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Inter, oggi c'è il Salisburgo: così gli austriaci hanno dribblato le regole UEFA sulle multiproprietà

di Ivan Cardia

La Red Bull ti mette le ali, recita uno degli slogan commerciali più famosi degli ultimi decenni. Ne sanno qualcosa i tifosi del Salisburgo: la prossima avversaria dell'Inter, in campo oggi alle 18.45 nella terza giornata del girone D di Champions League, è infatti la capostipite del progetto calcistico dell'energy drink più conosciuto al mondo, allargatosi nel corso degli anni a tutti i continenti. Oggi l'azienda fondata nel 1984 da Dietrich Mateschitz e Chaleo Yoovidhya controlla altre sei società in giro per il mondo: la più conosciuta è il RB Lipsia, ma figurano nell'elenco anche i New York Red Bulls, il Red Bull Brasil, il Red Bull Bragantino, il Red Bull Ghana e il Liefering, di fatto la seconda squadra del Salisburgo in Austria.

Ma Salisburgo e Lipsia possono partecipare alle coppe europee? La risposta, evidentemente, è sì. Gli austriaci, come detto, sono inseriti nello stesso girone dell'Inter, mentre i tedeschi partecipano al gruppo G, dove al momento seguono in classifica il Manchester City. Nel 2018, le due formazioni hanno del resto partecipato allo stesso girone di Europa League, in un incrocio molto discusso, anche perché a molti - comprese altre società interessate alle multiproprietà - sembra una palese violazione dei regolamenti UEFA in materia.

Cosa dicono le norme. “Nessun club che partecipi ad una competizione Uefa per club può direttamente o indirettamente detenere o negoziare titoli o azioni di qualsiasi altro club che vi partecipi. E nessuna persona fisica o giuridica può avere un’influenza determinante su più di un club che partecipi a una competizione Uefa”. Recita così l'articolo 5 del Regulations of the UEFA Champions League, il regolamento della massima competizione calcistica. Una previsione che sembrerebbe restrittiva, ma che in realtà negli anni ha sofferto diverse eccezioni, su tutte proprio quella legata al gruppo Red Bull.

I presupposti e la decisione. Un passo indietro: a scanso di equivoci, non esistono grossi dubbi sul fatto che entrambe le società siano riferibili al gruppo Red Bull. Il Lipsia è controllato al 99 per cento da Red Bull GmbH, una situazione che ha peraltro scatenato diverse polemiche in Germania, dove si tratta di una delle principali eccezioni - l'altra è il Wolfsburg - alla regola del 50+1. Il Salisburgo appartiene formalmente al signor Mino Jeangasper, ma di fatto ogni elemento del club ricorda lo stretto legame con l'azienda, a partire dal nome dello stadio - che in Austria si chiama Red Bull Arena e in Europa assume la denominazione di Stadion Salzburg.

La questione è stata risolta dalla UEFA a inizio estate del 2017, quando entrambi i club si sono qualificati alla successiva edizione della Champions League. Inizialmente, gli organi competenti di Nyon avevano escluso questa possibilità, proprio per una violazione dell'articolo 5 del regolamento. I rapporti UEFA infatti indicavano "l'esistenza di diversi legami tra l'entità legale Red Bull GmbH ('Red Bull') e i Club (così come tra i Club stessi) che indicano che la Red Bull ha 'influenza decisiva' su ciascuno di (Salzburg) e (Lipsia) in violazione dell'articolo 5.01 dei regolamenti della UEFA Champions League". Il passaggio chiave, nell'appello proposto innanzi alla camera investigativa dell’Organo UEFA di Controllo Finanziario dei Club è stato proprio il riferimento alla "influenza decisiva". Per evitare l'esclusione dalla Champions, il Salisburgo ha infatti rivisto la propria struttura societaria, eliminando dall'organigramma tutti i soggetti che avessero un ruolo in Red Bull o che potessero essere collegati al Lipsia, a partire dall'allora presidente. Di conseguenza, nonostante una proprietà palesemente condivisa, la UEFA ha ritenuto che nessun soggetto potesse condizionare in maniera decisiva l'operato di entrambe la società. In buona sostanza: "La Red Bull ha praticamente fatto un passo indietro da Salisburgo in vari modi".

Ma è vero? Al netto delle previsioni UEFA, l'interrogativo resta. Anche perché il tema multiproprietà rimane un tema molto discusso e tuttora allo studio della confederazione europea: da un lato, Nyon non ha dato grande disponibilità ad aprire sull'argomento; dall'altro, Ceferin deve confrontarsi con la solidità del gruppo City (vedasi il caso del Girona), ma anche con il proliferare di partecipazioni condivise. Per citarne una, in estate la UEFA ha risolto in favore di Milan e Tolosa un caso molto meno intricato rispetto a quello Salisburgo/Lipsia. Quanto a queste ultime, è oggettivo che la situazione dal 2017 sia cambiata: non si è più verificato, per esempio, un caso come quello di Ralf Rangnick, che dal 2012 al 2016 ha deciso il mercato di entrambe le società. Allo stesso tempo, è difficile credere - come sembra aver fatto la UEFA - che Red Bull sia solo uno sponsor del Salisburgo. E il flusso trasferimenti resta attivissimo: dal 2017 a oggi, ben sette calciatori hanno lasciato la città di Mozart per trasferirsi a Lipsia, portando in cassa 130 milioni di euro.


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