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Gattuso rompe il silenzio: "Ecco perché ho detto addio al Valencia. Milan sempre casa mia"

di Giacomo Iacobellis

Mister Gennaro Gattuso, intervistato dal programma spagnolo El Chiringuito de Jugones, ha ripercorso la sua avventura al Valencia della stagione appena passata, con tanto di turbolento addio alla fine del mercato invernale: "Sapevo fin dal primo giorno che al Valencia sarebbe stato un lavoro difficile, ma è stato un onore per me lavorare per un grande club come questo. Ho un buon ricordo della mia esperienza. Al Valencia devi dare importanza a tutto, non puoi fare le cose a metà. Bisogna rispettare la storia di questo club. Può succedere che in questo momento non sia possibile spendere molto denaro, ma i tifosi vanno capiti. I tifosi del Valencia sono come me, viviamo il calcio a 360°. Io ho sofferto molto in questo finale di stagione, ho un rapporto forte con tanti giocatori che mi hanno dato tutto. Penso a Gayà, che non voleva rinnovare il contratto e alla fine ha firmato per me",

Sul nuovo allenatore Baraja: "Non era facile per lui, ma è un buon allenatore per il Valencia. Sa come funziona, conosce il Mestalla e i tifosi. Valencia è casa sua".

Su Peter Lim: "Lim deve prendere una decisione. Il Valencia è un club storico e merita di più. Non mi sono sentito ingannato, ma quando abbiamo iniziato la stagione sono andati via Soler e Guedes negli ultimi giorni del mercato... La società sapeva che a gennaio avremmo dovuto comprare 2-3 giocatori, invece non è arrivato nessuno. Quando ho visto che al 30 di gennaio non succedeva quello che avevamo concordato, ho preso la decisione di andarmene".

Sul Milan: "Se Valencia è casa di Baraja, il Milan è casa mia. Ho avuto la fortuna di giocare 14 anni in rossonero, oltre ad allenare per due anni, ed è stato un vero privilegio per me".


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