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Il Toro in trasferta ha numeri da Champions. E adesso la sogna davvero

di Gaetano Mocciaro

Erano anni che a Torino, sponda granata, non si sognava così in grande. La vittoria di Genova porta i granata momentaneamente al sesto posto a pari punti con l'Atalanta, a -1 dalla Roma che giocherà questa sera con l'Inter e a -3 dal Milan in questo momento quarto in classifica. E fra otto giorni sarà scontro diretto per la Champions. Suona strano per una squadra che non ha mai giocato la competizione e che quando il torneo come lo conosciamo oggi, era nato, era già al canto del cigno: stagione 1992-93, cambio di presidenza da Gianmauro Borsano a Roberto Goveani, vittoria della Coppa Italia a fine stagione. L'ultimo trofeo vinto, prima di una lunghissima parabola discendente che ha portato più volte alla Serie B, infine al fallimento.

Dal 2005, inizio dell'era Cairo mai il Torino aveva toccato picchi così alti. Nemmeno nell'unico anno in cui fu conquistata la qualificazione in Europa League. All'epoca i punti conquistati furono 57. Oggi, a 5 giornate dalla fine, siamo a 53. E addirittura si può persino puntare all'obiettivo grosso: la Champions League.

Walter Mazzarri in tutto questo ha grandi meriti. Portò al massimo torneo continentale il Napoli e quest'anno ha plasmato a sua immagine e somiglianza la squadra. Solida, organizzata, magari non bellissima ma cinica, estremamente efficace. La prova di oggi pomeriggio a Genova ne è stata esempio. Una squadra difficile da superare (29 gol al passivo, quarta miglior difesa) e sorprendentemente invincibile in trasferta: una sola sconfitta in 17 partite, nessuno in Italia come il Toro. Nemmeno la Juventus. E nell'Europa che conta solo Barcellona e Liverpool possono vantare questo score: due semifinaliste dell'attuale Champions, per l'appunto.


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