ha portato Istanbul e uno scudetto. Piazzare il croato lì, però, è stata un'intuizione altrettanto geniale. Di Spalletti, che ci sembra giusto citare.

Interno sinistro: Henrikh Mkhitaryan. E si torna al prevedibile, all'attualità. Inzaghi non lo toglie neanche per sbaglio, un motivo ci sarà.

Esterno sinistro: Ivan Perisic. Il miglior giocatore del campionato di Serie A nell'anno dello scudetto di Conte. Tanto basta per lasciare Dimarco appena indietro.

Attaccante: Lautaro Martinez. Il capitano, il giocatore simbolo della gestione Suning, uno dei pochi ad aver vinto da protagonista entrambi gli scudetti.

Attaccante: Romelu Lukaku. E qui a perdonarci sarà Marcus Thuram. Ma parliamo del primo belga, quello di Conte. 64 gol in due stagioni, un'arma devastante.

Allenatore: Simone Inzaghi. Ci piace citare Spalletti, che ha riportato l'Inter in Champions. Conte ha conquistato il primo scudetto. Ma è impossibile non riconoscere al tecnico piacentino, per gioco espresso e risultati conseguiti, la palma di migliore.


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